You're coming with me

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La lancetta che scandiva il tempo che gli restava da passare lì dentro parve aver smesso improvvisamente di ticchettare.

Si era monito di esplosivi per creare un solco nel pavimento, così da potersi collegare al canale precedentemente scavato da esterni.

Tutto quadrava perfettamente, aveva bisogno di mettersi in contatto con colui che avrebbe creato tale solco.

Aveva camuffato il rumore con le grida dei rivoltosi prigionieri, e doveva trascinarlo con sé perché le telecamere avrebbero ripreso, molto chiaramente, Harry a sorprenderlo, e dunque l'interrogatorio sarebbe potuto andare solo in un verso.

Era sempre stato molto arguto, ma non sarebbe mai stato capace di elaborare piani del genere.

Lui avrebbe potuto sottolineare gli aspetti più singolari delle cose, ma Louis avrebbe sempre scavato più a fondo, le viscere per lui erano facili da raggiungere.

C'era qualcosa di spietatamente incredibile nel suo genio, nella sua capacità d'ottenere sempre e comunque ciò che desiderasse.

Qual era il prezzo da pagare per tale dono? Con quale tormento era costretto a convivere?

La follia era pur sempre presente in chiunque, solo celata nei meandri, sempre pronta a schizzare fuori una volta persi i sensi, il rigore e la consapevolezza di sé.

In lui no, in lui dilagava senza meta e senza fine, l'unica conclusione plausibile, dato il luogo in cui aveva volontariamente deciso di rintanarsi.

Quel canale era stretto e lungo, e l'aria che riusciva ad attraversarlo era torbida, quasi irrespirabile.

Il tempo passato lì dentro gli sembrò un tempo infinito, sospettava che quel tunnel non avesse fine.

Si ripeteva, e temeva, che di colpo gli avrebbe tirato un destro alla testa, e che lo avrebbe lasciato lì, privo di sensi, a marcire lì sotto, assieme a tanti altre vittime che aveva fatto fuori lì, ciò giustificava l'odore tremendo che emanava quel canale.

Si disse che lì giacevano decine di putridi corpi, e che, losco com'era, si divertiva a fargli visita ogni tanto.

La verità è che creava tanto scenari perché doveva distrarsi da ciò che stava accadendo.

Si lasciava alle spalle una prigione fatta di restrizioni, limitazioni, per abbracciare una prigione fatta di nascondigli e anonimato.

Chi avrebbe mai scelto di vivere in tal modo? Ma infondo non era un suo problema, lui non aveva avuto modo di scegliere.

Si era illuso che Louis gli si sarebbe parato davanti, così avrebbe avuto l'occasione di sgattaiolare indietro.

Ma era pur sempre una volpe, e lo costrinse a camminare avanti, dandogli continui colpi al primo accenno di resa.

Era esausto, ma non osava proferire parola, anzi si stupì del silenzio del suo complice.

Lo divertì il pensiero che probabilmente stesse assistendo a un Louis in pericolo, un Louis in difficoltà, un Louis impaurito da ciò che lo attendeva.

Infondo, pur essendo geniale, nessun piano poteva assicurargli che tutto sarebbe andato liscio.

Se avessero incrociato le pattuglie sarebbero stati spacciati, ma conoscendolo, almeno per quel poco, doveva aver studiato le tempistiche, e stabilito una durata precisa per la rivolta.

Perché fargli tale favore? Cosa ci guadagnavano i prigionieri?

Forse finalmente in quel posto tutti sarebbero tornati a respirare, una volta allonato la spina nel fianco, qual era quel folle.

Trapped || Larry stylinson Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora