1. Centro.

109 11 6
                                    

[T/n sta per tuo nome]

Seduta sul freddo sgabello di legno nella sala di cucito, cerco di concentrarmi sul ricamo che mi è stato assegnato.

Le dita mi si muovono lente e impacciate sulla stoffa, e non posso fare a meno di chiedermi se qualcun altro, in tutta Westeros, soffra tanto quanto me per un semplice fiore di lana.

Accanto a me, Sansa lavora con la grazia e la precisione di chi è nata per questi compiti.

Le sue dita scivolano sulla seta con l’eleganza di una lady che non conosce altro destino se non quello di essere perfetta.

Un po' la invidio, lo ammetto, ma non al punto da desiderare davvero di essere al suo posto.

"Come va il tuo lavoro, T/n?" chiede Sansa, con quel tono dolce che usa quando sa già la risposta, ma vuole essere gentile.

"Benissimo" rispondo, nonostante il groviglio di fili che pende dalla mia stoffa.

Non c'è bisogno di ricordarle che il ricamo non è mai stato il mio forte, e che se c’è una cosa di cui sono certa è che il mio futuro non sarà mai seduto accanto a un telaio.

Sansa mi sorride, un sorriso affettuoso e lievemente condiscendente.

È dolce, certo, ma non può fare a meno di comportarsi da ragazzina perfetta, anche quando non è necessario.

Proprio mentre sto per rassegnarmi all'idea di passare un’altra ora a fissare questo disastro di ricamo, noto Arya che si muove furtiva verso la porta, i suoi occhi vivaci che brillano di una luce che di sicuro non ha niente a che vedere con il cucito.

Aspetto qualche istante, contando i battiti del cuore e sperando che Sansa non si accorga di nulla, poi mi alzo con noncuranza.

"Devo prendere un po' d'aria" annuncio, giustificando la mia fuga con un sorriso.

Sansa annuisce, immersa nel suo lavoro, mentre io sgattaiolo fuori dalla stanza.

Appena fuori, l'aria fresca mi colpisce il viso e mi sveglia dal torpore in cui ero caduta.

Arya è già sparita dietro un angolo, e la seguo a distanza, curiosa di vedere quale nuovo piano abbia in mente la piccola Stark.

Quando giro l’angolo, il rumore delle spade che si scontrano mi cattura l’attenzione.

Mi fermo e guardo in direzione del cortile d’addestramento, dove, senza sorpresa, vedo Robb, Jon e Bran.

Robb è la solita immagine della sicurezza: alto, con i capelli castani che brillano sotto il sole invernale e un sorriso che sembra non aver mai conosciuto una sconfitta.

È il tipico eroe del Nord, e per anni ho dovuto sopportare le battutine sulla mia cotta adolescenziale per lui.

Cotta che, ci tengo a precisare, mi è passata.

Del tutto.

O quasi.

Jon è lì accanto, con il suo solito sguardo impacciato e quei ricci ribelli che sfidano le regole del pettine.

C’è sempre qualcosa di impenetrabile in lui, come se il suo pensiero fosse sempre altrove.

Non è il tipo che si apre facilmente, ma chi lo conosce sa che la sua freddezza nasconde una lealtà ferrea.

Bran è al centro della scena, l’arco in mano e un’espressione di profonda concentrazione sul volto.

Lo vedo tirare la corda, cercando di mettere in pratica i consigli dei suoi fratelli maggiori.

Ma, puntualmente, la freccia manca il bersaglio.

Non è difficile capire la frustrazione nei suoi occhi.

"Non ti preoccupare, Bran" lo incoraggia Robb con un tono che vuole essere rassicurante, ma che non riesce a nascondere un po' di divertimento "Ci vuole pratica. L'importante è non arrendersi."

Jon, più pragmatico, si avvicina e corregge la posizione di Bran "Prova a rilassare le spalle. E non pensare troppo, lascia che l’arco faccia il suo lavoro."

Bran annuisce, determinato a fare meglio.

Tira di nuovo, ma la freccia finisce ancora lontana dal bersaglio.

Prima che possa abbattersi troppo, Arya, che è sbucata dal nulla come un piccolo spettro, afferra un arco e, senza dire una parola, scocca una freccia.

Colpisce il centro del bersaglio con una precisione tale che lascia tutti a bocca aperta, incluso Bran.

"Semplice" dice Arya con un sorriso trionfante, e io non posso fare a meno di sorridere a mia volta.

C'è qualcosa di così autentico e selvaggio in lei che è impossibile non ammirarla.

Quando la piccola folla si disperde, io rimango lì, sola con il vento freddo che mi scompiglia i capelli.

Non mi sfugge però l'espressione scocciata che scocca Lady Stark a Ned.

Mi avvicino all’arco che Arya ha lasciato e lo prendo tra le mani.

La corda è tesa, e c'è qualcosa di incredibilmente invitante nel ripetere il suo gesto.

Faccio un respiro profondo e miro, lasciando che i consigli di Jon riecheggino nella mia mente.

Rilasso le spalle, cerco di non pensare troppo, e lascio andare la freccia.

Centro.

Pieno.

La sorpresa mi pervade, e un sorriso soddisfatto mi sfugge.

Non sono completamente senza speranza, dopotutto.

Ma mentre abbasso l’arco, mi accorgo di un’ombra alla mia sinistra.

Mi giro di scatto e incontro lo sguardo ironico di Theon Greyjoy.

"Non sapevo avessi intenzione di sfidare Arya" dice lui con quel tono sornione che mi irrita e affascina allo stesso tempo.

"Magari un’altra volta" ribatto, posando l’arco con nonchalance "Non vorrei rovinare la sua giornata."

Theon sorride, quel sorriso che è un mix di arroganza e complicità, poi mi fa un cenno con la testa, come per dire che ha capito.

E io, senza aggiungere altro, mi allontano dal cortile, il cuore che batte ancora per l'adrenalina.

E per un fugace momento, mi chiedo cosa ne penserebbe Jon se sapesse che ho fatto centro al primo colpo.

Probabilmente direbbe che non è una mansione adatta ad una Lady come me.

Ma in fondo non mi importa, non voglio essere una Lady e passare la mia vita a vagare tra una stanza e l'altra di un castello di un uomo che nemmeno amerei.

L'inverno sta arrivando - Jon Snow × Reader Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora