it's a siblings thing

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Esseri meno duri con Louis aveva i suoi benefici, ovvero quello di intrattenersi una conversazione piacevole senza sentire l'esigenza di ferirlo per punirlo in quanto criminale.

Quello che aveva fatto non toccava di certo lui, ma riversava su di lui la sua frustrazione soltanto perché non poteva prendersela col vero colpevole che lo aveva incastrato.

Ormai era chiaro, aveva preso di mira Louis perché non poteva affrontare Xander.

Aveva sentito il bisogno, per tutto questo tempo, di ribadirgli la sua colpevolezza, per non sentire il peso della sua sulla propria pelle.

Risalirono quelle stradine, che a detta di Louis li portavano sempre più vicini alla destinazione, parlando del più e del meno.

«Quindi tu mi stai dicendo che osi lamentarti dell'avere una sorella rompi scatole quando io ne ho letteralmente cinque e un fratellino come se non bastasse?»

Si sentiva incredibilmente in imbarazzo per aver parlato di quanta noia gli desse convivere con tre persone, quando casa di Louis aveva l'aria di essere un centro d'accoglienza.

Finiva sempre per sentirsi un ragazzino viziato, ma lo divertiva il tono in cui Louis smentiva ogni sua lamentela.

«Che cosa vuoi farci? Sono un tipo che necessita molto spazio personale» blaterò come se la figura precedente non fosse bastata.

Louis ridacchiò, aveva l'abitudine di tenere il capo chino quando lo faceva, e per il riccio era una cosa adorabile.

«Io invece adoravo avere le mie sorelle sempre intorno.» dissentì lui, facendosi mentalmente strada fra i ricordi.

Adesso sapeva benissimo quando per la mente gli passasse qualche ricordo, dato il suo increspare un sorriso nella convinzione di non essere notato.

«Se non prestavo loro abbastanza attenzione, si precipitavano verso camera mia minacciandomi di disegnare sui miei poster preferiti, non sai quanti arcobaleni ho cercato in vano di cancellare dal volto di chissà quale cantante...»

A Harry piaceva quel suo modo di raccontarsi, come se lasciasse intendere tanti pezzi di sé parlando di una sua vecchia versione.

Inevitabilmente finiva per citare le sue passioni, le sue preferenze e persino i suoi difetti, ma tutto articolato per bene in un racconto, come se non volesse dare a vedere di starsi aprendo.

Temeva ogni volta quell'istinto di rivolgergli quelle domande tanto profonde che gli passavano per la mente.

Temeva di risultare invadente, e a tratti incomprensibile, come se fosse un lunatico che aveva una visuale distorta delle cose.

Ma alla fine finiva sempre per svuotare fuori il rospo, pur sapendo che, emotivamente parlando, il ragazzo si facesse intimidire facilmente.

Finivano tutte per essere domande assai complesse, sia da formulare, sia a dargli risposta.

«Hai l'abitudine di parlare di te senza mai lasciare gli altri fuori» cominciò a fargli notare.

«Non avevo chissà quale occasione per restare solo per un po'»
«Eppure in carcere ci restavi sempre»
«Lì avevo scelta, prima no» controbatté.

Se c'era una cosa che più gli era mancata durante la sua permanenza in carcere, era proprio la sua intimità.

Invece Louis sembrava vivere in chissà quale universo parallelo pur manifestandosi nelle loro vite.

«Avresti potuto avere tantissimi amici, o comunque tanta compagnia» valutò.
«C'è differenza tra l'avere degli amici e l'avere degli scagnozzi intimoriti dalla tua stessa ombra» controbatté di nuovo.

Trapped || Larry stylinson Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora