Obbligo, o verità?

28 10 4
                                    




Prendemmo un taxi, e dopo pochissimo tempo, arrivammo alla discoteca, di fronte ai bodyguard che stavano controllando le entrate.

«Prego, potete andare» disse uno.

Una volta varcato l'ingresso, entrammo.

Diciamo che io e le discoteche non andavamo molto d'accordo.

La musica alta mi dava alla testa, l'alcol non ne parliamo, e in più odiavo stare appiccicata alla gente che ballava.

Quel giorno però, avrei fatto un'eccezione.

«Ragazze, direi di procedere in questo modo: adesso ci buttiamo in pista ed aspettiamo che qualcuno ci offra da bere. Se riusciamo ad attaccare bottone, facciamo che ognuna torna a casa per conto proprio. Ci state?» chiese Alice.

«Si, andata» risposero le altre.

«Sophie, tu vieni a ballare?» mi domandò Carla.

«Più tardi, adesso devo un attimo ambientarmi. Tanto la serata è lunga»

Molto lunga.

«Va bene, allora ci vediamo dopo» concluse.

Ovviamente, io, avevo intenzione di ballare? No.

Lo avrei fatto il meno possibile.

Restai per dieci minuti abbondanti sul tavolo che avevamo prenotato a guardare il telefono, e poi presi l'iniziativa di andare ad ordinare qualcosa da bere.

Assolutamente non alcolici.

Decisi di andare sul sicuro, nonostante fossi totalmente consapevole del fatto che mi avrebbero guardato tutti storto per la richiesta che avrei fatto.

«Scusi, potrei avere un bicchiere d'acqua?» domandai.

Il barista, che un momento prima stava preparando i cocktail, si fermò.

«È tipo un test? Come l'angel shot? Sai, per un periodo delle ragazze sono venute a chiedermelo ed io, ignaro di tutto, ho servito loro della tequila in un bicchiere con delle ali... se hai bisogno di aiuto, fai prima a dirmelo chiaro e tondo, altrimenti sarei veramente capace di darti un bicchiere d'acqua» disse.

Era simpatico, però.

Iniziai a ridere.

«Che c'è?» continuò.

«Non ho bisogno di aiuto, stai tranquillo. Vorrei solamente un bicchiere d'acqua» esclamai.

«Come vuoi tu»

Quello che fece dopo, mi portò a ridere ancora di più.

Versò l'acqua dentro il bicchiere con le ali, e poi parlò di nuovo.

«Ti tengo d'occhio lo stesso, però»

Sorrisi, e me ne andai, ritornando al tavolo.

Lentamente sorseggiai la bevanda fresca e quando la finii, decisi che era arrivato il momento di scendere in pista.

La mia sete però, nonostante avessi bevuto già, continuava ad aumentare.

Sarei andata di nuovo al bar, se solo una voce non mi avesse fermato prima.

Era Beatrice.

«Poverina, neanche qui hai trovato un accompagnatore?»

«Smettila»

«Che c'è, non sei con le tue amiche a cercare di acchiappare qualche disperato?»

Ero satura.

«Beatrice, o mi dici cosa vuoi, oppure me ne vado in questo esatto momento»

La struttura dei sogniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora