22.

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« Sai giocare a bowling, vero? » Charlotte avanza verso di noi col suo passo sicuro e felino.
In un'altra vita vorrei rinascere sensuale e aggrazziata come lei.
Stretta in dei pantaloni neri aderenti fino a togliere il respiro, e in un maglioncino blu zaffiro con la scollatura a cuore, sposta la chioma fiammante su una spalla, fermandosi proprio davanti a me, come se suo fratello fosse invisibile.
« Ciao anche a te, Charlotte. E no, non sono molto afferrata. » rispondo con un sorriso sincero.
« Male. Perché sono stufa di questi uomini col cervello grosso quanto il loro pene, e hanno bisogno di una bella strigliata! » mi afferra per un braccio e mi allontana da Charlie.
Credo che comincerò ad apprezzare questo suo modo di fare, come se non le importasse di nulla, come se essere cosi sfacciata non sia un problema.
Charlie ci viene dietro, avverto la sua risata bassa. « Per me è un complimento, Carlotta. »
La rossa si volta di scatto verso suo fratello, mentre io mi soffermo ad ammirare la sua manicure perfetta.
Non ci credo che questa ragazza sia una mamma a tempo pieno. Io al suo posto non sarei cosi in ordine.
Non lo sono neanche senza figli, in realtà. Ma non soffermiamoci su questi dettagli.
« Non chiamarmi cosi! E comunque non voglio sapere quanto sia grosso il cervello di mio fratello, per l'amor del cielo! » rotea gli occhi con stizza, ma poi mi rivolge un occhiolino. « Questo privilegio lo lascio a te. »
Arrossisco come un peperone, ed evito accuratamente lo sguardo di Charlie, lasciandomi trascinare verso la pista da bowling, dove sono riuniti i loro fratelli e i loro amici.
Il locale è abbastanza affollato, la musica di sottofondo non interferisce con le chiacchiere, cosa che invece fanno le palle che vengono lanciate verso i birilli.
Tyler, mi ricordo di lui perché è l'unico dai capelli scuri, è in procinto di un tiro, e viene distratto dai saluti dei suoi amici verso di noi. La palla finisce nel gutter, scatenando l'ilarità di Nate e Joshua.
Quei due sembrano due fratelli separati dalla nascita.
« Vedi? Non hai la stoffa! » Joshua ridacchia, mentre Nate scuote il capo.
« Mi sono distratto. » si difende Tyler mettendo su il broncio. Anche questa sera veste di colori scuri, che ad essere obbiettivi, gli si addicono molto.
« Ehi. Non bullizzate il nostro amico. Siate seri per una volta. » Charlie si avvicina loro, ed io mi ritrovo a fissarli come incantata.
« Tu ci bullizzi sempre. » alla frase di Joshua, Charlie ammicca in un sorrisetto. « Io vi metto in riga. È diverso. »
Tutti ridono, e a me piace guardarli.
È come se un improvviso senso di pace mi avvolgesse completamente.
Dev'essere questo che si prova a circondarsi di persone che ti stimano e che ti vogliono bene.
Nulla che possa davvero farti sentire a disagio, ma al contrario, come se fossi a casa anche in un posto qualsiasi.
Resto ferma a guardare Joshua passare a Charlie una palla da bowling.
Le sue dita si incastrano nei buchi, si avvicina alla pista e prende le misure, restando dritto per qualche secondo.
Il respiro calmo, le iridi verdi fisse sui birilli.
Poi una volta concentrato, piega il braccio, il bicipite che si gonfia appena, e con un lancio quasi perfetto, la palla rotola dritta dritta verso i birilli.
« Strike! » Nate alza i pugni e festeggia l'amico con pacche sulle spalle, mentre Tyler borbotta infastidito, meritandosi una spintarella da Joshua.
« Pft. Mio fratello e la sua dannata bravura in tutto. »
La voce ci Charlotte mi riporta alla realtà, facendomi sobbalzare. È al mio fianco, le braccia strette al petto e le labbra arricciate in una smorfia.
« Per un breve periodo della mia vita lo detestavo con tutta me stessa. Bravo a scuola, bravo nello sport, educato, gentile, ragionevole. Un gioiello per i miei genitori. Invece io ero la scarprestata, quella che metteva in disordine, che non aveva voglia di studiare e che usciva con ragazzi più grandi, fumando erba e tornando ubriaca a casa. »
L'ascolto, improvvisamente avida di sapere di più sul passato di Charlie e della sua famiglia. Charlotte mi lancia un'occhiata, e dopo essersi accertata di avere la mia attenzione, continua. « Ero ribelle, all'epoca. Il più delle volte lo facevo apposta a sgarrare per far incazzare i miei. Stavo tutto il giorno lì, a sentirli dire ' Charlie di qua, Charlie di la. ' Poi però sai com'è fatto Charlie, mi ha preso da parte e mi ha fatto un discorso dei suoi. Quello motivazionali che ti spingono ad essere una persona migliore per te stessa e non per il mondo. E anche lì, è stato fottutamente bravo. Cosi me la sono messa via, che lui è bravo in tutto, ed io sono la pecora nera della famiglia. »
Sorride, nonostante le sue parole, guardando il fratello ridere e scherzare con i suoi amici.
« Non penso che tu sia la pecora nera della tua famiglia. Sei l'unica ragazza su quattro figli. I tuoi genitori ti venerano di sicuro, anche se non li conosco, ma immagino che sia cosi. Sarai la principessa di casa, anche se un po' disordinata e scarprestata. »
La mia frase la fa soghiggnare. « Charlie ti ha raccontato di Rylee, vero? »
Annuisco, distogliendo lo sguardo da lei per portarlo sul fratello.
« Si. Mi ha detto che desideri avere un altro bambino. E che lavori e studi. »
« Già. Ho finito il liceo a fatica. Non volevo neanche iscrivermi all'università, per via del mio bambino. Volevo solo lavorare e stare con lui. Però poi mio padre mi ha convinto ad iscrivermi, dicendo che mi avrebbero aiutato con Rylee e che per loro non era un problema. Cosi l'ho fatto, et voilà, eccoci qua. »
« Che università frequenti? »
« Legge alla Columbia. Mi sarebbe piaciuto anche medicina. O psicologia. Avevo diverse idee. Poi alla fine ho scelto la strada che sembrava più adatta a me. Che avrebbe potuto fruttare qualcosa nel mio futuro. Dopotutto, si è vero che non studiavo granchè, ma non ho mai perso un anno di scuola, e la pagella finale era sempre immacolata. »
« E riesci anche a lavorare? » la mia curiosità ha preso il sopravvento.
Ma a lei sembra non dispiacere, per cui continua a parlarmi di sé come se fossi una sua vecchia amica.
« Lavoro in uno studio dentistico, assistente alla poltrona. Non c'entra nulla con il lavoro che vorrò fare, però mi aiuta a sopportare delle spese a crescere Rylee senza contare sull'aiuto di nessuno.
Come faccio, dici? Beh, a volte è difficile. Torno a casa stanca, devo studiare e vorrei fare una doccia. Però quando vedi tuo figlio dopo dodici ore fuori di casa, hai solo voglia di stare lì con lui, anche solo per sentirlo parlare a vanvera. »
Sorrido con tenerezza, anche se non posso minimamente immaginare come ci si senta nella sua situazione.
« Credevo di non farcela, quando ho scoperto di essere incinta. Ero spaventata, ero da sola. Eddie mi aveva lasciata, dopo che ci eravamo amati alla follia. Non mi aspettavo nulla di tutto ciò che sarebbe successo, quindi è stata un po' una caduta nel vuoto. Il più delle volte ho pensato di non portare avanti la gravidanza, ma poi allo stesso tempo pensavo che non era cosi che doveva andare, che i nostri genitori ci hanno sempre insegnato a riparare i nostri errori. E che forse imparare ad essere mamma, sarebbe stata una grandissima lezione di vita. »
solleva le spalle, e poi con tutta la semplicità del mondo, aggiunge « Ma come vedi, non è cambiato granchè. Testa di cazzo ero, e testa di cazzo son rimasta! »
Scoppio a ridere senza riuscire a trattenermi, col cuore leggero.
Non so cosa l'abbia spinta a parlarmi cosi apertamente di sé, ma apprezzo il fatto che mi abbia dato fiducia ad occhi chiusi.
Ora posso aggiungere qualche tassello in più alla sua vita, che lo ammetto, mi affascina, come un libro dalla bellissima copertina e che scopri con piacere che persino il contenuto è straordinario.
Lei ride con me e poi mi fa un cenno col capo « Vieni, andiamo a bere qualcosa. Ci diamo la carica prima di battere quel deficente di mio fratello! »
La seguo ad un piccolo bar, poco lontano dalla pista.
La barista è impegnata a lucidare bicchieri, e resta alquanto sorpresa quando ci sediamo agli sgabelli. Forse non tutti usufruiscono del servizio.
« Avete della tequila? » Charlotte poggia la sua borsetta sul bancone, e alla sua domanda, la ragazza solleva le sopracciglia.
« Sarebbe meglio non bere... » biascico, sperando di non sembrare una lagna.
Ma Charlotte mi ignora e fissa la barista con insistenza, affinché lei risponde « Si. » con mio sommo dispiacere.
Si volta per prepararla nei bicchieri, quando la rossa si china verso di me « probabilmente avranno la tequila più scadente della città, ma a noi ne bastano solo due gocce. » mi scocca un occhiolino e torna dritta con la schiena, tamburellando con le dita sul legno.
La ragazza versa da una bottiglia piena per metà in due shottini.
E ce li porge.
Charlotte solleva un sopracciglio. « Dove sono sale e limone? »
Non vorrei essere nei panni della ragazza. Era lì che si faceva i fatti suoi, ed è stata disturbata da queste due pazze che anziché giocare a bowling preferiscono bere tequila scadente.
« Li prendo subito » risponde monotona, lanciando un'occhiata di stizza verso Charlotte. E non appena ci volta le spalle, quest'ultima alza gli occhi al cielo. « Quanta poca voglia di lavorare, queste ragazze. »
Non riesco a trattenere un sorriso divertito. E prima che la ragazza possa tornare, le dico « Grazie per esserti raccontata con me. Mi ha fatto molto piacere. »
Charlotte alza le spalle. Accavalla le gambe e dondola quella in alto. « Sei la prima ragazza che Charlie ci fa conoscere. Ci sarà un perché valido. Quindi siccome mi fido di mio fratello e delle sue scelte, allora di conseguenza mi fido anche di te. »
« Ti viene cosi spontaneo? »
Lei aggrotta la fronte alla mia domanda. « Dici fidarmi di te? Diciamo che ho visto come vi guardate tu e Charlie. Non ho motivo per non fidarmi. »
La barista torna con sale e limone, lasciandoceli con poca grazia accanto agli shot e allontanandosi dall'altra parte del bancone, prima che Charlotte le domandi altro.
Ma lei la ignora, e spalma un po' di sale sul dorso della mano.
« Io e Charlie non ci guardiamo in nessun modo » affermo, sentendomi un po' punta sul vivo. Perché è vero. Non è cosi?
Charlotte sbuffa ironicamente, si lecca il dorso della mano, afferra lo shot e lo butta giù, per poi addentare un pezzo di limone.
« Ah, ma davvero? »
Ora mi guarda, forse aspettando che io faccia la stessa cosa che ha fatto lei, quando in realtà non ho mai bevuto tequila nella mia vita.
Per cui cerco di ricordare i suoi passaggi: sale, shot, limone.
Ripeto i suoi movimenti, e dopo aver poggiato il bicchierino vuoto sul bancone, e aver dato un morso al limone, la sensazione di aspro mi fa arricciare il naso.
Dio, che sapore terribile.
« Davvero. » affermo, per metà disgustata e per metà poco convinta della mia risposta.
Charlotte sorride mestamente, per poi schioccare le dita verso la barista. « Un altro, giro. Grazie. » rilascia andare il braccio sul bancone, la mano mollemente abbandonata oltre il bordo.
Alla faccia delle due gocce !
« Io dico che non è cosi. So che Charlie è stato con altre ragazze, tutte stupide avventure, si sa. Ma quando guarda te » e qui fa una pausa ad effetto « è come se rimpiangesse tutte le sue prime volte. »
Resto a guardarla senza proferire parola finché la barista torna con altri due shottini, sbattendoceli con poca grazia sul legno.
La rossa ripete i gesti di prima, e questa volta la seguo senza indugi. Anche se fa schifo, ma voglio stare al suo gioco.
« Sai, io conosco mio fratello come conosco il mio libro preferito a memoria. Non l'ho mai visto cosi preso da nessuna. Te l'ho detto, non ha mai portato ragazze a casa, neanche per sbaglio. Ed ora ci presenta te, ti guarda come se ti stesse spogliando con gli occhi. È facile fare due più due. »
Già. Ma a quanto pare sono io l'unica scema a non accorgersi di nulla.
Come al solito.
« Io non sono mai stata con nessuno. Non so come funzionano queste cose. » lo dico a cuore aperto, perché non posso nascondermi dietro futili bugie.
Charlotte sorride dolcemente, e manda giù il suo shot, i capelli rossi che ricadono selvaggi sulla schiena.
Schiocca le labbra soddisfatta e mi osserva intensamente. « Lo so. Si intuisce dai tuoi gesti impacciati, dalla tua timidezza. Non posso dirti che mi ricordi me da giovane, perché io sono sempre stata sfacciata. Lo sono tutt'ora. Però posso dirti cosa si prova con il primo ragazzo che ti fa la corte. Sopratutto se cosi bello. » si china verso di me e mi stringe una mano sul ginocchio « Devi buttarti, Winter. In ogni caso ne sarà valsa la cavalcata, fidati. »
Quando capisco il senso delle sue parole, vado a fuoco.
Lei ride, le spalle scosse. Poi schiocca ancora le dita « Oh, per cortesia. Dacci quella dannata bottiglia. Te la pagherò intera, che gran perdita vuoi che sia! »
La barista arriva quasi marciando nella nostra direzione, e spinge la bottiglia sul legno, che Charlotte afferra prima ancora che arrivi al bordo. « Grazie mille, tesoro. »
Se non fossi ancora cosi dannatamente imbarazzata, troverei la scena davvero divertente.
Charlotte è uno spasso.
È fantastica.
E io sono un'imbranata.
Continuiamo a bere e parlare. La tequila mi rende più logorroica, e scopro che Charlotte sa essere una buona ascoltatrice.
Le racconto di William, di nonna, di papà e anche un po' di mia madre.
Le racconto dei miei progetti, di quanto sia difficile realizzarli, ma di quanto desideri ardemente vederli prendere forma.
E siamo quasi al termine della bottiglia, quando qualcuno arriva alle nostre spalle e Charlotte mette il broncio. « Oh, arrivi sempre sul più bello, Charlie Charlie. »
Un braccio si poggia sul bancone alle mie spalle, e lui si staglia dietro il mio sgabello. Mi volto appena, sfiorandomi la spalla col mento. Lo osservo dal basso e mi accorgo del suo sorrisetto divertito.
« Di cosa stavate parlando di tanto interessante? » domanda, per poi scoccarmi un occhiolino.
Dannazione, mi piace quando lo fa.
« Di te. Di quanto sei alto, muscoloso, sportivo...idiota... » su quell'ultima parola, inclina il capo sulla propria spalla, come una bambina capricciosa.
Charlie ride scuotendo la testa.
Lei balza giù dallo sgabello, riempie gli shot e poi afferra la bottiglia. « Credo che finirò quest'ultimo goccio in totale solitudine. E poi mi darò alla battaglia. » Lascia una banconota sul bancone, accenna verso le piste da bowling, e portandosi la bottiglia alle labbra, avanza barcollando appena verso Joshua e Nate, seduti su un divanetto.
« Beh, visto che sono pieni entrambi...» faccio un cenno verso i due shot, mentre lui prende il posto di sua sorella.
« Fa un po' schifo, ti avviso. » affermo con una risatina che non ha senso di esistere.
Penso che la tequila scadente stia cominciando a fare effetto.
Charlie mi scruta mentre spalmo il sale sul dorso della mano, in maniera anche molto goffa. Ma prima che possa portarmelo alla bocca, mi afferra il polso e lo trascina verso di sé, guardandomi negli occhi. « Magari su di te ha un sapore migliore. » la sua voce è calda come non l'ho mai sentita.
Mi arriva dritta da qualche parte, non so nemmeno io dove, forse ovunque. Mi lascia stordita, con le labbra schiuse e il respiro rallentato.
Senza distogliere lo sguardo dal mio, lecca il sale dalla mia mano.
Il piercing graffia la mia pelle provocandomi la pelle d'oca e un brivido intenso lungo la schiena che non riesco a reprimere.
Lui se ne rende conto, e sorride tra sé, per poi lasciarmi andare la mano e afferrare lo shot, bevendolo tutto d'un sorso.
Non riesco a collegare cervello e muscoli, per cui resto immobile, con la pelle che brucia lì dove è passata la sua lingua.
Non pensavo di poterlo pensare, ma voglio risentire la sensazione del metallo sulla pelle.
Credo che Amanda avesse ragione. E se stiamo parlando solo di una mano, allora il resto...
« Tocca a te. » afferma lui, come se nulla fosse successo. Mi cede la sua mano, dove ci ha messo il sale e aspetta che io mi muova, interrompendomi dai miei pensieri poco consoni e poco lucidi.
Maledetta tequila scadente.
Gli afferro il polso con una decisione che non mi appartiene affatto e che probabilmente è dettata dall'alcol.
Esco la lingua e passo sulla striscia di sale, sulle sue lentiggini.
Le sue dita si stringono attorno alle mie.
Ed io mi ci aggrappo come se potessero evitare la mia caduta, che sono sicura, avverrà a breve.
Mi porge il bicchiere e io con l'altra mano lo afferro e mando giù, sentendo ormai la gola in fiamme.
Le nostre mani sono ancora strette l'una all'altra.
La sua è forte, mi stringe ma senza fare pressione. E quando lascio andare lo shot e lo guardo, le labbra sono incurvate all'insù.
« Buona? » gli domando. Ho il fiatone. Neanche se avessi corso una maratona.
« Decisamente buona. » soffia sull'ultima parola, e quel fuoco che sento divampare nella gola, si sparpaglia per il restante del mio corpo.
« Andiamo a giocare. » biascico, cercando di recuperare un po' della lucidità che mi resta.
Ho sempre promesso ad Amanda che la mia prima sbronza sarebbe stata con lei. E invece sono qui, con un gruppo di ragazzi conosciuti da poco, con una nuova amica dai capelli fiammanti e dalla lingua lunga, e con il ragazzo che mi sta mandando in pappa i pensieri.
Mi rendo conto di avere ancora la sua mano stretta nella mia solo quando torniamo verso gli altri, che però fanno finta di nulla.
« Sai giocare, Winter? » mi domanda Nate, porgendomi una palla.
Charlotte è troppo ubriaca per proferire parola, e se ne resta seduta accanto a Joshua, borbottando qualcosa che non arriva al mio orecchio.
Ed è allora che mollo la presa su Charlie e stringo le dita nei buchi giusti dell'ovale. « No. Ma ci provo. »
Da dove viene fuori questo coraggio, ragazza?
Con una leggerezza incredibile, cammino spedita, per poi tirare senza neanche prendere la mira.
La palla rotola, rotola, e rotola ancora. E poi...
« La fortuna dei principianti! » Tyler borbotta con le mani piantate sui fianchi.
I birilli sono caduti tutti, uno dietro l'altro.
Non ci posso credere.
Io esulto come se avessi vinto la coppa del mondo e mi giro per dare il cinque a chiunque, e quel chiunque è Charlie che mi sorride sornione.
« Brava. » quel suo sorriso mi riaccende il fuoco, leggermente assopito in quell'attimo di fugace leggerezza.
« E' colpa della tequila scadente. » è un sussurro appena percettibile il mio, mentre me ne sto lì, con le dita intrecciate alle sue, più vicina di quanto il buon senso permetterebbe.
Lui continua a sorridere, e un suo braccio si stringe attorno ai miei fianchi. « Certo. È assolutamente colpa della tequila scadente. »

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