Era un nuovo giorno a Middletown, il sole non era ancora alto, ma con la sua luce creava una splendente cornice intorno alle nuvole, le quali, a loro volta, mutavano forma continuamente creando in cielo un magnifico spettacolo.
Middletown era una piccola ma caotica cittadina di circa seicento abitanti e ogni abitazione era occupata da una sola famiglia, solitamente formata da cinque o più membri; era raro se non impossibile trovare figli unici. Alcune famiglie vantavano anche la bellezza di dieci bambini, il che comportava fretta e perdita di energie, ma dava più possibilità per un aumento demografico che di certo era necessario, anche se una minor quantità di abitanti aiutava a mantenere pulito quel paesino.
Un raggio solare, ansioso di uscire allo scoperto, fece capolino dalla finestra di casa Buster andando a illuminare l'ancora per poco dormiente viso dall'olivastro colorito di Hana, la giovane signora di casa. Disturbata dalla luce, non poté che aprire i grandi occhi che, investiti dai raggi solari, assumevano il colore del denso miele. Sollevò cauta la testa dal cuscino e, prendendo un fermacapelli, si legò la bruna chioma per poi guardare l'angelico volto del marito ancora addormentato. Gli passò la mano tra i folti capelli corvini per poi alzarsi lasciandogli un dolce bacio sulla fronte.
La finestra della camera lasciava entrare una leggera brezza autunnale che obbligò la donna a indossare il pesante maglione di lana che la sera prima aveva adagiato su un basso sgabello in un angolo della camera.
Ella teneva molto al suo aspetto e, nonostante non dovesse ancora uscire di casa, decise di concedersi del tempo per la cura della pelle, idratando il viso con una decina di creme diverse e spruzzando ai lati del collo del profumo.
Finita l'opera, passò qualche altro minuto a osservarsi allo specchio: lei aveva un debole per gli specchi, tanto da posizionarne uno in ogni stanza, ne aveva a dozzine, tutti con forme e decorazioni diverse.
La signora Hana era sposata con Curter, il signor Buster, da ben venticinque anni e la loro unione aveva dato vita a due bambini, Igon il primogenito di vent'anni e Clarence il sedicenne. Igon era una persona a modo, responsabile e intelligente, ma, nonostante queste qualità e uno stipendio assicurato da uno stabile lavoro, viveva ancora con i genitori. Per essere precisi, viveva nella camera del fratello minore sul suo letto da bambino, decorato ancora con degli stilizzati coniglietti bianchi. Era una situazione di cui, in tutta sincerità, si vergognava abbastanza. Il minore, invece, era felice di passare le giornate con il fratello: Igon era il suo eroe e il suo mentore, il suo punto di riferimento e la soluzione a ogni suo problema. Pensava di aver tanto da imparare dalla sua esperienza e, in più, la sua compagnia lo faceva sentire meno solo. Clarence era il tipico ragazzo con la testa tra le nuvole, poco attento a ciò che accadeva intorno a lui, la sua vita era molto più interessante nella sua testa, frutto della sua immaginazione. In fondo, perché sforzarsi tanto nel raggiungere la vita perfetta se poi, una volta incontrata la morte, tutti verremo dimenticati e nessuno si ricorderà di noi? Tanto vale essere gli eroi del proprio mondo immaginario, unico modo per fuggire dalla monotonia del mondo reale.
Igon si alzò presto quella mattina, non aveva voglia di dormire e inoltre doveva lavorare tutto il giorno, quindi prima sarebbe andato, prima sarebbe tornato. Si alzò silenziosamente dal piano inferiore del letto a castello e, con gli occhi ancora chiusi e sofferenti per la luce che iniziava a illuminare la stanza, si mosse a tastoni fino a raggiungere i suoi spessi occhiali adagiati in bilico sullo spigolo dell'apparentemente lontanissima scrivania in robusto legno chiaro situata nell'angolo opposto della stanza. Prima di svegliarsi completamente, si diete dei piccoli schiaffi sul viso e si strofinò gli occhi così violentemente che anche le gote si arrossarono. Concluse il suo rituale con un sonoro sbadiglio e, allungando le braccia, stirò la schiena indolenzita per poi aprire cautamente la porta cigolante così da non svegliare l'ancora addormentato Clarence in preda ai suoi sogni, o meglio ai suoi incubi.
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La Vendetta dello Speciale
HorrorUna vecchia e antica leggenda narra che un giorno, esattamente dieci anni dopo la sua morte, un bambino sarebbe per sempre rinato e avrebbe compiuto la sua vendetta contro la crudeltà del genere umano. Il suo nome? Lo Speciale, l'ultimo Speciale. Ne...