La quarta casa, all'interno, non era così tremenda come poteva risultare vista da fuori. L'esterno era, infatti, ingrigito e logoro, le mura erano piene di crepe delle quali insetti di ogni tipo avevano fatto la loro casa. Non era raro trovare sui davanzali o sui vetri delle finestre delle zampette di scarafaggi che correvano nel vano – sebbene non sempre fallimentare – tentativo di entrare all'interno dell'abitazione. Nessun abitante in generale capiva come mai quegli insetti fossero interessati a entrare nella quarta casa, dato che ciò di cui avevano bisogno per nutrirsi era lì fuori: sporcizia, spazzatura, piante morte, altri piccoli insetti deceduti... non avevano motivo di entrare in una casa mal ridotta e abbandonata... almeno all'apparenza.
Avevano tutti paura della quarta casa, rifugio di malati di mente e poco di buono, tanto che nemmeno il comune si era mai adoperato per un restauro... in fondo, non ne avevano motivo.
Nessuno sapeva che, in realtà, quelle quattro mura lasciate a marcire, altro non erano che la dimora di un'adolescente sfuggita dall'orfanotrofio, come si definiva lei.
La vita nella quarta casa, a detta di Janet, non era poi così tremenda: sapeva come procurarsi da mangiare e l'acqua potabile non mancava sebbene fosse sempre perennemente fredda come il ghiaccio, perfetta per svegliarsi del tutto la mattina.
Janet aveva fatto accomodare i suoi amici il un salottino di modeste dimensioni: il pavimento era coperto da un impolverato tappeto rosso persiano e la sala conteneva molti vecchi mobili in legno, un po' rovinati dalle tarme, ma in buone condizioni, di quelli che si trovano nei negozi di antiquariato.
Nel quartiere Middle17, erano tutti morti tranne loro. Oltre alla scomparsa dei fratelli maggiori, i ragazzi avevano trovato morti anche i loro tutori: le case erano vuote.
«Siamo davanti a un serial killer a piede libero.» disse Oliver ancora sconvolto.
Gli altri ragazzi gli diedero ragione, ma non Clarence. Lui sapeva perfettamente che tutte quelle morti e quelle scomparse erano opera di Gabil anche se ancora non sapeva come fosse possibile.
«È molto bravo, furbo, non si fa trovare. Non possiamo fermarlo.» replicò Mariah senza incrociare lo sguardo dei compagni.
Calò un silenzio innaturale, nell'aria era percepibile la tensione e l'agitazione: la paura della morte.
Ormai era chiaro: mancavano solo loro in quel quartiere.
Non conoscevano le intenzioni del loro assassino, ciò che sapevano era che avesse colpito solo nel loro quartiere... poteva essere quello il suo scopo? Sterminare solo il quartiere di Middle17? Erano loro quattro, allora, le future vittime? Eppure, anche volendo credere a quell'elementare ipotesi, la questione non quadrava. Quei simboli, quelle coincidenze... era tutto troppo strano.
Lo scopo di quell'eventuale assassino era più ampio del piccolo quartiere di Middle17.
Clarence stava per parlare e dire la verità quando Oliver aprì bocca lasciando aria a una spaventosa rivelazione: «So chi è l'assassino.»
Tutti si voltarono stupiti verso di lui a una velocità impressionante, tanto che Oliver balzò in aria sentendosi improvvisamente osservato. Si aspettò quelle tipiche domande di circostanza come "chi è?" o "come l'hai scoperto?" oppure ancora "tu l'hai visto?" ma i ragazzi erano talmente impietriti da non riuscire a proferire parola, la lingua era secca, asciutta come carta vetrata e le labbra erano serrate tra loro dalla colla più potente.
Il figlio di mezzo dei Nous, allora, continuò autonomamente: «Il mio fratellino Jack soffriva di tubercolosi, un medico munito di maschera era venuto a visitarlo ma... ma poi l'ha ucciso ed è fuggito. Sono certo che sia stato lui.»
STAI LEGGENDO
La Vendetta dello Speciale
HorrorUna vecchia e antica leggenda narra che un giorno, esattamente dieci anni dopo la sua morte, un bambino sarebbe per sempre rinato e avrebbe compiuto la sua vendetta contro la crudeltà del genere umano. Il suo nome? Lo Speciale, l'ultimo Speciale. Ne...