Capitolo VII

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Arrivò il giorno della partenza del signor Mason. Aveva ricevuto una lettera da Edimburgo dove gli venivano offerte delle pecore pregiate dalla Scozia, era ottima lana, a detta sua, quindi non poteva lasciarsele sfuggire, così partì lasciandoci di nuovo sole.

Prima di partire però mi prese da parte per dirmi qualcosa.
<<Bambina mia, devo chiederti un favore>>. Aveva un’espressione preoccupata, non l’avevo mai visto così.
<<Tutto quello che vuole signore, sono a sua completa disposizione>>.
<<So di aver assunto il signor Norris sulla base delle sue buone credenziali, però ho come la sensazione che sia interessato a mia figlia>>.
<<Sua figlia è molto bella, penso che qualunque uomo ne sia affascinato>>.
<<Su questo non posso darti torto, anche se questo fa male al cuore di un padre. Però non so, ultimamente ho una brutta sensazione>>.
<<Temete che voglia approfittarsi di vostra figlia?>>, gli chiesi preoccupata.
<<Non so… può darsi di sì, come può darsi di no. Non sono riuscito a inquadrarlo bene come avrei voluto. Ahimè, sono costretto ad andar via nel momento in cui non avrei proprio voluto, ma questo è un affare che accade di rado e non posso farmelo sfuggire. Fortunatamente posso contare su di te e sul tuo aiuto>>.
<<Certo, può contare su di me. Cosa vuole che faccia?>>.
<<Non far perdere mia figlia. Non voglio che sia costretta a un matrimonio che non desidera solo perché ha ceduto alle attenzioni di un uomo>>.
<<Capisco, conti su di me, sarò la sua ombra>>.
<<Conto su di te, non mi deludere>>.
Così il signor Mason partì.

Stranamente, quando se ne fu andato, mi fu consentito di seguire le lezioni insieme alla signorina, nonostante ciò non mi dispiacque continuare a seguire le lezioni del professor Norris. Presunsi che probabilmente la signora Mason avesse dei sospetti sui sentimenti di lui nei riguardi di sua figlia, oppure che il marito avesse parlato anche con lei dicendole dei suoi timori.
In quei giorni il professore sembrò più agitato che mai. Lo vedevamo fare spesso avanti e indietro irrequieto, lanciando spesso occhiate alla finestra, come se stesse aspettando qualcosa. Poi accade ciò che non mi aspettavo; chiese la mano della signorina.

Quel giorno era una bella giornata, aveva finalmente smesso di piovere e il cielo era senza una nuvola, così il professore decise di portarci fuori a dipingere il paesaggio circostante. Mentre dipingevamo, come aveva fatto in quei giorni, era irrequieto, più del solito oserei dire. Mi chiesi il perché di tanta irrequietezza, poi capii.

Mentre eravamo intente a dipingere, improvvisamente si inginocchiò chiedendo la mano della signorina, facendo calare il silenzio più totale.
A quella vista, di lui inginocchiato davanti a lei, mi cadde il pennello dalla mano, finendo chissà dove, non mi importava più. Posai lo sguardo dall’uno all’altra in attesa di una risposta da parte di lei. Lui se ne stava in ginocchio in attesa di un sì da parte sua. Lei lo guardò incredula non aspettandosi quella proposta improvvisa. Per una attimo pensai che accettasse la sua proposta, non so il perché ma lo pensai, e quel pensiero mi fece male in un modo inspiegabile, come se qualcuno mi avesse accoltellato.

Per tutto il tempo trattenni il fiato, finché alla fine lei si decise a parlare. <<Sono lusingata dalla vostra proposta, ma devo rifiutarla>>. A quelle parole ripresi a respirare sentendo il cuore più leggero.
<<Come… non volete sposarmi?>>. Era deluso dal suo rifiuto.
<<Mi dispiace, ma non posso sposarvi, non vi amo>>. Si sistemò la gonna andandosene via, lasciandolo lì ancora in ginocchio e interdetto. Anch’io ero interdetta.
Come osava farle la proposta così all’improvviso, e senza aver prima chiesto la mano al signor Mason! Lei era ancora minorenne, non poteva fare una cosa del genere. Quando sarebbe tornato, sarebbe andato su tutte le furie, ne ero certa. E a quanto pare il mio discorso non aveva funzionato come credevo.
Mi ricomposi, e andai a cercarla lasciandolo lì da solo come un salama.

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