Capitolo 2. Rhyss

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Quel pomeriggio, Nyssa, tornò a casa insieme a delle sue amiche, mentre io e Eryx, giocavamo ai videogiochi.
Andarono in camera, e poi, ore dopo, quando la porta si aprì, sembrò quasi che una brezza di un altro mondo avesse invaso la casa. Le ragazze, ora irriconoscibili nelle loro vesti stravaganti, sembravano creature di un universo parallelo, pronte per un'avventura notturna in qualche festa clandestina, dove la normalità lascia spazio all'eccezionale.

Le loro figure, avvolte in tessuti lucenti e accessori insoliti, brillavano di una luce propria. Nyssa, in particolare, indossava un abito che sembrava fatto di stelle cadenti, catturando lo sguardo di chiunque la vedesse. Il suo sorriso, malizioso e complice, suggeriva che la serata sarebbe stata indimenticabile. Le amiche, altrettanto magnifiche, erano un turbinio di colori e forme, come se avessero rubato frammenti di arcobaleno per adornarsi. La loro presenza trasformava la monotonia del quotidiano in un'anticipazione di festa, di libertà, di espressione pura.

« Dove state andando? » chiesi incuriosito
« Ad una delle feste più belle del paese, e non siete invitati » rispose Nyssa
« Eddai invitiamoli, sono nuovi qui, potrebbe aiutare ad integrarli » disse una sua amica
« Non sopravvivrebbero un'ora lì » rispose ridendo, prendendosi gioco di noi, come se non sapessimo divertirci
« La prendo come una sfida, principessa » ho detto, intromettendomi nella discussione

La risposta di Nyssa fu un sorriso sfuggente, un lampo di sfida nei suoi occhi scintillanti.
« Va bene, ma non dite che non vi avevo avvertito. » Con un gesto teatrale, estrasse dal suo borsellino degli inviti per tutti e due extra, luccicanti come la sua stessa presenza.
« Preparatevi a essere abbagliati » aggiunse, mentre le altre ragazze annuivano con complicità.

La preparazione fu frenetica, un vortice di consigli e risate. Eryx e io ci eravamo  tuffati nell'armadio, cercando qualcosa che potesse competere con l'eleganza stravagante delle ragazze. Alla fine, ci eravamo presentati, un po' goffi ma determinati, pronti a immergerci in un mondo sconosciuto.

L'arrivo alla festa fu un'esplosione di sensazioni. La musica pulsava forte, le risate e le conversazioni si intrecciavano in un coro vivace, e le luci danzavano in armonia con le ombre. Nyssa ci accolse con un sorriso che sapeva di vittoria, come se avesse sempre saputo che avremmo accettato la sfida. Le sue amiche ci osservavano con curiosità, valutando se fossimo all'altezza dell'evento.

Ci siamo lasciati trasportare dal flusso della festa, facendo amicizia con estranei che sembravano vecchi amici. Nyssa e le sue amiche erano le regine indiscusse dell'evento.

« Allora, che ne pensate? » chiese Nyssa
« Non è nulla di ché, è una festa normale »
« Beh, se pensate questo è perché il bello deve ancora arrivare » rispose con un ghigno
« Che cosa? » chiesi curioso
« Andate da quella parte » disse indicando un posto.

Ci aveva condotti in un angolo segreto del paradiso. Qui, l'energia era diversa: più intima, più intensa.
Sembrava di stare in una tipica festa dei film americani; Giravano droghe, le persone si preparavano per andare a fare delle orgie del bosco, facevano strani giochi in gruppo: come il beer pong, hai mai super hot, sette minuti in paradiso, e altri.
« Hey, bellissimi, volete un po' » Chiese una ragazza indicando un po' di cocaina
« No, grazie »
« Siete venuti qui, ma non volete divertirvi? »
« Siamo qui perché nostra sorella è venuta »
« Chi è vostra sorella? »
« Nyssa, non ricordo il cognome »
« Ma lei è figlia unica » disse confusa
« Suo padre si è messo con nostra madre »
« Ahh, ora ha più senso. Beh, visto ormai siete qui, questa bustina portatela a lei appena potete, gliela dovevo da un po' »
Era davvero una parte della festa molto strana, la nostra sorellina aveva ragione, era troppo per noi, siamo ritornati nella zona dove eravamo in precedenza, per evitare di essere coinvolti in qualunque cosa fosse quella zona.
« io l'avevo detto che non resistevate un minuto lì » disse lei ridendo
« Stai zitta principessa e tieni questa bustina. Ci ha detto una ragazza di dartela »
« Probabilmente avete incontrato Caixia. Comunque, io devo andare in quella zona con le mie amiche ora, potete controllare che non succedano casini per favore? »
« Oppure? » le chiesi per sfidarla
« Vi ho fatti venire qui, ora fate la vostra parte » disse per poi andarsene senza lasciarmi tempo di ribattere e fino al giorno dopo non l'avevamo più vista. Noi due invece, avevamo passato la notte a fare nuove conoscenze e bere, tornando a casa la mattina dopo con i postumi della sbronza.

La luce del giorno filtrava attraverso le tende, disegnando ombre delicate sulla figura di lei che rientrava silenziosa. La notte era stata un vortice di risate e danze, un turbinio di volti nuovi e brindisi sotto le stelle. Ora, il silenzio del mattino dopo sembrava quasi irreale, un contrasto netto con l'effervescenza delle ore appena trascorse. Lei si muoveva con grazia nonostante la stanchezza, i capelli biondo cenere che le cadevano morbidi sulle spalle, gli occhi azzurri ancora brillanti nonostante la mancanza di sonno. Era come se portasse con sé l'energia della notte, un'aura di gioia che non svaniva con l'alba.

Io e mio fratello, ancora avvolti nel torpore del sonno interrotto, non potevamo fare a meno di ammirarla. C'era qualcosa di magico nel modo in cui riusciva a trasformare anche il disordine di una serata in qualcosa di affascinante. La casa era silenziosa, a parte il lieve rumore dei suoi passi, e in quel momento sembrava che il tempo si fosse fermato, che la notte non fosse mai finita e che la festa continuasse in un angolo segreto del mondo, visibile solo a chi aveva saputo veramente godersela.

Le ore passate a conversare con sconosciuti, a ridere senza freni, a ballare fino a sentire la musica pulsare nelle vene. La sbronza era un piccolo prezzo da pagare per momenti così intensi, per la libertà di vivere la notte come se non ci fosse un domani.

Mentre lei si avvicinava, il profumo del suo shampoo al cocco si mescolava all'aria fresca del mattino, un dolce promemoria della sua presenza. Il divano su cui avevamo riposato era diventato il nostro rifugio, il nostro osservatorio privilegiato da cui ammirare la sua bellezza non convenzionale, quella bellezza che non ha bisogno di trucco o di artifici per essere apprezzata. Era la bellezza della spontaneità, della vita vissuta senza rimpianti, della gioia pura che si trova solo nell'abbandonarsi al momento.

« Sembra andata molto bene questa serata per voi »
« Già, molto particolare. Tu che hai fatto quando te ne sei andata? » chiese mio fratello
« Vuoi davvero saperlo? » disse ridendo come sea sua risposta non fosse alla nostra altezza
« Non più » ha risposto ridendo
« Vado a farmi una doccia, perciò se dovete andare al bagno andateci adesso mentre vado a prendermi i vestiti in camera » disse per poi andare nella sua stanza.

NyssaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora