10° Capitolo

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Passai tutto il giorno a pensare a cosa indossare. A scegliere tra i jeans blu o neri. Tra la camicia bianca o quella decorata. Se mettere la giacca. E poi le scarpe. Quelle nere o quelle bianche.
Potrà sembrare da persone superficiali, ma in quel momento era l'unica cosa che poteva distrarmi dal non pensare a Luca, al fatto che probabilmente la colpa era mia, al fatto che mia madre si sentiva peggio di me.
Per quelle poche ore mi sentivo veramente bene. Mi sentivo come il giorno del nostro primo appuntamento.
E nel ricordarmi quella giornata mi fermai a guardare i jeans che avevo messo quella volta.
Li guardavo e riguardavo ricordando tutte le giornate passate insieme. Tutti i baci.
Tutte le risate.
Tutti i pianti. E poi. Non resistetti più. Scoppiai a piangere, ma per qualche strano motivo comparve un accenno di sorriso.
Distolsi lo sguardo dai jeans e mi asciugai le lacrime mentre tentavo di pensare ad altro per cui ridere.
Ma non servì a niente. Continuavo a piangere per la morte di Luca e a ridere per tutte le risate fatte e per la confusione che avevo in testa.
Finalmente riuscì a calmarmi e a scegliere quei jeans.
La sera misi i vestiti che avevo scelto in una zainetto e partì con i miei genitori per Milano.
Ci fermammo a dormire da dei nostri amici, anche se non li vedevamo da molti anni.
La mattina dopo mi vesti e mi feci inviare tramite messaggi l'indirizzo della casa di Azzurra, così da poter salutare i genitori di Luca e nella strana speranza di poterlo vedere.
Arrivai a casa di Azzurra alle 9 e suonai.
Qualcuno si appoggiò alla porta e mi urlo di andarmene con una voce strana, dopo avermi visto attraverso il vetrino della porta.
"Le devo parlare. È molto importante."
Spiegai con calma alla persona dietro la porta.
Sentì un colpo sulla porta e la maniglia cigolare nell'aprirsi.
Usci una donna in lacrime che mi venne ad abbracciare.

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