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Nota autrice:
Si consiglia di leggere questo capitolo ascoltando " Between " di Courrier.

Trascorriamo la serata nella sala cinema, tra popcorn e patatine, marshmellow, bibite gasate e caramelle gommose.
Guardiamo un vecchio film anni 70, e scopriamo che piacciono molto a Peter. Amanda è sistemata tra le sue gambe, e io sono seduta di fianco a Charlie, il sul braccio è mollemente poggiato sullo schienale del divano rosso, proprio alle mie spalle.
Chiacchieriamo del più e del meno, finalmente la tensione sembra essersi scongelata un po'. Persino Peter parla un po' di più, e Charlie si è rilassato, forse perché sono al suo fianco e perché continuo a rubargli marshmellow dal contenitore di plastica. Ogni tanto mi sfiora con le nocche la mano, e io non la ritraggo.
Mi piace il contatto della sua pelle, il modo in cui le dita della mano si tendono verso le mie.
Poi Amanda sbadiglia, e Peter le accarezza una guancia, facendomi distogliere lo sguardo.
Non basta una serata per abituarmi a tutto ciò.
Ma va comunque un po' meglio, rispetto agli altri giorni.
« Andiamo a dormire? » le domanda dolcemente, come se non vedesse altro che lei.
Amanda annuisce lentamente, sfiorandogli il braccio.
« Vi spiace? Sono stanchissima! » mi rivolge un'occhiata di scuse e io le sorrido per rassicurarla.
« Va pure. Non ti preoccupare. Andrò a letto anch'io. »
Entrambi si alzano, mentre io e Charlie restiamo seduti aspettando che vadano in camera. « Se volete potete restare. In frigo ci sono altre birre. O qualsiasi altra cosa, se ne avete bisogno. » Peter guarda solo me, come se Charlie non esistesse affatto.
« Grazie mille. » lo ringrazio, e di risposta mi sorride appena , per poi augurarci la buonanotte con Amanda e insieme sparire in corridoio.
Io e Charlie non proferiamo parola fino a quando non sentiamo la porta della loro stanza chiudersi.
Ora che siamo soli, comincia a venirmi l'ansia. È come se avvertissi più insistentemente la sua presenza al mio fianco.
Si sposta, incrociando le gambe sul divano e sistemando nel mezzo la ciotola dei pop corn.
Il suo profumo mi arriva dritto alla testa. E nella penombra della stanza, illuminata soltanto dal chiarore bluastro dello schermo, i suoi occhi verdi sembrano più luminosi.
« Non cenavo con queste schifezze da... beh, si, dai tempi del liceo. » dice per rompere il silenzio. Afferra un pop corn e lo mangia, per poi guardarmi.
Mi accomodo nella sua stessa posizione e afferro anch'io un pop corn.
« Beh sei con dei liceali. Quindi... tecnicamente sono i tempi del liceo. »
Lui ridacchia, e insieme continuiamo a mangiare mentre il film va avanti, a volume basso.
Io non lo seguo per davvero. Anche se sono tesa, ho cominciato a capire che con Charlie sto davvero bene, e che potrebbe piacermi sul serio stare con lui.
Sono sicura che neanche lui lo stia guardando, perché a un certo punto mi da una gomitata. « Sei stata bene , oggi? »
Nessuno dei due accenna al bacio di prima, in piscina. Ed è meglio cosi.
« Momenti si e momenti no. » sollevo le spalle, masticando un pop corn.
« I momenti no quali sono stati? »
« Mh. L'arrivo, decisamente. Scoprire che avremmo condiviso la stessa stanza, anche se un po' lo immaginavo. Qualche attimo di imbarazzo in piscina. »
Lui annuisce, sovrappensiero. « E i momenti si? »
« Questo decisamente. E durante tutta la durata del film. »
I suoi occhi ora mi scrutano, il viso girato appena verso di me. « E basta? »
So a cosa intende. Sospiro pesantemente e lascio da parte i miei pop corn. Lentamente mi inginocchio davanti a lui, facendo leva sui piedi, tenendomi in equilibrio. Le mani strette tra le cosce. « Perchè l'hai fatto? »
Lo so che mi costerà tanto. Ma prima o poi dovremo affrontare l'argomento se dobbiamo continuare a frequentarci.
Lui capisce il momento di serietà, e mette la sua ciotola accanto alla mia. E mi guarda, il viso inclinato. « Non deve esserci un perché a tutto. »
Inarco un sopracciglio. « Ah no? »
« No, Winter. E poi credo che la risposta sarebbe piuttosto ovvia, non pensi? Non si bacia una persona soltanto per il gusto di farlo. O almeno, io non ho questa abitudine. »
Diretto come un treno. Preciso e sincero come speravo.
Abbasso lo sguardo senza riuscire a sostenerlo più del dovuto. « Okay. Ma ci conosciamo appena. Non sai nulla di me. Come puoi...»
Lui scuote la testa e mi interrompe. « Winter. Io ti conosco da quando hai quattordici anni. E so che mi piaci. Questo deve bastarti per sapere che non ho bisogno di altro tempo per capire se baciarti o meno. »
Non si scompone, ed io ammiro il suo coraggio, la sua sincerità assoluta.
Io non riuscirei, neanche se mi impegnassi per davvero.
« Vorrei averti notato anch'io. » bisbiglio più a me stessa che a lui.
Sorride amaramente, abbassando lo sguardo sulle sue gambe. « E' un peccato. Magari a quest'ora avremmo già un figlio. »
Strabuzzo gli occhi, e lui ride divertito. « Sto scherzando. »
Mi lascio travolgere anch'io, e per un po', ridacchiamo, come se la situazione fosse davvero comica, e non lo è per niente.
Charlie si ricorda di me, mi ha rincontrata dopo diversi anni e improvvisamente si accorge che gli piaccio.
Io non mi ricordo affatto di lui e sono innamorata di un'altra persona, che attualmente è il ragazzo della mia migliore amica.
Non è poi cosi buffo come sembra.
« E comunque è stato solo un bacio a stampo, Winter. » smette di ridere e mi fissa, posizionando i gomiti sulle ginocchia, un po' più vicino a me.
« Si, ma era il mio primo bacio. »
Si morde il labbro inferiore, e mi guarda con quel suo modo di scavarmi dentro, di penetrarmi nelle ossa e nell'anima. « Lo so. »
« E come lo sai? Sentiamo. » incrocio le braccia al petto come una bambina capricciosa.
Lui si avvicina, un sorriso sornione sulle labbra. Resta seduto a gambe incrociate davanti a me, ma vicino quanto basta per allungare una mano, sfiorandomi la guancia.
Traccia il contorno della mascella con l'indice e il medio. Risale lento fino al punto in cui collo e orecchio si incontrano. Afferra una ciocca di capelli e la sistema lì dietro.
Ho la pelle d'oca, e sento che potrei gemere anche solo guardandolo osservami cosi intensamente.
« Lo so perché quando ti sfioro tremi come una foglia. Quando ti guardo arrossisci e abbassi lo sguardo. Quando ti dico qualcosa di troppo cambi argomento o fingi di non sentire, o magari ci ridi su. E poi lo so, perché quando le mie mani ti sfiorano anche solo per sbaglio, ti viene la pelle d'oca, il tuo respiro rallenta e il tuo cuore impazzisce. »
E' cosi vicino che le sue lentiggini mi sembrano costellazioni. La punta del suo naso sfiora il mio, e la mano che mi stava sfiorando, ora è posizionata sulla mia nuca. Entrambi siamo immobili, come se il minimo movimento possa cambiare tutto quanto.
« Come fai a sapere del mio cuore? Non puoi sentirlo. »
Charlie inclina il capo, facendomi rabbrividire. È nella giusta posizione per baciarmi. Ed io mi ritrovo a sperare che lo faccia.
« Quando ti piace una persona, puoi sentire tutto di lei. Anche il ritmo del cuore. O il flusso del sangue nelle vene. » la sua voce si riduce ad un sussurro.
Entrambi ci guardiamo le labbra. Le sue sono carnose, piene.
Il suo respiro mi solletica le guance. « E' una cosa molto intima. » sussurro, sollevando gli occhi nei suoi.
Le sue pupille sono dilatate, le iridi di un verde più scuro.
« Non sai quanto.. » le sue dita si aprono a ventaglio sulla mia nuca. Sento che mi attira più a sé, ma sento anche che non dovremmo farlo qui. In casa di Peter.
Mi scosto, lasciandolo nella posizione in cui mi teneva poco fa.
I suoi occhi si svuotano, e mi osserva come se gli avessi appena tirato una secchiata d'acqua in faccia.
« Non qui. » affermo, tirandomi su a sedere.
« Perchè non qui? » borbotta arrabbiato, alzandosi a sua volta.
« Perchè siamo a casa di Peter! »
« E quindi? È un problema per te? »
La sua domanda è una spinta al petto.
Lo osservo ferita, stringendomi tra le mie braccia.
Ma è lui quello davvero ferito, e aspetta una mia risposta, che tarda ad arrivare.
« Non è cosi che voglio che accada. » distolgo lo sguardo e fisso un punto indefinito alle sue spalle.
« Non dirmi bugie. Non a me. Non ci casco. Io non sono Amanda. »
Questa volta la secchiata d'acqua è per me. Aggrotto la fronte, cercando di dare un senso alla sua frase. « Cosa vuoi dire? »
Lui si prende un momento per rispondermi, il pomo d'Adamo che si muove su e giù lungo la gola.
Poi fa una smorfia, dicendo soltanto « Nulla. Non voglio dire nulla. Andiamo a dormire. »
Si avvia verso la porta, e quel momento cosi bello di prima, scoppia come una bolla di sapone.
« Charlie.. » provo a fermarlo, ma lui si scosta prima che possa anche solo afferrarlo. « Non ho più voglia di parlare. Andiamo a dormire. »
Lo guardo avviarsi in corridoio, le spalle chine, le mani calate nelle tasche dei pantaloni.
Non so cosa sto combinando, ne perché io mi senta cosi confusa.
L'unica cosa che so con certezza, è che questa situazione mi sta distruggendo. E che non voglio che Charlie finisca nel mio tormento che comprende Peter e Amanda. Voglio che lui sia una cosa bella, un mondo a parte.
Ed è solo colpa mia se l'ho trascinato qui.

Charlie

Siamo tornati qualche ora fa.
Ha indossato il suo pigiama, uno con le stampe delle barrette di cioccolato. Il modo in cui le va largo la fa sembrare ancora più piccola e tenera.
Ci ha messo un po' per addormentarsi, forse agitata dalla mia presenza. Non ha più detto nulla, e cosi neanch'io. E quando il suo respiro è diventato regolare, mi sono sistemato in poltrona, davanti alla finestra.
Avrei solo voglia di stringerla a me. Ma in questo momento riesco soltanto a vedere la situazione in cui mi sono cacciato dal momento in cui ho deciso di provarci sul serio con lei.
Sapevo a cosa andavo incontro, ma mi sono voluto buttare ugualmente.
Lei è masochista ad accettare che la sua migliore amica stia con il ragazzo che le piace, e io lo sono dieci volte di più ad assistere a questa situazione, provando a spingere in qualcosa che probabilmente in lei non crescerà mai.
La guardo dormire, stretta in troppe coperte, le mani chiuse a pugno sotto il cuscino e le gambe raccolte al petto. Più della metà del letto è vuota e fredda, e non ha voluto che fossi li a riscaldarla.
Conto i suoi respiri. Probabilmente sarà la prima e l'ultima notte che trascorrerò con lei. E voglio farne tesoro.
Mi avvicino cauto, e con un gesto delicato le accarezzo una guancia con le nocche.
Lei si muove appena, ma non si sveglia.
Forse ho una visione dell'amore completamente esagerata.
Colpa dei miei genitori che si amano come se fosse il primo giorno.
Colpa di mio fratello Christian che ama Beatrice in maniera incontrollata, quasi folle.
Colpa dell'altro mio fratello, Cade, che guarda sua figlia come se potesse morire per un suo respiro.
Colpa di Winter, che mi spinge ogni giorno a cercare di curarla. Che vorrei facesse anche un singolo passo verso di me. Che possa mettere a posto tutte le parti dentro di me, che sta spezzando lentamente. E prima o poi arriverà a trafiggermi il cuore, ed io non potrò fare nulla, se non stare a guardare e sperare che passi.
Torno alla finestra, l'alba è quasi alle porte.
Il cielo si tinge di viola, andando lentamente a sfumare nel rosa.
Apro i vetri, quel poco che basta per respirare l'odore del mattino d'inverno.
Vorrei che fosse qui con me, stretti in una coperta sulle spalle, a guardare il sole sorgere e a respirare l'inverno.
E per l'ennesima volta mi tocca farlo da solo, anche se lei è qui, a pochi passi da me, persa nei suoi sogni, nel suo mondo a cui io non ho accesso.

" Riusciremo mai a sbarazzarci dei cosa e dei se,

quei dubbi che esistono nelle nostre menti.

Nel silenzio io mi sto ingannando nel pensare che dimenticherai,

e rimarrò bloccato come un uomo in una miniera.

Il tuo silenzio tenuto in un freddo ritardo

e io sento il cuore venire meno perchè sono schiacciato in mezzo

al peso di tutto quello che non sono riuscito a dire "

- Between: Courrier

Come le notti in AlaskaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora