Era trascorsa una settimana da quando ero diventata ufficialmente la cameriera della signorina e in pochissimo tempo avevamo legato, eravamo diventate inseparabili. Era come se fossimo l’ombra l’una dell’altra. Quando lei si muoveva, io mi muovevo; quando qualcosa la turbava, io lo sentivo. Lei al contempo riusciva a bloccare i miei incubi, come se fosse la mia medicina, così decise che avrei dormito sempre insieme a lei. In qualche modo riusciva a placare il dolore che avevo dentro. Non so, né il come o né il perché, ma era come se fossimo legate da un qualcosa di invisibile, di indefinibile, che non sapevo spiegarmi.
Nel pomeriggio, dopo aver terminato i compiti assegnatoci dal professor Godwin, venne da noi il signor Mason per chiederci se volevamo fare una passeggiata insieme a lui. Sua figlia accettò immediatamente l’invito con gioia. Ogni volta che il padre le proponeva di fare qualcosa insieme, lei si illuminava di gioia. Amava suo padre più di qualunque cosa al mondo. Camminammo ammirando la campagna che si stagliava intorno a noi, il sole stava calando all’orizzonte, regalandoci un cielo di un’arancio splendente che ti lasciava estasiato. Non ci si abitua mai a tale bellezza. Neanche in mille vite.
Mentre ammiravamo il tramonto, il signor Mason si schiari la voce prima di parlare: <<Devo dirvi una cosa, bambine>> fece una pausa mentre noi lo osservavamo attente <<Purtroppo è giunto il momento che io vada, il lavoro mi attende e non posso rimandarlo ulteriormente>>. Rimasi senza parole, non sapendo esattamente cosa dire, sapendo che questa notizia non avrebbe fatto piacere alla signorina. Sapevo come si sentisse triste quando il padre se ne andava via per lungo tempo lasciandola sola. Da canto suo, la signorina stette in silenzio fissando il padre. La osservai mentre guardava il padre con aria ferita e incredula. Forse per una volta aveva sperato che il padre sarebbe rimasto più a lungo, lo speravo anch’io sinceramente. Poi finalmente parlò: <<Come puoi lasciarmi…>>.
Suo padre cercò di abbracciarla per consolarla ma lei scappò via.
Feci per correrle dietro, ma fui trattenuta per un braccio dal signor Mason.
<<Aspetta un attimo, devo parlarti un momento, poi potrai andare da lei>>. Restai ad ascoltarlo. <<Purtroppo è giunto il momento di andar via, non posso restare ulteriormente>>, ribadì. Mentre mi parlava non riusciva a guardarmi negli occhi, come se temesse che gli potessi leggere dentro qualche suo segreto <<Adesso affido a te la mia adorata figlia, sapendo che con te starà bene. Lei con te è più radiosa, più felice, non l’avevo mai vista così. Per questo non smetterò mai di ringraziarti. Quindi te l’affido fino a quando sarò via>>.
<<Sua figlia ha bisogno di lei, più di quanto immagina>>. Non so da dove presi quell’audacia, forse era dovuto al fatto che trovassi tutto ciò così ingiusto. Lei era troppo buona per meritarsi questo. Era così dolce e premurosa. Un angelo sceso in terra.Sospirò affranto. <<Non credere che ignori i bisogni di mia figlia, o quello che accade qui quando io non ci sono…>> lo fissai incredula <<Ecco perché cercavo qualcuno di fidato, che si prendesse davvero cura di mia figlia. Poi dal cielo sei venuta tu nel momento del bisogno>>.
<<Le sue parole mi lusingano, signore>>. Sapevo che voleva dirmi dell'altro ma non ci riusciva. <<C’è dell’altro, vero? C’è qualcosa che volete chiedermi?>>.
Mi guardò fisso negli occhi. <<Proteggi mia figlia>>. Quelle parole in un primo momento mi spiazzarono non sapendo come interpretarle.
<<Certamente, signore>>.
<<Bene, adesso andiamo a cercarla>>.
Questa non ci voleva. Il signor Mason mi aveva trattenuta fin troppo, facendomi perdere le tracce di sua figlia.Probabilmente la signorina aveva usato uno dei suoi passaggi segreti, e io non avevo la chiave per andarla a scovare. Sperai con tutta me stessa di trovarla in casa o in qualche zona esterna dove potevo accedervi. Ma la cercai ovunque invano, così decisi di andare dal signor Mason a chiedergli di aiutarmi a cercarla. Si era fatto buio fuori nel frattempo e vedendo la mia espressione disperata, mobilitò l’intera servitù per cercarla. Purtroppo nessuno la trovò.
<<Benedetta bambina, dove si sarà cacciata>>, esclamò disperata la signora White quando fu anche lei di ritorno dopo una ricerca infruttuosa. Eravamo tutti riuniti in biblioteca.
<<Purtroppo nessuno è mai riuscito a capire dove si nasconda>>, si intromise il marito.
<<Isobel, tu passi molto tempo con lei, sei sicura di non aver idea di dove si sia potuta nascondere?>>, mi chiese disperato il signor Mason. Scossi il capo, anche se gli avessi detto dei tunnel non sarebbe cambiato nulla, tanto non avevo la chiave.

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Miss
Ficción históricaLondra 1853, Isobel viveva felicemente con i suoi genitori a Kensington. Suo padre era uno stimato medico e sua madre una famosa scrittrice di libri per bambini. Erano molto felici, ma tale felicità non durò a lungo, finendo in tragedia. Un giorno...