Deserti

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Dopo aver risolto la situazione con il dottore, che comunque ci tenne particolarmente a ricordare che dovessi assumere un pò più di zuccheri, purtroppo non potei fare altro se non ritornare da dove ero venuta: la hall.

Avrei dovuto recuperare nuovamente le mie cose,  viste l'ultima volta a terra.

Così, nonostante fossi ancora scombussolata per il trauma e per la spinta ricevuta, mi diressi verso porte del palazzo.

Era passata mezz'ora, speravo che tutti fossero andati via ormai.

E infatti.

Almeno una volta nella vita qualcosa era andata bene.

Non sembrava esserci più nessuno.

L'unico problema, era che veramente non c'era nessuno.

Era tutto desolato.

Non ci feci troppo caso.

Andai nel luogo in cui ero maldestramente caduta, per cercare la borsa.

Non c'era.

Come non detto.

Nulla va come dovrebbe nella mia vita.

A chi avrei potuto chiedere se in quel momento l'unico essere vivente con me era il ragno che stava tranquillamente riposando in un angolo di un lampadario?

Beato lui.

Chiusi gli occhi.

Avrei voluto urlare.

Se ne avessi avuto il coraggio, mi sarei strappata i capelli da sola, uno ad uno.

Lentamente, uno ad uno.

Feci un breve esercizio di meditazione interno che avevo appreso alla modica età di sei anni, quando su YouTube capitavano video del tipo" trucchi per addormentarsi in meno di trenta secondi".

Funzionò?

Se avesse funzionato, adesso non sarei qua.

Proprio per il non-successo di questa tecnica sicuramente veritiera ma sopratutto scientifica, aprii le palpebre che avevo serrato qualche secondo prima, per dirigermi nella parte dove di solito c'erano dei segretari in smoking ad accogliere le persone.

Nessuno occupava quei posti, però, almeno, c'era una campanella, come quelle che si trovano di solito negli hotel.

Iniziai a suonarla.

Tin.

Poi un'altra volta.

Tin.

Un'altra, ed un'altra ancora.

Finché non mi avessero risposto, avrei continuato.

Ormai quello del mio dito era diventato addirittura un movimento compulsivo.

Non mi fermavo.

Tin

Tin

Tin

Bum.

Oddio, che avevo fatto?

Forse avevo chiesto aiuto ai servizi segreti con il codice Morse.

Forse avevo disturbato troppo i piani alti, forse stavo impazzendo.

Mi voltai nella direzione dalla quale era provenuto questo suono.

Vidi una porta chiusa, probabilmente la causa dell'assordante rumore, ed una persona che velocemente si stava avvicinando a me.

Mi stavo quasi mettendo paura, sembrava che lui fosse un poliziotto ed io un'assassina evasa da qualche strano carcere.

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