Not my fault

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La cella del commissariato era torbida e umida, per non parlare del silenzio tombale della notte fonda.

Aveva passato l'intera giornata in quel posto nella più totale solitudine, se non fosse per le guardie che gironzolavano, in attesa dell'arrivo della sua famiglia.

Sapeva che quel malinteso non gli sarebbe costato molto, la verità sarebbe venuta a galla e tutto sarebbe tornato al proprio posto.

Anche se, tutto dipendeva dall'artefice di quel disastro, il suo compagno di stanza all'università: Xander Ritz

Lo avevano trattenuto diverse ore in commissariato, asfissiandolo con decine e decine di domande, che sembravano intenzionate a riconoscerlo colpevole.

Come ogni fine settimana, al collegio universitario veniva data una festa, e Harry aveva avuto la malaugurata idea di organizzarla nel suo appartamento.

Si era detto, che sarebbe stata una serata tranquilla, per festeggiare la fine del primo semestre, e allievare le tensioni.

La pressione era alle stelle, ormai era risaputo che vi fosse un circolo di stupefacenti, che aiutasse gli studenti a mantenere la propria media alta.

Le prestazioni, a cui aspiravano, erano sovraumane, eppure non impossibile con un piccolo aiuto.

Xander, pur dichiarando di volere semplicemente un ristretto circolo di clienti, era sulla bocca di tutti, e gli affari fruttavano bene.

Harry non c'era mai cascato in quella trappola, si ripeteva che qualsiasi tipo di droga dovesse avere uno scopo ricreativo, non vedeva il motivo di distruggersi per ridursi a leccare suole di scarpe a ogni professore che passasse.

Quella sera pareva star inalando più fumo che ossigeno, e l'effetto non era per niente male.

Gli alcolici gli avevano dato alla testa, aveva perso ogni pudore, tanto da chinare il capo verso quelle polverine invitanti.

Ebbero come primo impatto quello di annebbiargli la vista, catapultandolo lontano da ogni preoccupazione, dove i problemi non avevano modo di esistere.

Ciò, non gli diede modo di rendersi conto, che il piccolo mondo circostante stesse crollando.

Sembrava essere in atto un'intossicazione collettiva, tutti avevano provato di tutto, e i pochi superstiti si precipitarono a contattare chi di dovere.

Perse i sensi, e quando tornò alla realtà, a rimetterlo in piedi fu la polizia, che lo ammanettava elencandogli le accuse contro di lui.

Seppur sfocata la vista, vide decine di agenti che, rovistando, mettevano a soqquadro il suo appartamento, e da ogni centimetro pareva sbucare una sostanza diversa, in quantità eccessive.

Non volle credere ai suoi occhi, non faceva Xander così stupido da nascondere la merce persino fra le sue cose.

Il successo doveva avergli dato alla testa, insisteva nel voler creare la combinazione perfetta di sostanze che portasse l'estasi a un livello superiore.

Fino a qualche ora prima, le considerava solo chiacchiere, ma adesso lo sceriffo lo accusava di gestire una vera propria impresa mirata alla distruzione di altre giovani menti.

Si limitò a negare, negare e ancora negare, non aveva tradito l'amico alle sue spalle, sapeva che lo avrebbe tirato fuori di lì.

I suoi silenzi, però, non gli giovarono, perciò venne trattenuto in centrale in attesa che qualcuno arrivasse per reclamarlo.

Il riccio poté finalmente tirare un sospiro di sollievo quando sentì delle voci familiari percorrere il lungo corridoio.

«Harry!» esclamarono in coro aggrappandosi alle sbarre, con la guardia dietro che li scortati più che contrariato.

Trapped || Larry stylinson Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora