Capitolo 3. Nyssa

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Stavo nella piscina della mia grande casa, dove l'acqua diventa un mezzo per ritrovare la serenità. Come un abbraccio fluido e avvolgente, l'acqua lo accoglie, permettendogli di lasciarsi andare alle sue carezze rinfrescanti. È un momento di puro distacco dal mondo esterno, un'immersione in un ambiente che è al tempo stesso intimo e infinito. Ogni bracciata diventa un gesto di liberazione, ogni respiro un rinnovamento dell'anima. L'acqua, con il suo ritmo costante e rassicurante, sembra sussurrare parole di conforto, invitando a un dialogo silenzioso che calma la mente e lenisce lo spirito. In questo santuario liquido, i pensieri si fanno più leggeri, le preoccupazioni si dissolvono, e il tempo sembra rallentare, concedendo una pausa dalla frenesia quotidiana.
La piscina, con le sue pareti che riflettono i raggi del sole, diventava un luogo di meditazione, dove ogni movimento è un passo verso una pace interiore più profonda. Qui, io, ascoltavo il mio respiro che si sincronizzava con il fluire dell'acqua.
Ma la mia quiete si fermò quando, nella stanza, entrarono i miei fratellastri
« Che ci fai qui? » mi chiese Eryx sorpreso
« La vera domanda è che ci fate voi qui, la piscina è una proprietà solo mia, un posto mio per rilassarmi. Andatevene » li minacciai.

Eryx avanzò di un passo, il suo sguardo era una sfida. «Non sei l'unica con diritti su questa casa » replicò «e noi abbiamo tanto diritto di godere di questa piscina quanto te, principessa»

La mia risposta fu rapida, un misto di frustrazione e determinazione. « Forse » dissi « Ma non quando la mia presenza qui è stata stabilita per la mia solitudine e meditazione. Questo è il mio tempo, il mio spazio. » I miei fratellastri si scambiarono uno sguardo, valutando le mie parole. Potevo vedere la decisione nei loro occhi, la stessa che avevo io. « Va bene » disse Eryx infine, « Oggi te la lasciamo. Ma ricorda, non sarà sempre così, principessa. » e mentre se ne andavano, il silenzio tornò a regnare sovrano, e con esso la serenità che avevo tanto cercato.

Ero molto brava a nuotare, ho avuto anche dei buoni insegnanti privati, ma le gare non mi interessavano, le vedevo solo come una perdita di tempo.

Ho iniziato già da piccolissima ad andare in acqua, mia mamma seguiva dei corsi di baby nuoto, che si comincia ai tre mesi di vita. Da lì non ho più smesso, anche lei amava tanto l'acqua, quando nuoto penso spesso a lei, come se fosse ancora viva, ma non lo era più da molto tempo, ormai i ricordi erano svaniti, l'unico di cui mi ricordavo perfettamente è della giornata in cui lei era morta, e io me ne stavo lì sedura sull'altalena semplicemente facendolo accadere. Quel rimpianto, faceva molto male, sempre, e l'unico momento in cui non ci pensavo era proprio questo, o quando stavo fatta, o quando facevo sesso.

Avevo ancora bisogno di risposte, volevo smascherare l'assassino, sapevo che non si fosse suicidata, ne ero certa, l'ho visto chiaramente quell'uomo, appena l'avessi trovato non l'avrebbe passata liscia.

« A che stai pensando principessa? » mi chiese Eryx mentre stavamo cenando
« Nulla, lasciami in pace » dissi in modo scontroso.
« Come sei misteriosa principessa » affermò Rhyss infastidito
« Devo andarmi a preparare per andare a lavorare » dissi per poi svignarmela in camera mia.
Loro non potevano capirmi, non portavano sapere che demoni mi portavo dentro, e mi andava bene così, li vedono solo come due impiccioni.

Dopo essere andata a lavorare, ero tornata con un ragazzo a casa, era quasi ora della mia sveglia per cominciare a prepararmi, ma un po' di sesso mi avrebbe migliorato la giornata pensavo.
Tutte le mie settimane erano uguali praticamente: andavo a scuola, tornavo a casa, mangiavo, facevo i compiti, uscivo, mangiavo, andavo a lavorare, facevo sesso e poi tutto capo fino al sabato dove andavo a fare soldi spacciando a delle feste e mi divertivo un po'.
Ma mi andava bene così.

« Ma voi non dovete andare a scuola? » chiesi ai due fratelli prima di uscire di casa per andare al liceo
« l'abbiamo già finita principessa, e non facciamo l'università, tanto tra qualche anno andremo a lavorare nell'azienda di famiglia »
« Oh, giusto. Beh, io vado » dissi per poi varcare la soglia della porta e dirigermi all'istituto.

Ma una volta arrivata, non avevo molta voglia di seguire le lezioni, così, con un gesto impulsivo ma carico di significato, decisi di invitare i miei amici a unirsi a me in un'escapata improvvisata. Mandy, sempre pronta a sostenere le mie follie, annuì senza esitazione, mentre Izaac e Zemex, i due ragazzi con cui vado più d'accordo, accettarono l'invito con un sorriso complice.

I due ragazzi avevano la moto, io che ero salita con Isaac, avevo il vento che mi sfiorava il viso come un sussurro di possibilità, mentre Mindy, dietro a Zemex, rideva, libera e spensierata.

Siamo andati ad un parchetto, che, con i suoi alberi ombrosi e le panchine vuote, era un piccolo paradiso trovato per caso, un angolo di mondo dove il tempo sembrava rallentare.
Abbiamo vebuto delle birre, fresche e frizzanti, erano brindisi alla vita, alla gioventù, all'amicizia che ci univa.

Una volta tornata a casa, quello che trovai era una scena alquanto insolita, Rhyss che si faceva una ragazza sul tavolo della cucina
« Ma sei serio? Lì? Poi dov'è Eryx? » chiesi sbalordita
« Oh cazzo, ma tu non dovresti essere a scuola? » disse lui impanicato, cercando di coprirsi mentre lei si era messa a ridere
« Non ci sono andata alla fine » risposi ridendo
« Beh, io me ne vado » disse lei rivestendosi per poi andarsene
« Allora non sei così santo come credevo » dissi ridendo quando lei se n'era andata e lui si era rivestito
« Non tutti ti vogliono scopare, principessa »
« Eryx dov'è?»
« È uscito poco dopo che sei uscita tu, non so dove, ma io ho trovato quella ragazza, che avevo conosciuto già al rave, vicino a casa mentre facevo una passeggiata tranquilla. Poi lei c'ha provato con me e io l'ho invitata ad entrare in casa »

Il giorno seguente, saltai scuola come il giorno precedente, ma quando rientrai a casa trovai invece Eryx con una ragazza, in camera sua e non sul tavolo per fortuna.

Quelle due situazioni mi avevano dato un'idea per passare il tempo e fare integrare i due meglio nella città.

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