16.

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Sono trascorsi giorni da quella serata in montagna.
Non vedo Charlie da allora, da quando mi ha riaccompagnata a casa il mattino dopo.
Ricordo di essermi svegliata e di averlo trovato addormentato sulla poltrona, sotto una coperta, la guancia poggiata sulla propria spalla.
Mi ha fatto tenerezza. Non ha neanche provato a convincermi a dormire nello stesso letto. Me l'ha ceduto e ha dormito tutta notte su una poltrona davanti alla finestra. Penso che in pochi abbiano la pazienza che lui ha con me.
Ma poi non mi ha più cercato. Credo che l'abbia ferito il fatto che non abbia voluto baciarlo sul serio, quando in piscina ci eravamo già scambiati un bacio sfuggente a fior di labbra.
Da una parte credo che sia meglio cosi, ma dall'altra non posso negare che la sua presenza mi manchi.
Mi sento sempre più sola, e lui era l'unico spiraglio di luce nei miei giorni più bui.

Anche ora mi sento sola, seduta a questo tavolo, in un pub, con un bicchiere di coca cola tra le mani.
Amanda e Peter sono seduti davanti a me. Da quella sera, la mia migliore amica mi invita spesso ad uscire con loro.
Le ho raccontato che Charlie è sparito, e probabilmente le faccio pena, perché costringe Peter a portarsi amici dietro, quando in realtà io non ho voglia di conoscere nessuno.
« Non riesco a capire perché si sia allontanato. Dev'esserci stato qualcosa che l'ha spinto ad allontanarsi. Sembrava cosi preso da te. » Amanda non la smette di fare supposizioni. È carina stasera, nel suo abito accollato, di velluto nero. I capelli tirati su in uno chignon ordinato e due brillantini alle orecchie. A differenza mia, che indosso una semplice camicetta viola e un cardigan nero. I capelli noiosamente sciolti sulle spalle, senza neanche uno stupido boccolo a dare vivacità alla chioma.
Non le ho raccontato nulla, ne del bacio in piscina e neanche di quello rifiutato nella sala cinema.
« Non lo so, però non voglio più pensarci. Okay? » sorseggio la mia coca cola, rigirandomi il bicchiere tra le dita.
È la prima settimana di Febbraio. Il locale è già addobbato per San Valentino. Grossi palloncini a forma di cuore sono stati posizionati negli angoli, tovaglie fuscia troneggiano sui tavoli, e decorazioni a forma di cuore e freccie di cupido sono state sistemate un po' ovunque.
È quasi nauseante.
Peter sembra pensarla come me. « Non è un po' presto per tutta questa robaccia? » i suoi occhi scrutano tutta la sala, arricciando le labbra in una smorfia.
Dopo quel nostro dialogo in veranda, mi saluta guardandomi dritto negli occhi. Ora che si è accorto della mia presenza, gli viene difficile ignorarmi.
Ed io mi sento più a mio agio, ora che sto cominciando ad abituarmi alla sua presenza.
Anche se fa sempre male vederlo con Amanda, e per questo non penso ci sarà mai cura.
« Tesoro, è la festa degli innamorati. La nostra prima festa degli innamorati. » Amanda gli accarezza una gamba, lanciandogli uno sguardo dolce.
Peter alza gli occhi al cielo, e a me scappa una risatina. Lui mi guarda, ed è come se ci fossimo capiti all'istante.
« Ehi voi due! Non prendetemi in giro. È solo un po' di romanticismo! » la mia migliore amica finge il broncio, e lui le accarezza una spalla, facendomi improvvisamente distogliere lo sguardo. Ogni traccia di sorriso svanita. « Si, tesoro. Ma non mi serve una festa per corteggiarti. »
Okay, spero che alzino la musica di questo locale, o finirò per vomitare qui davanti a loro.
Guardo il bicchiere di coca cola che ha appena creato condensa sul tavolo. Potevano anche usarli dei sottobicchieri.
Dio, cosa mi ritrovo a pensare.
« Allora? Mi sono perso qualcosa? » Colton Hayes prende posto sulla panca accanto a me.
Frequenta l'ultimo anno insieme a noi, ed è un compagno di squadra di Peter.
Alto, biondo, vanesio. E leggermente arrogante.
Allunga un braccio sullo schienale, ed io mi faccio più in la, cercando di mantenere i miei spazi.
Il suo profumo maschile è forte e intenso, pungente. Nauseabondo. Rigiro il bicchiere tra le dita mentre Peter risponde « Ma niente di che. Solo Amanda che ammirava i palloncini di San Valentino. »
Lei protesta, e si rilanciano in una conversazione stupida e banale.
Non so neanche perché ho accettato di venire, onestamente.
Decido di alzarmi per andare ad ordinare delle patatine fritte. Potrei smezzarle con Amanda, a lei piacciono moltissimo.
« Una porzione di patatine, per cortesia. Con formaggio fuso sopra. E un bicchiere di coca cola alla spina. » ordino, afferrando il portafoglio dalla borsa e sedendomi allo sgabello un po' troppo alto per i miei gusti.
Mentre aspetto la mia ordinazione, azzardo qualche occhiata in direzione del tavolo.
Amanda ride con loro, si diverte, sta bene. E a me interessa questo per stare bene a mia volta.
Incrocia il mio sguardo , e mi manda un bacio volante. Le ricambio con un sorriso e poi distolgo lo sguardo, perché Peter riprende a farle effusioni, nonostante ci sia Colton seduto al tavolo con loro.
Non si è neanche degnato di seguirmi, per darmi una mano ad ordinare. La galanteria lo evita come la peste.
Che spreco certi uomini.
Tamburello le dita sul bancone lucido, muovendo la testa a ritmo della musica che arriva dalle casse.
Dev'essere Taylor Swift con Shake it off.
E mentre me ne sto li, stranamente tranquilla nella mia bolla privata, la mia attenzione viene catturata da un ragazzo piegato sul tavolo da biliardo, con la stecca in mano e gli occhi ridotti a fessura per la concentrazione.
Ha i capelli rosso fuoco, gli occhiali marroni dalla montatura pesante, lentiggini su tutto il viso, una camicia di flanella verde e nera e un paio di pantaloni di tuta neri.
È circondato da amici. Qualcuno addirittura con i capelli rossi fiammanti come i suoi.
Il mio cuore fa una capriola. Si rialza, con un sorriso soddisfatto in viso, dopo aver tirato.
Un ragazzo biondo gli tira una pacca sulla spalla e ridono insieme.
È strano vederlo da lontano, nel suo ambiente, circondato dalle sue persone. Mi fa sentire come se non c'entrassi nulla, come se fossi un'estranea lontana anni luce da lui.
E poi i suoi occhi verdi incrociano i miei, come richiamati da una calamita invisibile.
Lo faccio prima di pensarci, e sollevo una mano per salutarlo, un mezzo sorriso sulle labbra.
Sembra sorpreso, però non ci impiega più di mezzo secondo a ricambiarmi il sorriso e a mollare la stecca da biliardo al biondo al suo fianco.
Gli sussurra qualcosa, questo annuisce e riprende a giocare al posto di Charlie che si sta avviando nella mia direzione.
Oddio, perché mi sudano le mani?
Perche diamine, Winter. Ti ha rubato il tuo primo bacio.
Deglutisco e resto ferma sul mio sgabello, le mani strette tra le cosce.
« Ciao. » lo saluto prima che lui saluti me.
Il suo profumo di sempre. Quasi mi è mancato. È fresco, una ventata di novità e di leggerezza.
Si sistema gli occhiali sul naso. « Ciao, Winter. »
Si appoggia al bancone, fronteggiandomi. Il cameriere arriva diretto per prendere l'ordinazione.
« Prendi qualcosa? » mi domanda, gentile come al solito.
Scuoto la testa « No, grazie ho già fatto. »
« Prendo una birra bionda, grazie. » ordina, facendo un cenno verso il ragazzo.
« Come stai? »
Lui mi scruta attraverso le lenti. I suoi occhi sembrano più grandi e più profondi. E mi trema la gamba sinistra dal nervosismo.
« Bene. Tu? Sei qui con i tuoi amici? » risponde alla mia domanda con un'altra domanda, lanciando un'occhiata in direzione del tavolo dove siedono Amanda e Peter.
« Si. E tu con i tuoi? » faccio anch'io cenno verso il tavolo da biliardo.
« Si. Ci sono i miei compagni di università e i miei fratelli. »
Ecco spiegati quei due ragazzi dai capelli rosso fiammante.
« Che bello. Riesci a riunire proprio tutti, eh? » mi sento una completa idiota. Certo che riesce a riunire tutti. È la persona più simpatica che conosca. Buona, intelligente, premurosa.
« Sono la mia famiglia. E ogni tanto è bello passare del tempo tutti insieme. »
Già. Io non posso capire. Ho solo William. E Amanda.
Ma Amanda preferisce circondarsi dagli amici di Peter, che sembrano soltanto palloni gonfiati.
Non so più cosa dire, per cui abbasso lo sguardo e fingo interesse per un filo che viene via dalla manica del cardigan.
Lui ringrazia il barista per la sua birra.
Il mio ordine non è ancora arrivato, sicuramente per via delle patatine.
« Non mi hai più scritto. » lo dico tutto d'un fiato, e vorrei mordermi la lingua.
Resto con lo sguardo chino, torturandomi il filo.
« Pensavo che volessi i tuoi spazi. Ho forzato troppo le cose tra noi. »
La sua risposta mi fa perdere un colpo al cuore.
Non ho mai provato questa sensazione. È forse delusione?
Non dico altro, e torturandomi l'interno guancia tiro finalmente via il filo, per poi buttarlo via come un granello di polvere.
« Winter? »
Lo guardo. Ha il viso inclinato, e mi scruta serio.
« E' tutto okay. Va bene cosi. » gli rispondo cercando di sembrare convincente.
Dopotutto mi ha solo baciata. Anche se per poco, ma, mi ha baciata.
« Winter, non ho detto che mi è passata. »
La sua mano si allunga verso la mia, che cerca qualcos altro a cui aggrapparsi.
La tiro via, meritandomi una sua occhiata penetrante. « E' tutto okay. Non sto cercando la tua pietà. » la mia risposta suona tagliente, affilata come una lama.
« Pensi che sia pietà, la mia? Sul serio? » mi è vicino. Ed io non sopporto più questa vicinanza, per cui giro il viso dalla parte opposta, sperando che si allontani.
« E come potrei non fartela? Sono una persona difficile, solitaria, timida e impacciata. Mi faccio pietà da sola, immagina tu. » sono arrabbiata con me stessa. Sto facendo i capricci come una bambina. Dovrei crescere un po', e rendermi meno ridicola.
« Smettila di parlare cosi. Stai dicendo un mucchio di assurdità. » le sue dita si stringono attorno al mio polso, delicate.
Lo vedo torturarsi il piercing alla lingua, ed io sento andare la pelle a fuoco proprio lì, dove mi sta toccando.
« Ti avrei riscritto. Avevo intenzione di scriverti se una di queste sere ti sarebbe piaciuto venire al bowling insieme ai miei amici. »
Lo guardo imbarazzata e arrabbiata allo stesso tempo. E so già che mi pentirò di quello che sto per dirgli. « Meriti una ragazza più in gamba per me. »
Lui non risponde, si limita a guardarmi con rabbia, come se lo avessi appena insultato. Ma io sto solo dicendo la verità.
Io porto solo oscurità e tristezza. Lui ha bisogno di qualcuno che lo illumini, che sia raggiante e che abbia un minimo di ironia e malizia che io non ho affatto.
« Ehi, Charls. Smetti di fare l'idiota e offrimi una tequila. » una ragazza dai capelli rosso fiamma, e gli occhi verdi come due smeraldi vivi, siede sullo sgabello alle spalle di Charlie.
È alta, con due gambe lunghe e snelle strette in jeans attilati che terminano con un paio di tacchi vertiginosi verniciati di blu elettrico.
È straordinariamente bellissima.
I capelli le ricadono in morbidi boccoli sulle spalle, e la sua camicetta a quadri, lasciata aperta dai primi bottoni, lascia intravedere un seno strasoferico.
Ho l'aquolina in bocca al solo guardarla.
I suoi occhi mi inchiodano sul posto, e improvvisamente mi sento piccola e inutile.
Charlie alza gli occhi al cielo, ammiccando in un sorriso divertito. La sua rabbia improvvisamente scomparsa.
Sembrano conoscersi, anche troppo dal modo in cui lei lo guarda.
Sposta la chioma fiammante dietro le spalle e si appoggia al bancone, trasudando sensualità da ogni poro.
« Puoi ordinartela da sola, la tequila. » Charlie si volta, poggiando entrambi i gomiti sul bancone e dandomi il profilo.
Ora sorride, e capisco che sta scherzando.
« Sempre il solito tirchio. Mamma ha sbagliato qualcosa con te. »
la frase della ragazza mi lascia interdetta. Aggrotto la fronte, senza capire.
E lei se ne accorge, perché solleva le sopracciglia ben curate in un'espressione confusa.
Charlie sogghigna, per poi rivolgersi a me. « Winter, ti presento mia sorella Charlotte. »
La ragazza rilassa la fronte, per poi sollevare gli angoli della bocca all'insù.
È davvero sua sorella? Questa dea greca è sua sorella?
« Oh, quindi sei tu la famosa Winter? » scende dallo sgabello con una grazia innata, quasi stesse danzando. Mi si avvicina e tende la mano. Al polso indossa tantissimi braccialetti dalle più svariate gradazioni di blu. Le unghie sono smaltate di azzurro.
Sospetto che sia il suo colore preferito.
« Famosa? » domando, abbozzando un sorriso strano.
Ora è Charlie quello in imbarazzo, e il suo sguardo suggerisce che non sa come venirne fuori. « Lascia stare mia sorella, a volte non collega la bocca al cervello. »
Charlotte sorride, mostrando denti bianchi e dritti. Un brillantino luccica su uno di essi. « Oh, fratellino. Quello è un vizio di famiglia. »
Le stringo la mano. La sua stretta è decisa, ma delicata.
« E' un piacere conoscerti. » le dico, senza riuscire a smettere di guardarla.
La forma della mascella, il taglio degli occhi, sono identici a quelli di Charlie.
« Il piacere è mio, principessa. Da quanto tempo frequenti mio fratello? Quanti difetti hai già scoperto? »
Mi sta simpatica. Come può una persona con il suo carisma non esserlo?
« Ti prego, Charlotte.. » Charlie scuote il capo, ma ridacchia. Poi beve la sua birra, ed io resto per un attimo incantata dal suo pomo d'Adamo che scende e risale.
A sua sorella non sfugge nulla. « Oh, okay. Ho capito. Siamo ancora agli inizi. Bene, allora devi sapere che Charlie è un idiota. Ma è anche un bravo ragazzo. »
Lei lo guarda ammirata, come se avesse detto solo cose bellissime su di lui.
« Perchè sei qui? Non hai da finire una partita di biliardo? » Charlie prova a dissuaderla, staccandosi dal bancone e calando le mani nelle tasche dei pantaloni.
« Certo. Ma il tuo amico Joshua mi ha appena toccato il culo. Quindi, speravo che mi offrissi una tequila per farti perdonare della cafonaggine dei tuoi amici. » Charlotte lo dice con una naturalezza che fa quasi invidia.
Sbatte le palpebre e sorride appena.
« Joshua è un cretino. Ma tu lo sei ancora di più se pensi che debba essere io a farmi perdonare. »
Si punzecchiano, ma senza cattiveria.
Un po' come me e William.
Solo che io non sono cosi bella e indimenticabile come Charlotte.
« Allora vorrà dire che ci presenterai Winter e la lascerai venire a giocare con noi. Vediamo se riesco a farti il culo a strisce. » assottiglia lo sguardo e sibila le ultime parole, pronta a graffiare. Charlie ride, ed io vorrei fare altrettanto se non fosse che mi ha appena invitato a trascorrere la serata con loro.
« Ti va? » Charlie mi guarda, ed entrambi aspettano una mia risposta.
« In realtà non sono molto brava a biliardo. » rispondo con un filo di voce.
Charlotte alza gli occhi al cielo e poi mi prende per mano. « Oh, andiamo. Ti insegno io. Sono la migliore sul campo. »
Avverto la risata baritonale di Charlie alle mie spalle mentre sua sorella mi artiglia il polso e mi trascina via, senza darmi il tempo di dirle che ho delle persone che mi aspettano sedute all'altro tavolo, e che la mia migliore amica sta aspettando le patatine fritte col formaggio.
Sono una pessima amica.
Sono davvero una pessima amica.

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