Camminarono tutta la notte, nonostante Harry avesse posto in speranza in Louis, non arrivò alcun altro contatto disposto a condurli a destinazione.
L'alba cominciava a farsi spazio a discapito del buio della notte, anche se a detta sua il sole che sorgeva non era così radioso come quello di Londra.
Sentiva le gambe cedere, mentre l'altro manteneva quel passo fiero e scattante.
Ormai aveva smesso persino di rispondergli con tutte le volte che chiedeva quanto mancasse.
Insisteva che mancasse poco, e il riccio cominciò a dubitare del fatto che avessero la stessa percezione del tempo.
Di colpo, però, il maggiore si fermò sul ciglio della strada, lo sguardo rivolto verso una ciottolosa via che sembrava portare verso il nulla.
Era come paralizzato, il suo sguardo emanava però una certa euforia contenuta, come se non credesse ai suoi occhi, come se non riuscisse a credere di trovarsi lì.
«Che ti prende?» gli domandò il riccio, che ormai aveva il fiatone e qualche goccia di sudore che gli rigava il viso.
Louis gli afferrò un polso, e cominciò a tirarlo con sé: «Facciamo una piccola sosta prima di arrivare a destinazione, fidati, ne verrà la penna»
Per quanto stufo del suo spronarlo, era incuriosito da cosa potesse mai nascondersi fra quegli arbusti e quelle strade rocciose.
La stretta di Louis passo dopo passo si faceva più intesa, come se avesse fretta di raggiungere il luogo predestinato.
Tutto d'un tratto, proprio quando stava per arrendersi all'idea che Louis stesse semplicemente facendo una passeggiata sul viale dei ricordi, un ebriante odore d'acqua marina gli inondò le narici.
Quell'acqua salata e lucente non aveva nulla a che vedere con quella del porto, era come se l'uomo lì non avesse mai messo piede.
Non c'erano residui di rifiuti, non c'erano pozzanghere di benzina e petrolio a contaminare quell'azzurra fonte di vita.
Louis gli lasciò il polso per arrampicarsi sugli scogli bianchi, facendogli cenno con il braccio di raggiungerlo.
La quiete regnava, tutto era in armonia con sé stesso, come se si trattasse di un mondo a sé in cui l'uomo non aveva accesso, eppure loro avevano sorpassato quel confine invisibile.
Le onde si infrangevano leggere contro gli scogli, gli stormi di uccelli starnazzavano qua e là, piegandosi verso il basso nella speranza di ghermire qualche innocente pesciolino di passaggio.
Si sentì in pace con sé stesso e con l'ambiente circostante, come se facesse parte di quel quadro dipinto a dovere.
Si lasciò scappare un sospiro di sollievo, era da tanto che non si sentiva così tranquillo pur stando a stretto contatto col mondo esterno.
«È bellissimo, non è così?» domandò l'altro non distogliendo lo sguardo dalla distesa di bitume blu dinanzi a loro.
«Non credevo ci fossero posti del genere in questa città» l'appoggiò il più piccolo, che non riusciva a scandire a parole il suo scalpore.
Ma Louis dovette leggerglielo nei gesti, perché ridacchiò e abbassò lo sguardo, portandosi poi le mani in tasca.
Assunse un'aria un po' pensierosa, come se avesse un groppo alla gola, e allora tanto valeva sollecitarlo a sputare fuori qualcosa.
«È decisamente fuori dal comune, non è da tutti i giorni trovare un posto così! Hai qualche ricordo legato a questo posto?» mormorò.
Harry sperò con tutto sé stesso che riuscisse a contagiarlo con la sua allegria, non riusciva a togliersi dalla testa le parole del rossiccio.
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Trapped || Larry stylinson
FanfictionHarry ha solo ventun anni quando viene accusato ingiustamente per possesso di droga e spaccio, tutto a causa di un malinteso col suo compagno di stanza all'università. In tribunale non riuscirà a difendersi, ma il destino vuole che in carcere faccia...