Era passata ormai una settimana da quell'ultimo incontro con il Principe.Inutile dirlo: una delle settimane più brutte della mia vita.
Sui giornali non facevano altro che scrivere di questo fantomatico bacio.
Quando me ne scordavo, bastava girarmi per vedere persone che avevano in mano riviste con la faccia di Jasmine mentre indossava la MIA maschera, o dei cartelli sparsi in giro per strada con più o meno la stessa visuale.
Insomma, un successo per l'Inghilterra, un fallimento per me.
Neanche cucinare ormai mi distraeva.
Perché ripensavo a lui.
Pensavo solo a lui, a dirla tutta.
Non so il motivo, ma durante quei giorni non lo vidi mai.
Sembrava completamente scomparso.
Magari addirittura si era fatto cambiare piano pur di non vedermi.
Chi lo biasimava...
«Sophie, vorrebbe rispondere lei alla mia domanda?» qualcuno aveva parlato.
Oddio... il professor May.
Nessuno stava seguendo la sua lezione, perché avrei dovuto farlo io?
Alzai gli occhi per incrociare il suo sguardo.
A dire la verità, tutti mi stavano guardando.
«Mi scusi, purtroppo qui al fondo dell'aula non si sente molto bene. Potrebbe ripetere?» dissi con il tono più educato del mondo.
«Per questa volta voglio crederle. Mi dica, dato che ovviamente ha ascoltato, che cos'è il lavoro onirico di Freud?»
Qui l'avrei fregato.
Freud era il mio punto di forza.
«Lavoro onirico è un termine coniato da Sigmund Freud sulla base della teoria psicoanalitica sul sogno. Si riferisce al processo attraverso il quale il contenuto latente del sogno, cioè i desideri e le identificazioni dell'inconscio, viene trasformato nel contenuto manifesto, il modo in cui il sogno viene raccontato e ricordato» lo lasciai abbastanza interdetto.
«Bene, signorina. Bene»
Risposi alla sua affermazione con un casto sorriso, che ovviamente ricambiò.
La campanella suonò.
«Allora ragazzi, dato che l'ora è finita potete andare, e mi raccomando, ricordatevi di completare e consegnare la ricerca sul Super-Io, sulla quale vi sarà assegnata una votazione»
Tutti si alzarono, ma io ero troppo persa nei miei pensieri per realizzare quello che stava accadendo.
«Sophie, potrei parlarle?»
Anche in questo caso, la voce dell'insegnante mi risvegliò.
«Certo, mi dica» mi alzai per dirigermi verso la cattedra.
«Vedo molto potenziale in lei. Le volevo proporre un'attività extracurricolare a cui parteciperanno solo gli studenti più meritevoli.»
Storsi il naso.
«Oh, si, scusi se non gliel'ho detto, ma noi professori abbiamo accesso a tutte le informazioni sul vostro conto. Sopratutto se esse sono riguardanti la scuola. Guardi qui»
Mi porse un pò di fogli spillati tra loro.
C'era scritto il mio nome, il mio liceo, ed ogni singola pagella, partendo dai sei anni.
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La struttura dei sogni
RomanceA Sophie hanno sempre detto che avrebbe fatto grandi cose nella vita. Sin da piccola abituata a studiare per acquisire una cultura personale che le consentisse di compiere le scelte giuste, non se lo fa ripetere due volte... È così infatti che, dopo...