Do me a favor

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Il vento fischiava leggero, portando con sé il gelido inverno del nord, ma il confortevole bagliore del sole spinse i prigionieri a non rinunciare alla loro ora d'aria in cortile.

Certi giocavano a calcio, chi si allenava, chi invece ne approfittava per consumare decine decine di sigarette.

Scoprì che persino la nicotina era merce rarissima, spesso non avevano soldi per comprarle, e queste diventavano oggetto di scambio per dei favori.

Niall correva all'impazzata per il campo, come se giocasse per la nazionale irlandese, nonostante le quattro mura lo opprimessero.

Era talmente veloce da sovrastare chiunque, e gli altri non erano poi così scarsi.

Liam e Harry erano rimasti seduti in panchina, l'altro fumava mentre il riccio si guardava attorno, così da osservare gli atteggiamenti altrui.

Faceva ruotare lo sguardo un po' ovunque così che nessuno pensasse che li stesse osservando, pochi giorni erano bastati per renderlo un prigioniero provetto.

La sua attenzione cadde inevitabilmente sul ragazzo steso su una panchina, in totale solitudine e l'avambraccio che riparava gli occhi dalla luce sovrastante.

La curiosità lo divorava, come poteva convivere così pacificamente con ciò che aveva fatto? Quanto gli era costato quel gesto? Quanto gli avevano già tolto?

«Liam, toglimi una curiosità, quando parlavate di Tomlinson, che intendevate dire con "pazzo furioso?»

Aveva intenzione di indagare, come se la sapienza lo aiutasse a comtrastare la paura, il che aveva senso.

Liam alzò lo sguardo verso il centro del loro discorso, per poi gettare la sigaretta in terra.

«Che non lo vedi? Te lo ripeto, se solo lo volesse potrebbe mettere questo posto a soqquadro, le guardie sarebbero al fresco e noi ci ritroveremmo armati. È matto da legare, ma è un genio, manipola chiunque e senza alcuno sforzo, e per  questo dà filo da torcere anche alle guardie.»

Non era niente che già non sapesse, ma tutta questa sua personalità sembrava avvolta, quasi nascosta, da motivazioni oscure

«Ha davvero fatto fuori suo padre?» 
«Altra regola curly, non stare in giro a chiedere cosa hanno fatto gli altri.» lo rimproverò.

«Però sì, è la verità, ma girano diverse versioni su come abbia fatto, c'è chi dice che lo abbia fatto in mille pezzi e ne abbia fatto un manichino, chi dice che gli abbia trapanato il cranio, insomma, in qualsiasi modo lo abbia fatto, non ha avuto pietà del suo stesso sangue, lo ha fatto di fronte alle sue stesse sorelle!»

L'ultima era se non altro l'informazione più sconcertante, ciò bastò a farlo fremere nuovamente di paura, nonostante desiderasse l'effetto contrario.

«Come mai ti interessa tanto, ti fa paura?» la domanda lo spiazzò, perché effettivamente non sapeva il motivo.

«E solo che sembra un tipo tranquillo, non riesco a immaginarmelo intento a creare scompiglio, sembra più il tipo da stare nell'angolo a fumare mentre guarda il mondo incerenirsi»

Il castano ridacchiò per la fantasia e tornò a occuparsi di portare il fumo ai polmoni, sfilando un'altra sigaretta dal pacchetto.

Si pose nuovamente l'obiettivo di stargli alla larga, come se avesse una malattia contagiosa, possibile da contrastare.

Niall tornò vittorioso dal campo, completamente sudato ma in piena forma.

«Ho bisogno di idratarmi!» gridò scaraventandosi sulla sua bottiglia d'acqua.

Trapped || Larry stylinson Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora