Capitolo X

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Furono giorni interminabili in attesa di notizie sul signor Mason. Maud continuò a ripetermi che suo padre era ancora vivo e che si fosse sicuramente nascosto da qualche parte in attesa di guarire dalle sue ferite.
Una volta mi disse persino che forse aveva perso la memoria durante la caduta e per questo probabilmente non aveva dato notizie di sé. Poteva essere che avesse ragione, non dico il contrario, però da una parte non volevo illudermi per poi soffrirne nel caso fosse realmente morto come avevamo sempre pensato.

Durante l’attesa ci adeguammo alle abitudini della casa per non restare con le mani in mano, nonostante all’inizio il signor William ne fosse contrariato, dicendo che non voleva che ci immischiassimo in certe faccende, però alla fine fu costretto a cedere dopo le nostre continue insistenze. Così ci fece togliere i ricami dai fazzoletti rubati dai ragazzi. Ovviamente Maud, da schizzinosa qual era, si fece dare quelli puliti e non usati dagli ex proprietari. All’inizio non mi importò se fossero sporchi o meno, poi trovai in uno di loro una sostanza viscida e non identificabile, così disgustata presi una tinozza con dell’acqua bollente gettandoli lì. Oltre ai fazzoletti i ragazzi rubavano portafogli di ottima fattura, orologi e libri con rilegature di ottima qualità rubati alle povere persone distratte, erano dei veri e propri maestri in ciò, non facendosi beccare mai.

Oltre a loro, venivano altri ladri a rivendere la loro refurtiva portando oggetti più preziosi: come argenteria, calici, candelieri e perfino dei gioielli rubati nelle case di qualche mal capitato. Il signor William era talmente abile da riuscire a rivendere tutta la refurtiva guadagnando un bel gruzzolo da dividersi con i suoi figli. La sua grande abilità era nel riuscire a togliere dalla refurtiva ogni traccia del suo precedente proprietario. Così noi passammo il tempo, grazie ai suoi insegnamenti e consigli, a togliere le tracce delle persone sulla refurtiva.

Maud quando non era impegnata nelle sue faccende, se ne stava davanti a una delle finestre ad attendere il ritorno dei ragazzi con le notizie su suo padre. Pensai che probabilmente si aspettasse che tornassero insieme a lui. Temevo ancora che avesse un crollo emotivo se avesse ricevuto delle brutte notizie. Non volevo che tornasse in quello stato catatonico, non sapendo se sarei riuscita nuovamente a liberarla.

Andai da lei abbracciandola da dietro, dandole un bacio sulla guancia. Poco mi importava se gli altri ci avessero viste facendosi strane domande. <<Vedrai che presto arriveranno notizie, non temere>>.
<<Sono così in ansia temendo il peggio>>.
<<Non temere>>, le ripetei.
<<Sta passando troppo tempo>>, sospirò affranta.
<<Ci vorranno almeno due settimane per avere delle notizie>>.
<<Lo so, però l’attesa è così snervante. Restare qui senza poter fare nulla non fa che peggiorare le cose e il mio stato d’animo>>.
<<So che non è facile, anch’io smanio nel voler far qualcosa. Se fosse per me partirei io stessa a cercarlo, però dobbiamo fidarci delle capacità dei ragazzi. L’hai sentito il signor William, sarebbero capaci di trovare un ago in un pagliaio. Lui si fida di loro e anch’io>>.
<<Non dubito delle loro capacità… e se fosse morto? Come farei? Come faremo?>>. Iniziò a piangere.
La strinsi più stretta a me per confortarla. <<Se dovessimo ricevere brutte notizie ce la caveremo da sole, ci basteremo. Non abbiamo bisogno degli altri o di quale ricchezza per essere felici o per sopravvivere>>.
<<Non eri tu quella che non voleva che facessi questa vita?>>.
<<È vero, ho sempre voluto il meglio per te, però la cosa che più desidero è averti al sicuro>>.
<<Alla fine qui non è male>>.
Risi. <<Non mi sarei mai aspettata che ti adattassi così bene a questa vita, come sempre mi stupisci>>.
<<Sempre a dubitare di me>>.
<<Hai ragione, chiedo venia. Sei più forte di quanto pensassi>>.
<<Non dimenticarlo mai>>, mi diede una gomitata scherzosa.
<<Ricevuto>>, ridacchiai.
Alla fine si rasserenò non sapendo quanto sarebbe durata questa tranquillità.

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