La seduta dallo psichiatra

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Mi sono sempre chiesta quale fosse la differenza tra psicologo e psichiatra, ma alla fine non è poi così importante, non ho più voglia di saperlo. Magari sono due nomi diversi per chiamare delle teste di cazzo, oppure uno dei due ha studiato di più.
La mia seduta dallo psichiatra sta per iniziare, mi avvio verso la stanza e apro la porta senza bussare. Ho appena fatto colazione con "latte e medicine" e mi sta risalendo anche l'inferno dallo stomaco, giuro che sto per vomitare.
La stanza sembra un obitorio, è piena di cassetti incassonati al muro, vicino alla piccola finestra di forma esagonale vi è appeso un quadro abbastanza pietoso. Una scrivania è attaccata alla parete e ci sono due sedie messe l'una avanti all'altra. Il dottore è seduto su una di quest'ultime e mi invita a sedermi rimproverandomi di non aver bussato.
"C'era il pericolo che ti trovassi a scopare la suora nella scrivania?" Rispondo.
Adesso mi sta guardando malissimo, ma non mi importa; non ho nulla da perderci.
"Siediti" mi dice.
Lo faccio e inizio a mangiarmi le unghie.
"Allora signorina, come stai?"
"Non potrei star meglio, mi creda. Chi non vorrebbe vivere in questo porcile? Non lo dico in senso figurativo, è esattamente un porcile. Lei dottore è il primo maiale, che si scopa la suora. Lei in questo caso è la scrofa. Poi c'è lercio e odore di piscio ovunque. Noi altri non abbiamo un ruolo preciso, diciamo che siamo persone cadute nel porcile, e non riusciamo ad alzarci e andar via perchè la merda che c'è qui dentro è così appiccicosa.."
"COME TI PERMETTI PICCOLA INSOLENTE!CHI CREDI DI ESSERE?" Mi urla, sbattendo la mano sulla scrivania e protendendosi in avanti.
Adesso c'è un centimetro di distanza tra i nostri nasi.
Tiro indietro la testa e gli sputo dritto in viso.

Mi afferra per i capelli e inizia a tirarmeli, mentre mi fa cadere dalla sedia.
Sta cercando di spogliarmi, mentre mi dimeno con le gambe e gli tiro calci.
Sono debole, non riesco a bloccarlo.
Mi tira su il camice con una mano, mentre con l'altra mi comprime la testa contro il pavimento.
Sto urlando, sto chiedendo aiuto con tutta la mia voce, continuo a strillare ma nessuno viene ad aiutarmi.
Adesso la sua mano si è spostata sulla mia bocca, me la sta tappando per bene.
Mi apre le gambe e sento qualcosa entrare bruscamente tra di esse. Fa male, fa malissimo. Sono completamente bloccata, l'unica cosa che posso muovere sono le mani, inizio a graffiarlo facendolo sanguinare.
"Brava bambina" mi dice, avvicinandosi al mio collo e baciandolo
La sua mano si sposta nel mio mento, ora posso urlare.
"AIUTO! AIUTO! PORCO SCHIFOSO, LASCIAMI!"Sbraito.
Qualcuno sta tentando di aprire la porta, ma è chiusa a chiave.
Lui continua a infilare e sfilare il suo pene, molto violentemente. Mi guarda negli occhi per bene, prova piacere nel vedermi soffrire.
Il dolore è lancinante, sto piangendo.
"Ti piace?" Mi chiede
"Ti prego, smettila" Rispondo
Si è tolto di colpo, sento qualcosa colare dal mio corpo.
Mi alzo improvvisamente, sto perdendo sangue insieme ad una sostanza bianca.
Non faccio in tempo a realizzare quello che sia successo, che una scarica di adrenalina mi percorre il corpo.
Mi avvento su di lui e lo colpisco violentemente in viso con un'abat-jour.
Continuo a colpirlo e riesco a spingerlo facendolo cadere per terra.
Nel frattempo, prendo velocemente una penna da un barattolo, mi inginocchio vicino al suo corpo tenendolo fermo per il collo con una mano, mentre con l'altra impugno la penna.
"Ti piace?" Gli chiedo
Lo sto tenendo talmente stretto che a malapena riesce a parlare.
Concentro tutta la mia forza nel braccio con cui stringo la penna e la scaglio contro il suo occhio destro.
Sta sanguinando.
Mi rialzo. Lui sta strillando e i suoi strilli sono interrotti da colpi di tosse.
Non sono ancora soddisfatta. Mi metto in piedi davanti a lui e sferro una decina di calci contro i suoi testicoli.
"Adesso ti sarai svuotato per bene, dottore."

Lui continua ad urlare e ad insultarmi, ho aperto la porta con la chiave che giaceva sul pavimento.
Fuori ci sono tre suore che ci guardano sconvolte.
"Che cosa è successo?" Mi chiede una di loro,terrorizzata.
Adesso mi sto rendendo conto di tutto quello che è potuto accadere in un'ora.
Ho ricominciato a piangere.
Lei mi porta in cucina mentre un'altra chiama i soccorsi.
"Che cosa ti ha fatto? Dimmi!" Mi chiede, mentre prepara il thè.
Con voce tremolante le racconto tutto quello che è successo, lei continua a guardarmi scioccata. Una volta che ho finito di raccontare mi stringe forte a sé e mi sussurra: non preoccuparti, piccola. In inferno c'è un posto anche per lui.

È arrivata un'ambulanza, lo stanno portando in ospedale.

Mental hospital {Completata}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora