🌙DUSTIN⭐️

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Avevamo suonato divinamente in orchestra.
Di lì a breve avremmo saputo i risultati di quella mattina.
Luna aveva un sorriso stampato in volto, e speravo che gli sarebbe rimasto.
Non appena iniziarono con la premiazione nominarono subito lei e le altre due ragazze di pianoforte, con le quali, aveva eseguito il brano insieme.
Le avevano dato soltanto un attestato di partecipazione?
No, non poteva essere vero.
Mi girai subito a guardarla.
Non sorrideva più, però non stava neanche piangendo.
Stava trattenendo tutto dentro.
Le sue mani erano poggiate sui braccioli della poltrona del teatro.
Presi la destra stringendola.
Ma non si voltò a guardarmi.
Mi avvicinai e le sussurrai all'orecchio:
"Sei la mia violinista preferita, Stellina"

Non appena uscimmo dal teatro la vidi scoppiare in lacrime sulla spalla di Iris, e Nicole cercava di consolarla accarezzandole la schiena.
Preferii non intromettermi per una santa volta. Però avrei voluto portarla da qualche parte per farla tornare di nuovo felice.
Ma certo le stelle.
L'avrei portata in spiaggia.

Bussai alla loro porta e mi aprì Nicole
"Sta ancora piangendo?"
"È sul suo letto. Entra"
Spalancò la porta e oltrepassai la soglia.
La trovai a pancia sotto con la faccia sul cuscino intrinso di lacrime.
"Va avanti così da un ora ormai. Contiamo su di te"
Iris mi diede una pacca sulla spalla incoraggiandomi.
Mi spostai vicino a lei.
"Ehi...Luna. Ti va se...andiamo al mare?"
Non ottenni risultati, perché continuò a piangere.
"Ti porto a vedere le stelle"
Niente.
"Se non ti alzi da questo letto e la smetti di piangere per quello stupido concorso giuro che ti prendo di peso e ti porto di sotto"
Non mi rispose neanche quella volta.
"Ok, l'hai voluto tu"
La presi in braccio come avevo fatto il giorno prima.
"E va bene lasciami adesso!"
La riportai con i piedi per terra.
"Dammi solo il tempo di cambiarmi"
Le bloccai il passaggio con il braccio.
"Questo vestito va benissimo"

Arrivammo in spiaggia, ci tolsimo le scarpe e scendemmo quei sei gradini che ci separavano dalla sabbia.
Il mio sguardo finì nell'oscurità, dove intravidi una palla da calcio.
Non potevo farmi scappare quell'occasione.
Mi recai in quel punto è vidi che era ben gonfia quindi avremmo potuto giocarci.
"Ehi Luna!"
La feci voltare verso di me
"Ti va di giocare"
Non attesi la sua risposta e iniziai a disegnare un mini campetto di calcio sulla sabbia.
"Ti piace vincere facile?"
Le rivolsi un occhiata
"Non so giocare, ma se proprio ci tieni"
"Ci andrò piano non preoccuparti"
Iniziammo a giocare.
Caspita era proprio negata.
Non era riuscita a parare nemmeno una palla.
Se l'avessi lanciata con forza le avrei rotto di nuovo il setto nasale.
"Mi avevi detto che non sapevi giocare, ma non pensavo fino a questo punto"
"Stronzo"
Lasciò il campetto che avevo disegnato e si andò a sedere in riva al mare.
Lasciai la palla e la raggiunsi.
"Scusami, non volevo offenderti, volevo soltanto farti ridere"
Mi girai verso di lei:
Aveva sistemato le gambe in modo che il suo vestito rimanesse dov'era, il suo sguardo invece era perso nel cielo
"Dimmi che ti senti meglio"
"Si, un po' " disse, poi si asciugò le ultime lacrime che le rimanevano sul viso.
Mi sedetti nel suo stesso modo e anche io iniziai a fissare il cielo.
Poi la mia mano iniziò a giocherellare con l'unica ciocca di capelli che non aveva inserito nella coda di cavallo.
E devo ammetterlo, mi dava un po' fastidio non vederla con i capelli sciolti.
Mi avvicinai all'elastico che glieli raccoglieva, era nero con un fiocchetto.
Non esitai a levarglielo per lasciarglieli liberi.
Lei non fiatò, quindi continuai per la mia strada.
"Posso farti delle trecce?"
Adesso volevo legarglieli?
Non mi capivo più neanche io
"Sai farle?"
"No, ma potrei imparare"
"E va bene signor voglio farti le trecce solo per toccarti i capelli. Ti insegnerò io"
Prese metà dei suoi capelli e iniziò ad intrecciarli.
Non mi perdevo nemmeno un passaggio.
"Ora tocca a te"
Presi l'altra metà e iniziai ad intrecciarli anch'io.
"Fatto"
Luna guardò le due trecce confrontandole.
Inutile dire che quella che aveva fatto lei era mille volte meglio della mia.
"Per essere stata la tua prima volta, devo dire che non è venuta niente male"
Le sorrisi, poi abbassai lo sguardo e vidi che sulla sabbia aveva inciso le nostre iniziali.
Volevo baciarla il prima possibile.
Mi rimisi accanto a lei.
Con una mano le girai il viso verso di me.
Mi accorsi che nonostante avesse pianto, aveva il trucco ancora in ordine
"Come mai anche se piangi hai ancora il mascara?"
"Perché io non mi trucco"
"Bhe, un motivo in più per essere bellissima"
E con il sorriso sulle labbra ci baciammo ancora una volta.
Ci carezzammo i capelli a vicenda.
Aprii gli occhi per poterla guardare, ma notai un bagliore alle sue spalle.
Mi staccai dal bacio lasciandola bloccata in quella posizione e corsi a vedere.
Era una pietra colorata che rifletteva la luce della luna.
La raccolsi e tornai da lei per potergliela regalare.
"Tieni"
Gliela porsi
"È per te"
Lo guardò stupita
"È un sasso colorato porta fortuna" spiegai
A giudicare dal suo sguardo, la fortuna non le serviva, le bastavo io.
Non era contenta di aver interrotto quel bacio.
Mi sedetti nuovamente accanto a lei e continuammo a guardare le stelle.
Ad un tratto la sua teste cadde sulla mia spalla. Si era addormentata.
Senza farla svegliare la presi in braccio.
Non appena mi alzai, dalle tasche del vestito le cadde il telefono.
Mi piegai per raccoglierlo.
Il mio cuore esplose, quando vidi che nella cover aveva messo la margherita che le avevo regalato sul autobus e accanto un bigliettino con un cuore rosso.

Questa volta ad aprirmi la porta fu Iris.
"Stavate dormendo?"
"No eravamo sveglie. Ci pensiamo noi a lei"
"Oh no, non vorrei disturbare ulteriormente. Preferisco pensarci io"
"Ok, entra pure"
Andai in bagno per poterle lavare le gambe, i piedi e le mani piene di sabbia.
La asciugai con cura e la portai sul suo letto.
Il suo pigiama era sul comodino.
Le infilai i pantaloncini del pigiama senza guardare.
Poi le levai il vestito e le misi la maglietta.
Le rimboccai le coperte e le posizionai tra le braccia la balenottera azzurra.
Prima di andare via, posai il suo telefono sul comodino, e le diedi un bacio sulla fronte.
"Dormi bene, Stellina" sussurrai.

L' amore e le stelle Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora