La vita è imprevedibile

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Passò un'altra settimana.

Un'altra monotona, insipida settimana.

Mi svegliavo, facevo colazione con il mio gruppo, andavo a lezione, mi vedevo con Jane, studiavamo e ci aiutavamo a vicenda con i compiti, cenavamo e dormivamo.

Tutto uguale.

«A cosa pensi Sophie?» era Jane.

Ormai le persone adoravano interrompermi durante i mille ragionamenti che facevo.

Mi ricordai di essere in camera a fare una ricerca sul Super Io, e di dover aiutare la mia amica in matematica.

«Sto pensando a cosa dire se May mi interroga, dato che non ho capito nulla. Tu invece Jane? Hai finito l'equazione?»

«A parte che non c'è nulla da capire sul Super-Io, Sophie. Pensa a mio fratello. In quel modo tutte le tue domande avranno una risposta. Non esiste al mondo persona più esaltata di lui. E comunque no, non ho finito l'equazione, perché è impossibile!»

Ragionai su quello che aveva detto la mia amica.

Io Matthew non lo conoscevo, quindi non potevo esprimermi a riguardo, e magari l' opinione di sua sorella era leggermente dipesa dal rapporto familiare che i due avevano.

«Quanto sei simpatica. Scusami, ma cos'è che non hai capito nell'equazione?» esclamai.

«Ma non lo so, la matematica la odio»

«Fammi vedere»

Mi avvicinai sulla scrivania sulla quale stava svolgendo l'esercizio.

«Suvvia Jane, avremo fatto esempi del genere almeno mille volte. Se un'equazione ha tre soluzioni non vuol dire che sia impossibile. È semplicemente di terzo grado. Per risolverla devi usare lo schema di Ruffini, vedi?»

Le porsi un foglio che le avevo stampato qualche giorno prima.

«Gradi di qua, gradi di là. Sophie, gli unici gradi che conosco sono quelli reali e quelli del termometro. Altro che equazioni, mi dò all'allevamento di galline. Facciamo così, io ti faccio la ricerca sul Super-Io, e tu mi finisci questi mostri matematici infernali»

«Trovo la tua proposta ragionevole» risposi ridendo.

«Sei ridicola quando parli così» mi disse.

«Ehi!» le lanciai un foglio di carta.

«Signorina Sophie?» qualcuno bussò alla porta della mia stanza.

Andai a controllare dall'occhiello chi fosse la persona che aveva poco prima parlato.

Appena la vidi, mi rasserenai.

«Will, entra pure» dissi al maggiordomo.

«Ciao Will!» esclamò poco dopo la mia amica.

«Salve. Signorina Jane, non mi aspettavo di trovarla qui»

«La vita è imprevedibile» scherzò.

«Ha ragione... Comunque, sono venuto qui perché la signorina Sophie è richiesta in biblioteca dal Professor May. Le piacerebbe andare, oppure riferisco che è impegnata?»

Ci fu un momento di silenzio nella stanza.

«Va bene, vado, però viene anche Jane»

«Siiiiiiiii!» la sentii esclamare da lontano.

«Benissimo. Arrivederci»

«Ciao Will»

Lo accompagnai fuori e richiusi la porta.

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