🌙DUSTIN⭐️

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"Buongiorno tesoro, e buon diciottesimo compleanno!"
Nella stanza entrò mia madre con un vassoio in mano.
Non mi portava mai la colazione a letto, ma visto che quel giorno non avrei potuto festeggiare in grande per via della mia partenza, voleva fare un gesto speciale per me.
Si sedette sul letto e io sprofondai sotto il suo peso.
Mi posò il vassoio sulle gambe.
"Hai già fatto le valigie?"
"Si mamma, ho già fatto tutto"
"Mangia tutto e sbrigati. Alle nove e mezza in punto ti voglio in auto"
"Va bene"
Mia madre uscì chiudendo la porta.
Osservai il vassoio.
Aveva preparato i pancake e li aveva conditi con sciroppo d'acero e frutti di bosco. In oltre in un bicchiere c'era anche del succo d'arancia ghiacciato.

Misi una semplice maglietta bianca e dei jeans larghi.
Pettinai i miei capelli dorati e misi due gocce di profumo.
Controllai per l'ultima volta di non aver dimenticato niente.
Adagiai il completo elegante che avrei indossato quella sera nella valigia senza farlo stropicciare.

La partenza era prevista per le dieci e mezza, ma i miei genitori volevano che almeno per quella volta nella mia vita non facessi tardi.
Nello spiazzale in cui avremmo dovuto trovare l'autobus, c'eravamo soltanto noi e un altra auto.
L'auto della persona più puntuale al mondo.
Da quella vettura bianca vidi scendere la signora Ros.
Era la bidella della nostra scuola, ed era amata da tutti.
Dopo pochi secondi, dalla stessa auto, scesero anche Luna e un signore con i capelli e la barba bianca.
Dovevano essere i suoi nonni.
Parcheggiammo e scesimo dall'auto anche noi.
Luna iniziò a venire verso di me.
Aveva indosso dei pantaloncini di jeans e una camicetta corta con una fantasia a fiori.
I suoi lunghi capelli mossi le ricadevano sulle spalle.
I suoi occhi erano verdi come due smeraldi.
"Ciao"
Mi salutò mentre si fermava a qualche passo da me.
"Buongiorno"
Si voltò per salutare anche i miei genitori.
"Ciao, tu...sei Luna giusto?"
Era ovvio che mia madre sapesse chi fosse, gliene avevo parlato almeno un miliardo di volte.
"Si, sono io"
"Oh cara, sono così felice di conoscerti.
Dustin ci ha parlato veramente bene di te"
La sua espressione si fece incredula, e il suo sguardo scivolò su di me, che abbassai subito la testa.
Sapevo che mia madre voleva solo aiutarmi, ma così non lo stava facendo.
"Ad ogni modo, sapevo che oggi era il tuo compleanno...quindi, auguri!"
"Grazie"
Alzai lo sguardo e le rivolsi un sorriso che lei ricambiò.
Era arrivato l'autobus, e non appena parchegiò, Luna si voltò per andare a salutare i suoi nonni.
Mia madre si avvicinò e mi diede un bacio sulla guancia.
"Divertiti e sta attento"
Mio padre mi diede una pacca sulla spalla.
"Ci mancherai"
"Anche voi mi mancherete"
Mi voltai definitivamente e mi avviai verso l'autobus, dove fui raggiunto da Luna.
Il professore di Arte aveva iniziato a chiamare l'appello.
"Quasi dimenticavo"
Si sfilò lo zaino dalle spalle e aprì la zip.
Da dentro di esso prese un pacchetto regalo incartato con tutta la cura del mondo.
"Per te"
Me lo porse e io non esitai ad accettarlo.
Non volevo rovinare la confezione, ma dovevo aprirlo.
"So che non è un granché, però ci tenevo a regalarti qualcosa"
Era un braccialetto intrecciato a mano.
Aveva anche aggiunto un ciondolo con una chiave di violino.
"È bellissimo...grazie"
Lo indossai immediatamente.
"...Dustin Moore..."
Mi avevano chiamato per salire sull'autobus.
Andai a posare i miei bagagli e pregai Luna affinché mi dasse anche i suoi.
Alla fine riuscii a convincerla.

Fu un viaggio tranquillo.
Quando arrivammo, iniziammo a perlustrare ogni centimetro della casa.
C'era una piscina enorme, tante piante e fiori, ma soprattutto era in campagna.
Vivere in un luogo isolato, dove gli unici vicini di casa erano le mucche, mi aveva sempre affascinato.
Ma i miei non avevano mai soddisfatto questo mio sogno.
La casa era enorme e ben arredata.
Ma il nostro unico pensiero, era accaparrarsi le stanze migliori.
A me non importava molto, infatti arrivai già a conti fatti.
Rimaneva solo un letto, ed era nella stanza dove dormiva anche Luna.
"A quanto pare siamo nella stessa stanza" dissi, poi entrai nella stanza.
Lei non proferì parola.
Iniziammo a sistemare le nostre cose negli armadi.
Io dovevo stare attento a non farla accorgere di niente.
Intravidimo Iris fuori dalla porta.
"Ehi Luna, puoi venire un attimo?"
Subito si precipitò da lei.
Avevano un legame fantastico.
Si erano conosciute alle medie, ma da allora non si erano più separate.
Erano veramente due spiriti affini.
Sapevo già cosa volesse dirle, ma Iris aveva il difetto di gridare anche quando non doveva.
"Vogliamo fare una sorpresa a Dustin per il suo compleanno...e dobbiamo andare al centro commerciale per prendere il necessario"
"E lo lasciamo a casa da solo il giorno del suo compleanno?"
"Si, non preoccuparti. Adesso vai a prepararti, noi ti aspettiamo fuori"
Rientrò nella stanza con sguardo triste.
Non voleva lasciarmi da solo, per lo più nel mio giorno speciale.
Prese la sua borsa, e prima di uscire definitivamente, si voltò un ultima volta verso di me.
"Allora...ci vediamo dopo"
"A dopo"
Si stava sentendo in colpa.
Non appena la porta di casa si chiuse, fui assalito dall'ansia.
Feci un respiro profondo e guardai l'orario, erano le sei e mezza del pomeriggio.
E doveva essere tutto pronto per le otto.
Aprii la mia valigia e tirai fuori la scatola dov'erano contenute le candele.
Le avevo prese di tutti i tipi: alte, basse, grandi, piccole, a forma di cuore.
E proprio con quest'ultime decisi di creare un cuore più grande al centro della stanza, davanti all'ingresso.
Tutte le altre le sparsi per casa.
Addobbai anche il tavolo della cucina.
In quel momento sentii qualcuno bussare alla porta.
Era il fioraio.
Presi il mazzo di margherite e libri e lo appoggiai sul tavolo aghindato.
Sparsi i petali di rosa per tutta casa, ma soprattutto intorno ai nostri letti, che avevo unito nella speranza che quella sera andasse tutto bene.
Era tutto perfetto.
Mi cambiai rapidamente i vestiti.
Non mettevo spesso quel genere di vestiti.
Mi sentivo più a mio agio con jeans e maglietta.
Ma per lei lo avrei fatto.
Per lei mi sarei anche vestito da clown.
Anche se dubitavo che lei avesse avuto il coraggio di farsi vedere con me conciato come un buffone.
Ma se lei avesse voluto, io lo avrei fatto.
Prima di poter dire che fosse tutto perfetto però, dovevo controllare se dalla finestra si vedesse la luna piena.
La trovai lì a fissarmi, nel cielo che iniziava a riempirsi di stelle.
Spalancai la finestra così che potesse godere di quella vista fantastica.
Stavo morendo dalla voglia di vederla.

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