And I don't even want you back, I just want to know

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"there'll be happiness after you.
But there was happiness because of you too"

Mi sveglio di soprassalto, confusa e con il cuore che batte forte. Ci metto un attimo a ricordare dove sono. L'hotel. Il letto vuoto accanto al mio. Simone. Ieri sera era qui, accanto a me, a consolarmi, come sempre. Ma ora, il cuscino accanto al mio è freddo e intatto.

Mi giro, sperando di trovarlo da qualche parte nella stanza, ma non c'è. Il silenzio mi avvolge come una coperta pesante, mi schiaccia. Dove sarà andato? Mi alzo dal letto, il pavimento è freddo sotto i piedi nudi, e mi dirigo verso il tavolo, dove il mio telefono lampeggia con una marea di notifiche.

Sblocco lo schermo, e le prime parole che vedo mi colpiscono come un pugno. Messaggi ovunque. Commenti, domande, ipotesi. Tutti rivolti a quella storia che avevo postato ieri sera.

Adesso, sotto quella storia , ci sono centinaia di commenti. "Oddio, ma tu e Dadda vi siete lasciati?", "Non posso crederci, erano la coppia perfetta!", "Dimmi che non è vero, vi adoravo insieme".

Chiudo gli occhi, come se potessi spegnere il mondo intero semplicemente smettendo di guardarlo. Ma le parole sono lì, nella mia testa, e non vogliono andarsene. Non posso fare a meno di sentire il peso di tutte quelle persone che ci avevano sempre visti come la coppia ideale. Ma io so la verità. Sotto quella perfezione apparente, c'erano crepe profonde, crepe che non siamo riusciti a riparare.

mi guardo intorno nella stanza, ma non vedo simone da nessuna parte.
Poi sento un rumore provenire dal bagno. Mi avvicino alla porta, incerta, e la spingo appena.

Lo vedo lì, sotto la doccia. L'acqua che scorre sul suo corpo, le gocce che si mescolano ai miei pensieri confusi.

"Uh maro scusa!" esclamo, arretrando di un passo, imbarazzata.

Simone si gira verso di me, con un sorriso malizioso che illumina il suo viso. "Di che, Aurora? Come se fosse la prima volta che mi vedi così." La sua voce è leggera, divertita. "Ti ricordo che lo abbiamo fatto insieme."

Il suo commento mi fa arrossire, e cerco di distogliere lo sguardo. C'è sempre stata questa complicità tra noi, questo modo di scherzare anche nei momenti più strani. Ma ora c'è qualcosa di diverso, qualcosa che non riesco a definire. Qualcosa che mi fa sentire ancora più confusa.

Mi mordo il labbro, cercando le parole giuste. "Scusa... non volevo... stavo solo cercando di capire dove fossi."

Lui spegne l'acqua e afferra un asciugamano, avvolgendoselo intorno alla vita con un'aria tranquilla. "Mi sembrava di ricordare che fossi tu quella che odiava fare la doccia al mattino," dice, avvicinandosi a me con un sorriso. "E poi, pensavo che tu avessi bisogno di un po' di tempo da sola."

"Simone..." comincio, la voce appena un sussurro, "Non so più cosa sento, cosa dovrei fare..."

Lui si mette accanto a me, mettendomi una mano sulla spalla. "Non c'è una risposta giusta, Aurora. Devi solo darti tempo. Non è facile, lo so. Ma ci sono io qui. E ci sarò finché ne avrai bisogno."

Dopo essersi asciugato e avermi lanciato un'occhiata complice, Simone si infila i vestiti con calma. Io faccio lo stesso, cercando di scacciare l'agitazione che continua a ribollire dentro di me. Indosso un paio di jeans e una maglietta, cercando di tenere a bada i pensieri che mi affollano la mente.

Non appena siamo pronti, Simone mi lancia uno sguardo d'intesa. "Pronta a uscire?" domanda, il tono leggero ma con una preoccupazione velata.

Annuisco, anche se non sono sicura di essere davvero pronta. Mi sento sospesa in un limbo, tra ciò che è stato e ciò che potrebbe essere. Ma non posso restare qui per sempre, rinchiusa con i miei dubbi.

ENCHANTED TO MEET YOU//𝓓𝓪𝓷𝓲𝓮𝓵 𝓓'𝓪𝓭𝓭𝓮𝓽𝓽𝓪Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora