13. Bran

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Grande Inverno è in subbuglio.

I corridoi sono un viavai di servi e soldati che corrono ovunque, come se tutti fossero stati presi dal panico improvvisamente.

Non ho idea di cosa stia succedendo.

Mi hanno detto di restare nella mia stanza, ma l’incertezza mi divora dall’interno come un animale affamato.

Non riesco a restare ferma.

Cammino avanti e indietro, le mani strette a pugno.

Un nodo mi stringe la gola.

E se fosse successo qualcosa?

Qualcosa di grave?

Decido di uscire, di trovare qualcuno che mi dica che cosa diavolo stia succedendo.

Mi infilo nel corridoio e mi metto a correre.

Svolto un angolo e, in piena corsa, vado a sbattere contro un’ombra bassa e tozza.

Il mio cuore salta un battito mentre perdo l'equilibrio e quasi cado a terra.

Quando alzo lo sguardo, mi trovo faccia a faccia con Tyrion Lannister, il Folletto.

Mi fissa con un misto di curiosità e divertimento, la bocca piegata in un mezzo sorriso.

“Ma guarda chi abbiamo qui” dice con il tono di chi sa sempre più di quello che lascia intendere “Sembra che tu sia altrettanto confusa quanto il resto di Grande Inverno, mia cara.”

“Che cosa sta succedendo?” gli chiedo, il fiato corto “Perché tutti stanno correndo?”

Il suo sorriso si spegne un po' “Bran Stark è stato trovato privo di sensi davanti alla torre. Nessuno sa esattamente cosa sia successo. Probabilmente è caduto”

Il mondo sembra fermarsi.

Bran?

Mi giro di scatto e mi metto a correre, spingendo chiunque sia sul mio cammino.

Non sento neanche più Tyrion chiamarmi alle spalle.

Devo vederlo.

Devo sapere che sta bene.

Bran é come un fratello per me, da quando il mio è stato brutalmente assassinato.

Catelyn glielo diceva sempre di non arrampicarsi sui tetti.

Arrivo alla stanza di Bran con il cuore che batte forte nel petto.

Catelyn Stark è seduta accanto al letto di suo figlio, il volto rigido come il marmo, il suo sguardo fisso su Bran, che giace immobile e pallido come la neve fresca.

Maestro Luwin è lì, agitando le mani in gesti che immagino siano di conforto, ma a malapena riesco a sentirli sopra il frastuono che mi rimbomba nelle orecchie.

Odor è fuori dalla porta, il suo grande corpo occupa quasi tutto lo spazio.

Mi guarda con i suoi occhi innocenti e poi si allontana silenziosamente.

Ned arriva pochi istanti dopo di me, seguito da Robb e Arya.

Il loro ingresso è rapido e silenzioso, e prima che riesca a varcare la soglia, qualcuno mi spinge fuori e mi chiudono la porta in faccia.

Resto lì, paralizzata, incapace di muovermi.

Tento di aprire la porta, ma è chiusa dall'interno.

Provo a guardare attraverso una fessura, ma non vedo nulla.

Mi lascio scivolare contro il muro, seduta sul pavimento di pietra fredda.

Le gambe sono come gelatina e il mondo attorno a me è solo un vortice di suoni e ombre.

Ogni tanto la porta si apre e riesco a sentire frammenti di conversazioni "È grave," dice una voce, e ogni volta il mio cuore si stringe un po' di più.

La frustrazione e la paura mi fanno venire le lacrime agli occhi.

Stringo la testa tra le mani e mi appoggio con la fronte sulle ginocchia.

"Ti prego, Bran... resisti," mormoro tra i singhiozzi.

Quando alzo lo sguardo, vedo Cersei Lannister davanti a me, con un’espressione di fastidio dipinta sul volto “Tu,” dice, con un gesto vago della mano “vai a chiamare Robert. Digli che il figlio degli Stark è ferito”

Mi ci vuole un secondo per registrare l’insulto “Io non sono-"

Jaime Lannister appare dal nulla, con un sorriso che sembra dipinto sul suo bel viso “Mia cara sorella,” dice, interrompendo la mia frase “lei è T/n di Casa [Nome Casata]. Non una della servitù.”

Cersei sbuffa con impazienza, come se le importasse meno di zero della mia identità, e poi entra nella stanza, lasciando Jaime e me nel corridoio.

Jaime mi lancia un'occhiata strana, un sorriso tirato, fugace che sparisce quasi subito mentre si volta e si allontana lungo il corridoio opposto.

Il brusio della stanza sembra crescere, ogni volta che la porta si apre anche solo un po', sento voci concitate e il suono inconfondibile del pianto trattenuto.

Mi sento così impotente, così... inutile.

Mi raggomitolo ancora più stretta, sento le mie stesse unghie conficcarsi nei palmi delle mani.

Le lacrime mi scivolano lungo le guance e tutto ciò che posso fare è aspettare.

Aspettare e sperare che Bran sopravviva.

Non so quanto tempo passa.

Mi sembra un’eternità.

La testa mi cade tra le ginocchia, e il mondo si fa sfocato e distante.

E mentre il tempo sembra allungarsi come un elastico tirato fino al limite, le lacrime si trasformano in un peso che mi trascina giù, nel buio dell'esaurimento.

Forse mi addormento.

Non lo so

Poi, un tocco leggero sulla spalla mi sveglia.

È Robb.

Si è inginocchiato accanto a me, il suo viso giovane segnato dalla preoccupazione e dalla stanchezza “Ehi,” dice piano, aiutandomi ad alzarmi “Sei stata qui per ore. Dovresti riposare.”

“No” rispondo debolmente, scuotendo la testa “Voglio vedere Bran. Voglio sapere che sta bene.”

Robb mi guarda con comprensione, ma anche con una tristezza che mi spezza il cuore “È... grave,” dice lentamente “Maestro Luwin sta facendo tutto il possibile, ma non si è ancora svegliato.”

Mi stringo a lui, trovando conforto nel suo abbraccio.

Mi accompagna verso la mia stanza, ma io mi fermo, la paura e la disperazione che mi bloccano i piedi.

“Non posso... non possiamo lasciarlo,” sussurro.

Robb mi accarezza la schiena in modo confortante “Capisco” dice “Ma devi riposare, T/n”

Annuisco debolmente, lasciandomi guidare da lui.

Appena tocco il letto, sento tutto il peso della giornata schiacciarmi, e gli occhi si chiudono quasi subito.

Il sonno mi coglie di sorpresa, e scivolo in un sogno dove tutto è diverso, dove io e Jon siamo insieme, liberi da tutto questo.

Dove non ci sono doveri, né guerre, né dolore.

Solo noi due, a cavallo su colline verdi che si perdono all'orizzonte.

Ma so che è solo un sogno, un desiderio nascosto nel mio cuore.

Perché la realtà è ben diversa.

L'inverno sta arrivando - Jon Snow × Reader Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora