3° Capitolo

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Uscì di casa ed andai nel primo posto che mi venne in mente: la panchina su cui ci baciammo per la prima volta.
Era così tanto cambiato. Gli alberi erano spogli, sull'erba era posato un leggero manto ghiacciato e panchina sembrava fatta di ghiaccio.
Fredda, dura, inespressiva, triste, sola. Proprio come me in quel momento.
Non ci volevo credere. Com'era morto? E se si fosse ucciso? Perché lo avrebbe dovuto fare? Forse la colpa era la mia? Lo avrei dovuto aiutare di più?
Si, si! Era sicuramente colpa mia. "Gli avevo promesso di aiutarlo sempre e comunque. Gli avevo promesso che ci saremmo rivisti. Ed io cosa ho fatto? Niente. Non ho fatto niente. Niente."
Iniziai a ripetermi ed a quelle parole mi ricordai che da quando ci eravamo conosciuti io non gli avevo mai detto, come lui faceva con me. Non gli avevo mai detto quanto lo amassi e questo non mi diede pace.
Decisi di tornare a casa.
"Mamma."
Dissi a mia madre una volta che arrivai a casa.
"Andrea, come stai?"
Mi chiese
"Bhe, com'è sentirsi bene quando il tuo ragazzo è appena morto?"
Gli chiesi.
"Non ne ho idea."
Mi rispose.
"Già, neanch'io."
Le risposi scostando lo sguardo.
"Senti mamma, si sa quando si potrà vedere?"
Le chiesi prendendo tutto il coraggioso presente nel mio corpo.
"Si, o meglio no. Non lo vogliono far vedere. Gli faranno il funerale il prima possibile."
Mi rispose sconvolgendomi.

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