Capitolo VI

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Passò qualche giorno e avemmo notizie riguardo il nostro nuovo istitutore, e a quanto pareva il signor Mason aveva ritenuto il signor Norris idoneo per noi. E se il signor Mason si fidava di quell’uomo, allora mi sarei fidata anch’io di lui, ma avrei sempre tenuto un occhio ben attento nei suoi confronti. Avevo la sensazione che desiderasse qualcosa di più, ma che cosa? Lo avrei scoperto strada facendo.
 
Quella mattina iniziammo la prima lezione con lui, che fu interessante. Fu una lezione di storia, dove ci parlò della dinastia Tolomaica, che trovai interessante. Ci raccontò che fu una dinastia ellenistica che governò in Egitto dal 305 a.C. al 30 a.C. quando Tolomeo I salì al trono, fino alla conquista dell’impero romano e alla morte dell’ultima regina, Cleopatra. Ci portò fuori a dipingere, cosa che il nostro vecchio insegnante non ci aveva mai fatto fare, visto lui detestava la luce del sole o l’aria aperta in generale, era come un vecchio libro polveroso. Dovevo dire che alla fine non era poi così male come insegnante. Così trascorsero dei giorni tranquilli.

Poi iniziai a notare dei cambiamenti in lui che mi fecero tornare sui miei passi. Avrebbero potuto sembrare insignificanti agli occhi degli altri, ma non ai miei. Iniziò col lanciare occhiate in più alla signorina, occhiate impudenti, poi passò al parlarle con più confidenza, infine, la sfiorava quasi per sbaglio. Le sfiorava un braccio, la spalla, oppure la mano con la scusa di aiutarla nella pittura. Tutto ciò volutamente e sfacciatamente davanti al mio sguardo attento. Era come se cercasse di conquistarla. Chissà, magari anche lui era stato rapito dalla sua bellezza, come biasimarlo d’altronde. Però il mio compito era preciso: far sì che la virtù della signorina restasse intatta, così mi era stato insegnato in quegli anni.

Il signor Mason si fidava di me, non potevo di certo deluderlo a quel modo. Non potevo permettere che lui si approfittasse della ingenuità di lei. Lei era così pura e innocente. Lui invece era un uomo bello che fatto, con degli istinti animali. Perciò mi misi in mezzo in qualunque modo a me possibile. Quando uscivamo per dipingere, lui faceva di tutto per avvicinarsi a lei, così io mi frapponevo fra i due. Quando osava guardarla un attimo di troppo, attiravo la sua attenzione, e quando gli parlava con troppa confidenza, davo un colpo di tosse. Insomma, ce la mettevo proprio tutta per allontanarlo da lei. E la signorina da canto suo, cosa faceva?

Lei a tratti mi parve star al gioco di lui, come quasi lusingata, il che mi apparve strano, non era da lei, dall’altra parte mi parve divertita dai miei comportamenti goffi di separarli, altre volte mi pareva perfino irritata dai miei tentativi di separarli. Forse era interessata a lui? Non riuscivo a capirla. Così un giorno decisi di affrontarla.

Fuori pioveva come al solito, quindi ce ne stavamo nelle sue stanze a giocare a carte per passare il tempo. Ero talmente assorta nei miei pensieri che stavo perdendo, poco mi importava, dovevo sapere a tutti i costi cosa le passasse per la testa.
<<Allora, cosa ne pensa del professor Norris?>>, le chiesi casualmente fingendo indifferenza.
<<Nulla>>, mi rispose fingendo altrettanta indifferenza.
<<Nulla?>>. Ma se civetti con lui, pensai tra me irritata.
<<Nulla>>, ribadì facendo spallucce.
Gettai le carte sul tavolo smettendo di giocare. <<Mi prendete in giro?!>>, sbottai.
Guardò le carte affranta. <<Stavo vincendo…>>, disse mettendo su il broncio.
<<Non ignoratemi!>>.
Mi lanciò uno sguardo di fuoco. <<Cosa c’è, lo vuoi tutto per te?>>. A quella domanda fu come ricevere uno schiaffo in piena faccia. Mi lasciò interdetta. Come poteva pensare che mi piacesse il professor Norris.
<<Vol… volerlo per me?>>, balbettai.
<<Sì!>>. I suoi occhi lanciavano fiamme.
<<Che assurdità andate dicendo. Avete bevuto troppo vino a pranzo per caso?>>.
Si alzò di scatto facendo cadere la sedia per terra facendomi sobbalzare. Non l’avevo mai vista così. <<Vedo come ti comporti quando c’è lui. Smani dalla voglia di attirare la sua attenzione!>>. La guardai incredula. <<Ammetti che ti piace!>>.
<<Piacermi, quell’uomo?>>. Ero disgustata, quasi ebbi un conato al solo pensiero di me e lui insieme. Poi pensai a lei e a quel sogno che avevo fatto, a lei che cercava di baciarmi.
<<Sì!>>.
Mi alzai a mia volta. <<Trovo i suoi modi viscidi. Ci prova spudoratamente con voi, come se volesse la vostra virtù e voi glielo lasciate fare>>.
Cambiò espressione. <<Ah… per questo ti comportavi a quel modo?>>.
<<Ma certo! Che altro pensavate?!>>.
Era rimasta senza parole. Sistemò la sedia, rimettendosi comoda e rimescolando le carte come se nulla fosse accaduto.
<<Allora?>>, incalzai. Dovevo sapere perché lo lasciasse fare.
<<Allora cosa?>>, mi chiese ingenuamente facendomi irritare ancora di più.
<<Vi interessa o no?>>.
<<Certo che no!>>, esclamò indignata <<Giochiamo?>>, cambiò argomento.
<<Mi farete impazzire>>, borbottai più fra me, facendola ridere tra i baffi.

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