Era una mattina di febbraio, mi stavo frequentando da ormai un mese con Rhyss. Lui era diventato il mio rifugio, un'ancora in un mare tempestoso di emozioni contrastanti. La mia casa era diventata un campo di battaglia, dove le parole erano come frecce avvelenate che volavano da una stanza all'altra. Ma lo studio di tatuaggi della mia famiglia era il mio santuario, un luogo dove l'arte e la creatività si fondevano per creare un'oasi di pace. Lì, tra gli schizzi di inchiostro e i ronzii delle macchinette, trovavo conforto.
I miei genitori, come due attori su un palcoscenico, indossavano maschere di normalità durante le ore lavorative. Mio padre, con la sua pelle scura come la notte senza luna, e mia madre, pallida come l'alba, erano un contrasto vivente. Le loro origini, africane e americane, sembravano danzare in un tango di incomprensioni e silenzi non detti. Ero convinta che il loro fosse un matrimonio di convenienza, un accordo senza amore, dove i sentimenti erano stati sacrificati sull'altare delle aspettative altrui.« Cai, tutto ok? » mi chiese lui riportandomi alla realtà. « Sì, stavo solo pensando » gli risposi facendo finta di nulla. « A cosa? Sembri triste » mi chiese preoccupato spostandomi una ciocca di capelli che avevo davanti alla faccia dietro all'orecchio. « Nulla di ché, solo qualche casino in famiglia ». « Ti va di parlarmene? » mi chiese in modo dolce.
Volevo baciarlo. Sapevo benissimo che non sarebbe mai durata tutta la vita una relazione con lui se ne avessi mai avuta una. Ma non avrei mai rimpianto di averci provato. Alla fine la vita è una no?
Lo baciai, « No, non mi va di parlarne, voglio stare con te ora. » risposi appena il bacio si era concluso. Glielo lessi negli occhi che gli era piaciuto quel bacio. Forse, non aspettava altro, ma non si aspettava fossi io a darlo.
Non capivo però se avevo bisogno di distrarmi o mi piacesse veramente. Ma perché chiedermelo se non stavamo insieme? Infondo io lo volevo e lui lo voleva.
Mi misi sopra di lui, che era seduto al bordo del letto, li baciavo il collo stringendoli i capelli con una mano.
Pian piano le sue mani mi stavano togliendo la maglietta. Mi lasciò in reggiseno. Mi staccai da lui un attimo e lì tolsi la maglietta. Gli slacciai i pantaloni e lui tolse i miei. Mi spostò le mutande di lato e si abbassò leggermente le sue per fare uscire il membro. Mi misi sopra esso e cominciai a fare su e giù per tutta l'asta.
Suonò il campanello, era tornata Nyssa dal lavoro e stava cercando suo fratello.
Ci rivestimmo subito e ci eravamo sistemati per essere presentabili
« Ciao Cai, non pensavo fossi qui. » mi salutò. « Ciao » le risposi sorridendo. « Rhyss, ho fameeee. Mi prepari il pranzo per favore? ».
Lui mi rivolse uno sguardo tipo "scusa se siamo stati interrotti" e gli risposi a mia volta con uno sguardo che diceva "fa niente tranquillo, vai pure a cucinare".
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Nyssa
Mystery / ThrillerIn una piccola città avvolta dalla nebbia del mattino, una giovane ragazza di nome Nyssa si trovava di fronte a un mistero che le aveva strappato il cuore: la perdita della sua amata madre. La polizia aveva concluso che si trattasse di un suicidio...