Alex pov
Mi sveglia di soprassalto, non che avessi dormito così tanto, in quei giorni non riuscivo proprio a dormire, avevo sognato di cadere nel vuoto, non so bene perché, molti dicono che quando sogni di cadere nel vuoto è perché un angelo sta cercando ti portarti nell'aldilà ma per sbaglio ti lascia cadere.
Sinceramente non ci credo a questa cazzata, sapevo il motivo del perché quel risveglio, e lo capì guardando la sveglia.
Erano le sei e mezzo del mattino, avevo impostato una sveglia per le sette, ma siccome non avevo la minima voglia di addormentarmi di nuovo decisi di spegnerla.
Siccome era presto deciso di uscire in balcone a fumarmi una sigaretta, quindi apri il casette delle mutande e ne spostai alcune per poi prendere il mio pacchetto di winston blu, ero solito nascondere le mie sigaretta, Giorgio odiava quando fumavo, e avevo anche smesso, grazie a lui, ma da quando non è più presente nella mia vita ho iniziato di nuovo, non so perché, ma fumare mi aiutava a pensare, non stavamo meglio se fumavo, però pensavo, e fumare mentre guardi le prime luci del mattino ti fa pensare ancora di più.
Non si sentiva un'anima, nessuno parlava, nessun rumore proveniva da casa mia, silenzio.
Provavo un senso di angoscia.
Non sentivi più il rumore di barattoli di plastica, quelli che di solito usava Federico per le sue skin Care, cadere, non sentivo più il rumore del phone acceso per mezz'ora, non sentiva più lana del rey a palla già di mattina.
E se prima non sopportavo tutti qui rumore, ora mi mancano, perché so che non potrò più sentirli, ed è colpa mia, di nuovo mia.
Finita la mia sigarette deciso di farmi una doccia fresca per poi cambiarmi e lasciare il mio pigiama appoggiato sulla scrivania, puzzava un po' di fumo e non volevo farmi puzzare l'intero armadio.
Controllai l'orologio e vidi che erano le sette e mezza, quindi mi diressi verso l'ingresso, presi le chiavi della mia macchinetta e quelle di casa e poi decisi di uscire di casa.
Mia madre era già al lavoro, faceva l'insegnante di letteratura e di latino e dei ragazzi avevamo dei corsi per recupera il debito.
Ammetto che mi dispiaceva un po' per quei poveretti, ma mi dispiaceva anche per mia madre, dopo quello che è successo a Federico non so dove trovi le forze per svegliarsi preso e andare a scuola.
Arrivato in macchia misi in moto e mi diressi verso il fioraio, presi dei fiori, i più belli che aveva e poi mi diressi al cimitero.
Era l'ultimo posto in cui volevo andare, ma dovevo, ne avevo bisogno.
Arrivato parcheggia la macchina, feci un respiro profondo e mi incamminai tra le lapidi.
Il cimitero mi ha sempre messo una tristezza, non solo perché li vi erano persone ormai morte, ma giovani, bambini, e pensare che mio fratello era una di loro mi faceva venire un nodo allo stomaco.
Mi diressi verso la lapide di mio fratello, ad ogni passo il nodo allo stomaco si stringeva sempre di più e la tentazione di tornare indietro era tanta.
Ma mi feci forza e mi posizionai davanti alla sua lapide.
Delle lacrime iniziavano a rigarmi il volto quando lessi il suo nome e cognome inciso, a caratteri oro sulla superficie bianca, e la sua foto al di sopra.
Non ho mai avuto il coraggio di presentarmi, non avevo ancora accettato che mio fratello Enea fosse morto, per me era ancora vivo, solo che non era con noi in casa, lui stava girando il modo come animatore turistico, ma invece no, invece è qui, è rinchiuso in una barra sotto terra, il suo volto è rappresentato solo da una semplice foto dove sorride.
Mi manca la sua risata, mi manca vedere il suo sorriso.
Non ricordo più la sua voce, e questa cosa mi fa male.
A volte non ricordo neanche com'era la vita con lui, e quando succede mi chiudo in camera con il mio computer e rivedo i vecchi video dove lui è ancora con me.
Enea era più grande di me di due anni.
Aveva appena iniziato il terzo liceo scienze umane, io invece il primo anno del turistico mentre Federico aveva iniziato l'ultimo anno di medie.
Uno degli ultimi ricordi che ho di lui e che stava litigando con mio padre.
Papà era arrabbiato perché io avevo scelto un liceo, ritenuto da lui, femminile, aveva fatto la stessa scena anche quando Enea scelse lo scienza umane.
Avevano litigato pesantemente, perché, papà dava la colpa ad Enea, dice che era colpa sua se io avevo scelto un liceo femmine poiché ho preso il suo esempio, mentre Enea mi difendeva dicendo che è stat una mia scelta.
Dopo svariati minuti di urla, mio fratello venne da me e mi abbracciò, ricordo che mi disse che mi voleva bene e che dovevo scegliere ciò che mi piace.
Poi uscì di casa, e non ci fece più ritorno.
Questo forse è l'ultimo ricordo 'felice' che ho di lui, il resto sono lui intubato e il suo viso che diventava man mano piu pallido.
Presi una sedilina e mi sedetti vicino alla sua lapide.
Restai per qualche secondo in silenzio, poi iniziai a piangere
"Scusa... scusa se non sono riuscito a proteggere Federico, scusa se non sono riuscito a fare il fratello maggiore"
Non poteva sentirmi o almeno non poteva rispondermi, ma avevo bisogno di scusarmi.
Non ero pronto per fare il fratello maggiore, non sapevo come comportarmi, cercavo di prendere l'esempio di Enea, ma lui era speciale era insostituibile. Era così bravo ad essere un fratello maggiore che, da piccoli, quando ci trasferimmo nella nostra attuale casa, mi lasciò la camera vicino al bagno, anche se piaceva a lui, perché io non volevo la camera in fondo per paura che di notte qualcuno potesse prendermi nel buio.
Ma io cercavo di fare del mio meglio, accompagnavo mio fratello minore a scuola e lo andavo a prendere all'uscita, anche se aveva tredici anni, ma la paura che potesse andarsene anche lui era enorme.
E per questo motivo mi bocciarono, ma non mi interessava, l'importante che mio fratello stava bene.
Quando lo venne a scoprire mio padre mi disse che non era deluso perché si aspettava la mia bocciatura, era più deluso che mio fratello Federico aveva scelto un istituto di moda.
Quell'uomo aveva dei seri problemi, diceva che noi eravamo maschi e dovevamo scegliere una scuola maschile, ci ha sempre detto che per noi sperava in un futuro da veri uomini, ma resto deluso quando anche l'ultimo dei suoi figli scelte una scuola a sua detta femminile.
Ho sempre disprezzato mio padre, neanche quando suo figlio è morto ha avuto un po' di rispetto, urlava a mia madre che era colpa sua e che non aveva educato bene i suoi figli, ma mia madre è una donna con le palle, e con un calcio in culo lo rispedì a Milano per poi divorziare.
Amavo mia madre, era la donna più forte al mondo.
Dopo alcuni minuti passanti a piangere sulla tomba di mio fratello, mentre cercavo di ricompormi, e non pensare ai momenti brutti, decisi di parlare un po' della mia vita con Enea, anche se non poteva rispondermi, avevi solo, bho, bisogno di parlare.
Gli raccontai di Nicolò, di Michele, di come stava andando la vita, di quel bastardo di Nicola, e di Giorgio, gli raccontai tutto.
Ma arrivato a raccontagli di Federico il nodo che avevo allo stomaco si allungo e mi risalì in gola.
Mio fratello era in coma da ormai una settima.
Continuavo a ripetermi che avevo fallito come fratello, e proprio mentre le lacrime iniziarono a scendermi di nuovo sul viso, una farfalla bianca mi si poggio sulla guancia, come per farmi un bacio, poi sulla spalla, capì subito che Enea mi stesse mandando un segnale, ogni volta che mi dava un bacio sulla guancia appoggiava la mano sulla mia spalla.
Poi la farfalla si spostò e si posizionò su una lettera.
Sulla lapide di Enea vi era un piccolo ringraziamento scritto da mia madre.
"Grazie per essere stato un figlio, è un fratello maggiore esemplare"
Si appoggiò proprio sulla lettera "G".
Gli avevo parlato di Giorgio, ma non credevo che fosse un segnale per andare da lui, finché la farfalla si appoggia sul un bracciale.
Io e Giorgio avevamo un braccialetto uguale, era una cosa carina, me lo aveva regalato al mio compleanno.
E quando la farfalla si appoggia su di egli, una filata di vento fece cadere i fiori che avevo posizionato sulla lapide.
Il tempo di sistemarli che la farfalla sparì.
Era un chiaro segnale, avevo bisogno di Giorgio e mio fratello lo aveva capito prima di me.Angolo autrice
Heyy ciao, forse questo è uno dei capitolo più tristi che abbia mai scritto, non solo perché ho preso a pieno lo stato d'animo di Alex ma anche perché ci ho messo un po' di me.
Vi ringrazio perché state leggendo Let's love e
Nulla vi amo
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Let's love ~Strecico~
FanficNon ho mai chiesto di amarmi, forse perché nessuno sapeva farlo come volevo o forse perché ero io a non saper amare. Ma con te è diverso, grazie a te ho imparato ad amare e ringrazio per essere amato.