Torniamo indietro nel tempo, a quando stavamo viaggiando sul treno e avevamo stabilito quel piano che probabilmente ci avrebbe fatti uccidere tutti.
Mentre il treno continuava la sua corsa verso il nostro destino, continuai a pensare che fosse una pessima idea andare dritti a casa in mezzo a quel covo di criminali, quando noi eravamo solamente in sei, pensai che ci servisse un piano migliore di quel suicidio. C'era anche un pensiero, una preoccupazione che mi tormentava: pensavo che il signor Mason si sarebbe fatto uccidere, non era nelle condizioni fisiche ed emotive per affrontare questa situazione, non senza un aiuto.
Mi alzai dal mio posto dicendo di aver bisogno di sgranchirmi le gambe dopo tutto quel stare seduta, quando in realtà volevo restarmene da sola per riordinare le idee. Quella situazione mi causava un forte stress; per un momento temetti di non riuscire a sostenere quella tensione, temendo di crollare da un momento all'altro.
Me ne stavo da un po' a fissare fuori da uno dei finestrini del corridoio del vagone, quando mi sentii toccare la schiena da una mano delicata a me tanto familiare. Era Maud, che preoccupata per me era venuta a vedere come stessi. Era così tenera a preoccuparsi per me, non saprei come avrei fatto senza di lei, era così essenziale per me.
<<Sento che qualcosa ti turba>>.
Come sempre riusciva a leggermi dentro.
<<Penso che ci faremmo uccidere>>, le confessai.
<<Lo penso anch'io>>.
<<Ci serve un piano migliore di quello che abbiamo>>.
<<Hai qualcosa in mente?>>.
<<Forse, e probabilmente è folle>>.
Mi accarezzò il viso sorridendomi. <<Da quando i nostri piani non sono folli?>>. Risi delle sue parole. <<Non lo sono mai stati in effetti>>.
Tornammo dagli altri per illustragli il mio piano, nella speranza che l'avrebbero accettato.Il mio piano consisteva nel mandare a Londra i ragazzi per avvertire la polizia dando loro una lettera scritta dal signor Mason, dicendo loro cosa era successo e illustrandogli il mio piano per incastrare quei due. Il piano era semplice: mentre i ragazzi andavano a Londra con la lettera e una piantina del tunnel disegnata con cura da Maud, per indicar loro la via e poter entrare in casa senza farsi vedere. Noi nel frattempo saremo andati a casa, per poi farci catturare. Sapevo che non ci avrebbero ucciso, non subito almeno. Quei due erano così stupidi e pieni di sé che sapevo che avrebbero cantato come degli usignoli vantandosi delle loro gesta, confessando i loro crimini. E mentre loro facevano la loro confessione, la polizia sarebbe stata nascosta ad ascoltare. Era un piano folle, lo sapevo benissimo e qualunque cosa sarebbe potuta andare storta, finendo male per tutti noi. Dentro di me sperai che sarebbe andato tutto per il miglio, dovevo sperarlo.
Tornando al presente.
Mi risvegliai confusa e disorientata, sentendo un dolore lancinante alla spalla. Quando aprii gli occhi mi ritrovai distesa su un letto riconoscendo la stanza di Maud. Davanti a me si stagliò una figura, la misi a fuoco, ed era la mia dolce Maud che piagnucolava come al solito.
<<Sei ferita>>. Allungai una mano per accarezzarle il labbro spaccato sentendo una fitta alla spalla che mi fece gemere di dolore.
<<Non devi muoverti o farai saltare i punti>>. Mi rimise a posto il braccio sul letto impedendomi di muovermi.
<<Ma il tuo labbro>>, protestai.
<<Il mio labbro guarirà. Ora pensa tu a guarire, restando ferma senza fare sforzi inutili>>.
<<Adesso sei tu a prenderti cura di me?>>.
<<Mi prenderò sempre cura di te>>, mi disse per poi darmi un bacio sulle labbra.
<<Come sta tuo padre, e il signor William?>>.
<<Stanno bene. Fortunatamente il pugnale non ha colpito nessuna arteria importante, solo che papà è frustrato perché era appena guarito e ora dovrà starsene di nuovo fermo per un po'>>.
<<Poverino. Cos'è successo dopo che ho perso i sensi?>>.
<<La polizia è riuscita ad arrestare tutti fortunatamente, ci sarà un processo, anche se l'avvocato di papà dice che verranno sicuramente condannati, è solo una questione burocratica>>.
<<Capisco. Tu come stai?>>.
Sospirò. <<Onestamente? Non lo so. Non avrei mai immaginato che una sola persona potesse architettare un piano del genere. Come può una persona essere così malvagia da uccidere...>>.
<<Non lo so, per me è inconcepibile. Quella donna era accecata dall'odio verso di noi>>.
<<Pensi che la impiccheranno?>>, mi chiese.
<<È probabile, oggigiorno impiccano la gente anche per meno>>.
<<Voglio essere lì quando accadrà>>.
<<Cosa dici?>>.
<<Voglio guardarla mentre muore, come ha fatto lei con mia madre>>. Tornò a piangere.
Allungai il braccio sano per prenderle la mano e stringerla.
<<Non lasciarti sopraffare dall'odio, sii migliore>>.
Si asciugò le lacrime. <<Non è facile>>.
<<Lo so, però i miei genitori mi hanno insegnato a non odiare. Se odi chi ti ha fatto del male non sarai migliore di lui o lei>>.
<<Erano delle persone stupende, e tu sei il loro riflesso>>.
<<Ti ringrazio, ma non penso di essere minimamente un decimo di com'erano loro>>.
<<Non dire sciocchezze, sempre a sminuirti>>. Si allungò per avvicinare il suo viso al mio <<Sei la persona più straordinaria che conosca. Mi hai salvata più di una volta, tu mi hai tenuta in vita con tutte le tue forze. Mi hai salvata in ogni modo umanamente possibile e non solo dalla morte, tu hai dato un senso alla mia vita, mi hai dato la gioia di vivere, facendomi scoprire cosa significhi amare ed essere amati>>.
<<Sei tu che hai salvato me>>, le dissi non riuscendo a fermare le mie lacrime. Ci baciamo, quello fu un bacio pieno di speranze, consapevoli che adesso avremmo potuto finalmente essere felici.

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Miss
Historical FictionLondra 1853, Isobel viveva felicemente con i suoi genitori a Kensington. Suo padre era uno stimato medico e sua madre una famosa scrittrice di libri per bambini. Erano molto felici, ma tale felicità non durò a lungo, finendo in tragedia. Un giorno...