"Le carezze sui graffi si sentono di più."
Sylvia PlathArya
Era trascorsa una settimana dall'episodio della casa, e da allora, non avevo smesso un attimo di rimuginarci su.
Qualcuno aveva appiccato l'incendio da dentro, così avevano detto i vigili.
Pensai che mio padre avesse sempre avuto qualche inimicizia, qualche conto ostile ancora in sospeso con qualcuno. Qualcuno che io non conoscevo. Qualcuno che, in pochi minuti, aveva raso al suolo anni e anni di ricordi spiacevoli e da gettare soltanto nel dimenticatoio.
Avevano distrutto quella casa, senza sapere di avermi fatto un favore.
In quel momento, ero seduta in un Coffee Shop qualunque, dall'aria calda e confortevole. Davanti a me, riuscivo a vedere attraverso la grande vetrata, la stradina di Piccadilly Circus, che era costeggiata per lo più da turisti di ogni tipo e da decorazioni natalizie.
Cominciai a sorseggiare lentamente il mio americano, quando trillò il piccolo campanello sopra la porta d'ingresso.
Un uomo dall'aria buffa e impacciata, con la pancia in bella vista, si guardò attorno, girandosi poco dopo nella mia direzione. Gli occhi gli si illuminarono. Era Jack Riley.
Si accomodò con un colpo di tosse, sistemandosi la cintura del pantalone, che a poco gli serviva, "Arya Davies!"
Sorrisi sardonica, "In carne ed ossa"
Una cameriera prese il suo ordine, dopodiché Jack si guardò attorno con fare sospetto, avvicinandosi a me e allungandomi al tempo stesso una busta di carta.
Alla mia confusione, Jack si affrettò subito a spiegare, "È il testamento di tua madre. Leggilo."
Incerta, ruppi l'involucro, dispiegando i fogli con le mani.Io, Anne Evans, desidero che vengano compiute le mie seguenti e ultime volontà, in caso di morte.
Lascio la casa a Kensington, la tenuta a Galloway, l'appartamento a Notting Hill e tutti i miei averi, compresa la Mercedes CLE di Max Davies, a mia figlia, Arya Davies.
Tutte le proprietà saranno, d'ora in poi, sotto la sua tutela.
Tutti i miei soldi, passeranno direttamente a lei.
Jack Riley si occuperà dei trasferimenti.Dopo aver letto le prime righe, decisi di staccare gli occhi da quel foglio di carta.
Non m'interessava andare oltre. Dopo tutto quello che mi aveva fatto, voleva che tutti i suoi possedimenti andassero a me. Ma perché? Eppure aveva tre sorelle, ma comunque aveva deciso di affidare tutto alla sottoscritta.
Mia madre, che non lo era mai stata a tutti gli effetti, lo era diventata da morta.
Jack non osava staccarmi gli occhi di dosso, e sembrava in attesa di una reazione.
Ripiegai i fogli come prima, sistemandoli nella busta, "Jack, dove si trova ora la Mercedes?"
L'uomo mi guardò con aria affabile, incurvando in modo buffo le sopracciglia, "In un garage a River Road"
Annuii, "Ha da fare, signor Jack?"
"Ho un pranzo di famiglia, ma sarà tra un paio d'ore"
Sorrisi in modo ammiccante, "Vuole accompagnarmi a recuperare la mia nuova macchina?"
Jack fece per asciugarsi un rivolo di sudore, molto combattuto, "Ehm, signorina Davies, non credo sia possibile, mi dispiace!"
Il notaio mi consegnò tutte le chiavi, intimandomi di controllare il saldo sul mio conto corrente.
In meno di poco tempo, ero diventata ricca.
Dovevo chiedere se a Cameron avrebbe fatto piacere accompagnarmi a prendere la Mercedes, ma quando arrivai a casa, non c'era nessuno, eccetto Aaron.
Mi chiusi la porta alle spalle, stringendomi nel mio bomber di pelle.
Si gelava.
Entrai in cucina, trovando Langdon intento ad addobbare un albero di Natale, "Il Natale è sempre stata la mia festa preferita, ma in occasione del nostro compleanno, facciamo l'albero soltanto in questo giorno speciale"
Annuii tremando, "Auguri Aaron"
"Grazie... Hai freddo? Magari l'avessi anche io," Sistemò una pallina, abbassandosi per accendere le luci, "I meteorologi dicono che cadrà la neve entro questa notte" Cambiò discorso, non volendo rivelare, magari, le sue debolezze più grandi.
"Hai da fare, oltre a sistemare l'albero?"
Aaron scosse la testa, facendo ondeggiare i suoi capelli bianchi.
"Mia madre mi ha lasciato la sua Mercedes. Si trova a River Road. Avrei potuto chiedere a Cameron, ma non è a casa, a quanto pare..."
"È a lavoro. Ti accompagno io." Senza indossare un cappotto e a mezza maniche, uscì fuori.
Lo seguii, entrando nella sua macchina, ovviamente partì subito l'aria condizionata.
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Alba
RomanceCos'è il buio? Qual è la peggiore perversione umana? E perché le ossessioni sono tutte malate? Perché troviamo conforto nelle nostre tristezze? Perché a noi piace piangere? Perché siamo cresciuti tutti in delle famiglie disfunzionali? Perché quello...