Capitolo 1

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Abbiamo tutti bisogno di amore nella nostra vita. C'è chi ha l'amore dei propri genitori, chi dei propri figli, chi degli amici. Per quanto riguarda me? Ah bhe io avevo mio fratello, Alessandro.

Iniziamo col presentarmi. Ciao, io sono Federico. Sono un ragazzo abbastanza solare, almeno così dicono, cerco sempre di aiutare gli altri, anzi Alex dice che aiuto più altre persone mentre trascuro la mia persona, ma io mi sento in dovere di farlo, avvolte sembro essere nato apposta per questo. E poi non è vero che trascuro la mia persona anzi io sono molto più curato di lui, ho dei bellissimi capelli biondi che tingo regolarmente per riprendere il colore, si non sono biondo naturale da piccolo ero castano, sono molto riconosciuto per i miei occhi azzurri, mi dicono spesso che ho uno sguardo "che cattura." Mai capito il senso della frase, sono solo semplici occhi azzurri, però mi piace quando mi fanno i complimenti per quest'ultimi mi fanno sentire come se li avessi solo io. Al contrario di mio fratello Alex non ho nessun tatuaggio e non ho intenzione di farli. La cosa che fa più ridere che io e mio fratello sia completamente l'opposto: lui muscoloso, capelli biondi naturali, occhi castani, segue più l'istinto, pieno di tatuaggi e dice sempre ciò che pensa, anche se sono cattiverie. Insomma non ha proprio peli sulla lingua. Io invece sono molto più tranquillo, amo truccarmi e prendermi cura dei miei capelli. Io sono totalmente diverso da Alex poiché seguo di più la logica e mi tengo sempre tutto dentro per non sembrare scortese. È per questo motivo che Enea, nostro fratello più grande, ci chiamava sempre Keith e Lance. Era un soprannome carino proveniva da una serie tv, Voltron, ossi la preferita di Enea, parlava di aspirati "astronauti", se possono essere chiamati così, che per puro caso trovarono questi cinque leoni robotici che si scoprì essere poi dei pezzi per formare un robot gigante chiamato voltron. È una serie bellissima. Ma torniamo al punto del discorso chiamava così poiché Lance era buffone, amava, pilotare la sua navicella spaziale giocare ai videogiochi, e soprattutto, si pavoneggiava con le ragazze, era un Latin lover, come Alex. Keith invece era il contrario: era molto calmo amava combattere ed aveva paura del del suo vero essere, quindi lo paragonava a me. Dopo la morte di Enea nessuno dei due voleva sentirsi nominare, neppure per errore. Non mi piace minimamente parlare di mio fratello, non ne parliamo mai, la sua morte ci ha praticamente stravolti. Ma non pensiamoci ora, so che Enea ci guarda dall'alto e veglia sempre su di noi, infondo ce lo ha promesso.
"FEDERICO, QUANDO TI DECIDI A SCENDERE PER FARE COLAZIONE?" mi sveglia sussultando e per poco non cadi dal letto. Mi stropiccia gli occhi e girai il
Viso verso la sveglia, erano le 6:30 e se volevo arrivare in anticipo il primo giorno di scuola dovevo muovermi, non perché la mia scuola era lontana anzi e praticamente dietro casa mia, il problema ero io, quindi mi alzai e corsi a farmi una doccia. Come previsto ci impiegai una mezz'ora buona tra creme per il corpo e diversi prodotti per capelli, per non parlare dell' asciugatura: bisogna prima separarli in modo perfetto e fissare le ciocche non interessate con una moletta, poi pettinarli un po' con le dita, il phone deve stare ad almeno 20 centimetri dal cuoio capelluto e deve essere indirizzato in un sola direzione, così ciocca per ciocca per avere i capelli più sani e lucenti. Decisi di fare un trucco molto leggero e subito corsi in cucina. Ad accogliermi ci fu mia madre e mio fratello Alex, quest'ultimo ancora in pigiama, deciso di fare solo un piccolo sospiro di rassegnazione e inizia a fare colazione.
"Perché sei già pronto? Sono solo le sette" non capì molto di quelle parole siccome il mio bellissimo fratello decise di pronunciarle mentre masticava
"Puoi per cortesia ingoiare e poi parlare? Non voglio vedere tutto ciò che mastichi" gettai io guardandolo con lo sguardo più disgustato che potessi mai fare, ma come risposta ebbi solamente un fastidio rumore di masticamento nelle orecchie
"Ale, Fede, smettetela e tu Alessandro alzati e vatti a vestire, non vorrai fare tardi il primo giorno di scuola" Alle parole di mia madre, Alex si alzò e andò in bagno per prepararsi. Nostra madre è sempre stata per noi un punto di riferimento e nessuno dei due vuole farla sgolare oppure renderla triste, ha già perso il suo primo figlio, non complichiamogli la vita. Finí a mia colazione e nel mentre scese anche mio fratello, e dopo aver salutato nostra madre, ci dirigemmo verso scuola. Nuovo anno, in una nuova scuola, con nuovo compagni, ed io sono gay. Prevedo già l'inferno. I primi due anni di superiori li ho fatti al Marconi una scuola del mio paesino, ma ha chiuso perché era ritenuta inagibile, ed è vero, i bagni era solitamente sporchi, le classi avevano sempre qualcosa di rotto, e i laboratori erano pochi considerando che era un istituto tecnico-professionale. L'unica cosa bella, almeno per me era il laboratorio di moda, si se non si fosse capito ho scelto di specificarmi in moda. So cosa state pensando "questo ti rende ancora più gay Federico, lo sai?" Si lo so è non era chi sa quale mistero. Essendo quindi il Marconi ormai inagibile mi trasferì al Mattei, un altro istituto professionale, tra l'altro vicinissimo alla scuola di mio fratello quindi saremmo potuti andare semplicemente a piedi, e insieme. Oddio insieme non del tutto, entrambi indossavamo le cuffie con un unica differenza, io guardavo dritto, Alex, come sempre, aveva lo sguardo basso. Arrivati davanti ai rispettivi cancelli ci salutammo ed io notai subito una cosa, Alex alzò lo sguardo e sorridendo si diresse verso un suo compagno, di cui nome mi è sconosciuto, avevi i capelli ricci e castani, era alto all'incirca quanto me, ( quindi più basso di Alex) aveva due occhioni assottigliati marroni, e portava un paio di occhiali rotondi d'orati. Dall'entusiasmo di Alex si vede che quel ragazzo doveva stargli molto simpatico. Anche se molto incuriosito di capire chi fosse, decisi di contenermi e mi diressi verso l'entrata. Erano le 7:30 e non vi era tanto caos siccome la scuola le lezioni iniziavano alle 8:10. Qui mi sedetti sulle scalinate dell'ingresso principale con la musica della mia bellissima, l'unica donna per cui sono etero, la mia musa ispiratrice: Lana del Rey. Passarono sì e no cinque minuti quando mi sentì qualcuno calpestarmi la punta delle scarpe. Alzai lo sguardo per capire chi fosse il direttore interessato e vidi questo ragazzo dai capelli mezzi rossi e mezzi neri, una maglia Adidas rossa e bianca, un pantalone bianco e le scarpe delle stesso colore della maglia. Credo sia proprio ossessionato dal colore rosso, un po' come me con il viola e il rosa. "Oi potevi almeno chiedere scusa, sono bianche le scarpe" il ragazzo bicolore si voltò verso di me e mi fulminò con lo sguardo "chiedere scusa ad un gay come te? No grazie" non sapevo se dopo ciò che aveva detto dovevo arrabbiarmi o ridergli in faccia, fatto sta che non ebbi neanche il tempo di ribattere che si abbasso gli occhiali da sole Rossi e neri ed attraverso la soglia del portone scolastico e sparì. Da lì arrivai ad una conclusione "non sono neanche iniziate le lezione e già sta a qualcuno sul cazzo".





ANGOLO AUTRICE
Avevo questa idea nella mente da un mese circa
Spero che il primo capitolo vi piaccia :)
SI HO CAMBIATO SOPRANNOMI VEDETEVI VOLTRON

Let's love                 ~Strecico~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora