17.

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« Spazio alle donne, gente! Levate di torno i vostri bei culetti. » Charlotte mi tira dietro di sé, facendosi spazio tra un gruppo di ragazzi. Imbarazzata, la seguo, guardando le facce degli amici di Charlie, una ad una.
Il ragazzo biondo che poco fa ha preso il posto di Charlie nella partita a biliardo, raddrizza la schiena non appena ci vede, e i suoi occhi si illuminano alla vista di Charlotte. « L'unico culo che ti piace è il mio, lo sanno tutti. » sorride a trentadue denti, le guance paonazze. Ha un che di tenero, questo ragazzo, sarà l'espressione? Il sorriso? O il modo simpatico in cui ha pronunciato una frase provocatoria?
Charlotte finalmente lascia andare la presa sul mio polso e gli toglie la stecca dalle mani, passandogli davanti col mento all'insù. Dimena leggermente i fianchi nel camminare, ma lo fa per provocarlo, perché sa che lui la guarderà. E infatti, gli occhi del biondo si posano sul fondoschiena della sorella di Charlie.
« Non fare il maleducato, Joshua, e presentati alla nostra nuova amica. » sbatte le ciglia, e nel pronunciare la frase, si china sul tavolo da biliardo, dando le spalle al biondo, consapevole di tutta la sua attenzione su di sé. « Vieni qui, Winter. Ti faccio vedere come fare il culo a mio fratello! » si rivolge di nuovo a me, e mi scocca un occhiolino.
« Josh! Smettila di fare quello che stai facendo, e porta gli occhi a me. » Charlie si avvicina, le mani ancora calate nelle tasche dei pantaloni di tuta e un mezzo sorriso divertito indirizzato verso il suo amico.
Hanno un modo particolare di scherzare, eppure, a primo impatto, queste persone mi piacciono.
« E Charlotte, ti sarei grato se la smettessi di pensare, anche solo per un minuto, che riuscirai a battermi. »
Alle parole del fratello, Charlotte alza gli occhi al cielo. Poi lancia un tiro perfetto, centrando la pallina nel buco del tavolo. Solleva le sopracciglia come a dire ' visto? ' .
« Ciao, io sono Joshua. Compagno di squadra e di avventure di Charlie. Sono sicuro che ti avrà parlato moltissimo di me. » il ragazzo biondo mi si avvicina. È più muscoloso di Charlie. I suoi bicipiti sono stretti in un maglioncino nero piuttosto aderente, che mette in risalto il suo fisico. I capelli sono biondi, ricordano un campo di grano.
La sua pelle sembra abbronzata, anche se con questo clima non si direbbe.
E quando gli stringo la mano, la sua è calda, quasi bollente.
Wow.
Me la stringe allegramente, senza smettere di sorridere. Emana solarità da tutti i pori. Sembra la versione maschile di Amanda.
Già, Amanda. Dovrei tornare da lei. E dovrei dirlo a Charlie che mi piacerebbe restare qui con loro, piuttosto che tornare a quel tavolo triste.
Ma è la mia migliore amica, e non posso lasciarla in questo modo, quando si è fatta in quattro per farmi uscire e presentarmi persone.
« Ciao, Joshua, mi chiamo Winter. » gli sorrido anch'io, improvvisamente a mio agio con questo bel ragazzone dal sorriso gentile.
Sto per dirgli che in realtà Charlie non mi ha parlato affatto dei suoi compagni di squadra. Mi ha parlato della sua famiglia. Ed ora ricordo il nome di Charlotte, in una nostra conversazione la prima sera che siamo usciti.
« Non le ho raccontato di quanto sei buffone. Preferivo ti conoscesse di persona per verificare da sé quanto sei cretino. » Charlie compare alle mie spalle, passandomi un braccio sulle spalle e attirandomi a sé. Protettivo. E anche un po' possessivo.
Mi incastro sotto il suo braccio e senza volerlo, gli afferro il bordo della camicia, stringendolo nel pugno.
Lui avverte la mia stretta, e mi accarezza la spalla con il pollice.
« Charlie ama bullizzarmi dalla mattina alla sera. » Joshua solleva le spalle, chiudendo appena gli occhi. Ha le ciglia lunghissime e anch'esse bionde. Le labbra carnose perennemente sollevate in un sorriso.
« E' vero. Confermo. » Charlotte si rialza dal tavolo di biliardo, dove ha segnato altri due tiri. Si appoggia col sedere al bordo e rigira la stecca tra le dita, probabilmente consapevole di essere stupefacente in ogni movimento che compie.
« In realtà tutta la famiglia Evans mi bullizza. » Joshua si volta verso di lei, che in risposta si inumidisce le labbra. « Tu sei la nostra mascotte, tesoro. »
« Scusali, sono degli idioti patentati. » Charlie si china verso il mio orecchio, sfiorandomi la tempia con la punta del naso. Mi ritrovo a un palmo dal suo petto, ad annusare ossessivamente il suo profumo.
« Io vorrei tanto restare. Ma sono con Amanda. E lei mi sta aspettando. » biascico, sollevando gli occhi su di lui.
Charlie annuisce, senza smettere di accarezzarmi la spalla. So che capisce. Perché l'espressione che mi rivolge non ha traccia di risentimento o di delusione.
« Ti riaccompagno al tavolo. » sussurra, staccandosi appena da me.
« Grazie » gli sorrido timida, per poi afferrarlo per un braccio, come se volessi aggrapparmi a lui.
Quel gesto lo sorprende. Osserva la mia mano stretta attorno al suo gomito e solleva gli angoli della bocca.
In realtà sono sorpresa anch'io, ma non so spiegargli ne a lui ne a me stessa, la sensazione di sicurezza e di calore che avverto quando è con me.
Mi fa cenno di seguirlo, mordicchiandosi il labbro inferiore. Saluto Charlotte e Joshua, promettendogli di rivederci presto.
Ma prima di abbandonare il gruppo, Charlie si china ancora verso di me. « Posso almeno presentarti il resto della combriccola? Una cosa veloce, poi ti lascio libera. »
Annuisco. « Va bene » e dopo essersi accertato della mia sicurezza, mi trascina verso il gruppo di ragazzi che ho superato prima con Charlotte. Sono poggiati ad un altro tavolo di biliardo e sorseggiano birre. Sono quattro in tutto.
« Lui è Cade, mio fratello, il secondogenito. » Charlie mi indica un ragazzo dai capelli rosso fuoco, più simile a Charlotte che a Charlie.
Alto, muscoloso, anche troppo. Occhi verdi e lentiggini ovunque.
Il ragazzo solleva un braccio verso di me. « Ciao, Winter. »
Ricambio il saluto, promettendomi di domandare a Charlie come facciano i suoi fratelli a conoscermi.
« Christian, il più grande. » Charlie mi indica un ragazzone alto, dalle spalle larghe e dalle lentiggini più evidenti tra tutti i suoi fratelli. Capelli rossi, un marchio di famiglia mi sembra di capire, e occhi castani.
È seduto su uno sgabello, una bottiglia di birra in mano. La solleva in segno di saluto.
« Lui invece è Nate, un altro mio compagno di squadra. » questa volta mi indica un altro ragazzo, dai capelli biondo scuro, occhi marroni e un sorriso smagliante. « Ciao » mi saluta allegramente dopo aver tirato al biliardo.
L'altro ragazzo, quello contro cui evidentemente sta giocando, lancia un fischio d'irritazione. « Oh merdaccia! »
« E lui è Tyler, un altro compagno di squadra. » il tono di Charlie si colora di rimprovero, evidentemente per la parolaccia dettata dal suo amico.
Mi chiedo se tutti rispondano agli ordini di Charlie, perché si trasformano in adorabili agnellini al suo cospetto. « Oh, ciao Winter. Scusa per la parolaccia. » mi sorride. Ha capelli scuri, molto corti e rasati ai lati e occhi tenebrosi.
Saluto tutti, e infine ci avviamo verso il mio tavolo.
Intravedo Amanda guardarsi in giro, un velo di preoccupazione negli occhi. Peter e Colton che se la ridono. E non ho più voglia di tornare da loro. Ma non ho altra scelta.
« Toglimi una curiosità. » afferro Charlie per un polso, lasciando scorrere le dita lungo l'avambraccio.
I suoi occhi verdi mi inchiodano, mentre lo fermo a metà strada.
« Perchè tutti sembrano conoscermi? »
Credo si aspettasse la mia domanda. Lascia saettare lo sguardo verso di loro, e ho paura che dopo li rimprovererà per la poca riservatezza.
« Te l'ho già detto. Ti conosco da tempo. »
Scuoto il capo. Non me la bevo. « Tu mi conosci, ma io no. E non parlo alla mia famiglia di una persona che conosco soltanto di vista. »
Charlie solleva gli angoli della bocca all'insù, sorpreso del mio improvviso coraggio nell'affrontare la situazione.
« Non è il momento delle verità, Winter. Possiamo parlarne la prossima volta? »
Fa per andarsene, ma le mie dita si aggrappano al suo polso.
« Voglio sapere la verità. Me la devi. »
I miei occhi restano seri. Voglio che mi dica cosa c'entro io con la sua famiglia.
Non voglio segreti. Ne ho già troppi sulle spalle da dover gestire, ogni giorno. Non me ne serve un altro.
Lui si tortura le labbra, inumidendole.
« Hai ragione. Te lo devo. Ma non qui. Non è il momento adatto per una conversazione del genere. Non davanti a tanta gente, in un locale ridicolo. Per favore, Winter. »
Sospiro, per poi lasciargli il polso. « Va bene. Ma la prossima volta mi dirai tutto. » dopotutto ha ragione. Non è il posto e il momento adatto.
Ci salutiamo, promettendoci di scriverci e di sentirci presto. E ho capito, ormai, che è un uomo di parola, e che manterrà la sua promessa.
Lo vedo allontanarsi e tornare dai suoi amici.
Ma non voglio restare concentrata su di loro.
Mi avvio a passo spedito al bancone del bar, dove recupero il mio ordine. Le patatine saranno fredde. Poi torno al mio tavolo.
« Dove diamine sei finita? » mi domanda Amanda, le guance rosse per la preoccupazione e l'espressione seria.
Intuisco che non ha visto dove fossi stata fino ad ora, per cui decido per una bugia, almeno, qui davanti a Peter e Colton. Più tardi le dirò la verità.
« Scusami. Ho ordinato le patatine e nel mentre sono andata in bagno. C'era una fila pazzesca. » prendo posto al mio tavolo e le allungo le patatine, in segno di pace.
Lei mi scruta, e decide di credermi. Sa che non le mentirei mai. E il mio senso di colpa accresce sempre di più, fino a riportarmi nel mio solito stato di disagio.

Come le notti in AlaskaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora