16° Capitolo

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Luca porta per prima la gamba destra nel balcone e poi la gamba sinistra mentre io mi giro verso la finestra del bagno avendo sentito dei rumori dalla porta ancora chiusa.
"Addio."
Sento bisbigliare dietro di me.
Mi giro e vedo Luca con la testa abbassata fare pressione con le mani sul muretto, spingersi in dietro con la schiena e cadere dal balcone
Accade tutto in pochi secondi e dopo il tempo di capire cosa era successo e aver trovato il coraggio mi affaccio al balcone e vedo Luca sdraiato per terra circondato dal resto della famiglia.
Per quanto possono essere forti e potenti le urla provenienti dai parenti e amici di Luca non riesco a sentirle. L'unica cosa a cui riesco a pensare è il fatto di essere la colpa della sua morte. Ancora una volta la colpa della morte di una persona era la mia.
Dopo il funerale sono l'ultimo a rimanere davanti la tomba.
"Andrea."
Mi dice una voce dietro di me.
"Guarda come sono messo, parlo con i morti. Non ti sembra Luca?"
Dico senza neanche girarmi.
"Non sei pazzo. Io sono veramente qui."
Mi dice Andrea.
"Perché? Perché questo? Perché a me?"
Gli chiedo.
"Non esistono risposte ai perché."
Mi risponde.
"Sai, da quando sei morto sei diventato un esperto di vita, hai capito il senso della vita stessa, ma credo di non aver capito come hai fatto visto che sei morto."
Gli dico irritato.
"Proprio perché sono morto l'ho capito, perché ho capito cosa ho perso e cosa non potrò mai più riavere."
Mi dice.
Abbasso lo sguardo e mi giro, ma non vedo nessuno.
"Nonno."
Mi dice una voce alla mia sinistra.
"Luca. Ti prego."
Gli dico voltandomi verso di lui e scuotendo la testa.
"Non avere pietà per i morti, ma per i vivi."
Mi dice prima di sparire dissolto in sfere di luce.
"Pena. Volete che non abbia pietà per i morti e che li lasci in pace?"
Dico.
"Ecco come vi lascio in pace."
Continuo sfilandomi l'anello di Luca e gettandolo lontano verso il boschetto lì vicino.


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