2. Cene, sguardi e cavalli indomabili

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La cena alla tavola degli Stark è un affare che oscilla sempre tra il cerimoniale e il caos totale.

Oggi è più verso il caos.

Le lunghe panche di legno sono occupate da ogni membro della famiglia e da qualche ospite occasionale che si è insinuato tra le rigide tradizioni del Nord.

Gli Stark sono seduti in ordine di importanza (o di altezza, non sono ancora sicura), e io mi ritrovo tra Robb e Jon, il che è abbastanza ironico, considerando quanto tempo ho passato cercando di evitare imbarazzanti confronti con il primo.

La Grande Sala è un luogo che impone rispetto, con i suoi alti soffitti di legno scuro e le torce che gettano una luce calda e tremolante sugli arazzi che narrano le imprese gloriose degli Stark.

Le lunghe tavole sono imbandite con cibi rustici e abbondanti: arrosti di cinghiale, zuppe dense e pane nero, il tutto condito da quel profumo di pino e resina che sembra permeare ogni pietra di Grande Inverno.

Sto cercando di affettare un pezzo di pane duro come la corazza di un cavaliere quando noto che Arya non sta affatto mangiando.

Il suo sguardo è fisso su Jon, che sta parlando con Robb di qualcosa che riguarda cavalli e addestramento.

Jon ha un modo di parlare calmo, misurato, come se pesasse ogni parola prima di lasciarla uscire.

Robb, invece, si muove con l'entusiasmo di chi è destinato a grandi cose, anche se per ora la sua principale preoccupazione sembra essere quella di finire tutto il cibo nel suo piatto.

"Stai tramando qualcosa, Arya?" le sussurro, abbastanza piano da non farmi sentire da Catelyn, che è sempre in allerta quando si tratta delle bravate della figlia.

Arya mi lancia uno sguardo rapido, colpevole e, soprattutto, furbo "Forse."

"Se ti serve un alibi, fammi sapere" rispondo, fingendo un tono serio.

Arya sorride, un lampo di complicità negli occhi.

A volte mi sorprende quanto sia astuta per la sua età.

Se c’è una cosa che ho imparato stando a Grande Inverno, è che non bisogna mai sottovalutare i bambini Stark.

Il resto della cena passa tra sguardi di sottecchi e chiacchiere casuali, ma non posso fare a meno di notare come Jon eviti sistematicamente di guardarmi negli occhi.

Forse è solo la mia immaginazione, ma c’è qualcosa di strano nel modo in cui si comporta quando sono nei paraggi.

Come se stesse cercando di mantenere una distanza rispettosa, o come se ci fosse un non detto tra di noi.

Non che io mi stia lamentando, intendiamoci.

Solo che, beh, è difficile non notare queste cose quando la tua cotta adolescenziale per Robb è stata sostituita da un interesse più... complicato.

Finita la cena, la famiglia si disperde nelle varie direzioni: Eddard si ritira per discutere di affari importanti con Maester Luwin, Sansa si dilegua con un libro (probabilmente una delle sue solite storie romantiche), mentre Arya sgattaiola via come sempre.

Bran è già mezzo addormentato, sorretto da Robb e Jon che lo accompagnano con una cura fraterna che mi scalda il cuore, nonostante il freddo pungente della notte nordica.

Decido di uscire a prendere un po’ d’aria.

Fuori, la neve cade silenziosa, coprendo ogni cosa con uno strato soffice e luminoso che sembra cancellare ogni traccia di mondo esterno.

Mi incammino verso le stalle, seguendo un impulso che non saprei spiegare.

Le stalle di Grande Inverno sono immense, e l'odore dei cavalli, misto a fieno e pelle, è sorprendentemente rassicurante.

Le torce gettano ombre lunghe sulle pareti di legno, e i cavalli, alcuni sonnecchianti, altri curiosi, mi osservano mentre cammino tra le file di box.

Mi fermo davanti al box di uno stallone nero, un animale bellissimo e selvaggio che, mi hanno detto, è tanto indomabile quanto imponente.

Il cavallo mi fissa con occhi intelligenti, e per un attimo, mi sembra di percepire una sorta di affinità.

Capisco perché Jon preferisca stare qui fuori, lontano dal trambusto della sala, con una creatura che lo capisce meglio di chiunque altro.

Sento dei passi leggeri alle mie spalle, ma non mi giro subito.

So già chi è.

"Ti piace Storm?" chiede Jon con quel suo tono basso, quasi un sussurro, come se parlare troppo forte potesse disturbare la quiete di Grande Inverno.

"È magnifico" rispondo senza distogliere lo sguardo dal cavallo "Ma mi sembra che abbia un carattere piuttosto difficile."

Jon ridacchia, un suono raro e sorprendentemente dolce "Sì, si dice che solo chi è veramente testardo può domarlo."

"Beh, allora credo che tu non abbia problemi" ribatto con un sorriso. Finalmente mi volto per guardarlo, e noto che sta cercando di nascondere un sorrisetto compiaciuto.

"Vuoi provarci?" mi chiede, alzando un sopracciglio.

"Con Storm? No, grazie. Preferisco rimanere intera."

"Paura?"

Lo dice in modo leggero, ma c’è una scintilla di sfida nei suoi occhi.

È difficile resistere, anche se so che probabilmente dovrei.

"Non ho paura," mento "Solo che non voglio rovinare il lavoro che hai fatto per addestrarlo."

Jon si avvicina e si ferma accanto a me.

Non ci tocchiamo, ma la sua presenza è quasi tangibile.

"Lo apprezzo," dice, e stavolta il sorriso che mi regala è pieno, vero.

È uno di quei rari momenti in cui Jon Snow abbassa la guardia, e mi trovo a pensare che forse è proprio questo che mi attrae di lui.

La sensazione che ci sia molto di più dietro quella facciata di ghiaccio.

Prima che la situazione diventi troppo intensa, rompo il silenzio.

"Devo andare," dico, anche se non ne ho davvero voglia "Domani sarà un'altra lunga giornata di... ricamo."

Jon mi guarda con una luce divertita negli occhi "Non pensavo che ti piacesse così tanto."

"Non mi piace affatto" confesso con un sospiro esagerato "Ma qualcuno deve pur farlo."

"Meglio te che me," scherza, ma c'è qualcosa di gentile nella sua voce.

È come se, per un breve istante, mi vedesse davvero.

"Theon ha detto che sei un arciere eccellente"

"Si? E da quando tu e Theon parlate di me?"

La domanda sembra coglierlo di sorpresa "Io... Hm... Non- Cosa..."

Faccio un passo indietro, rompendo la magia che si era creata "Buonanotte, Jon."

"Buonanotte, T/n."

Mentre esco dalle stalle e la neve inizia a cadere più fitta, mi rendo conto che il mio cuore batte più veloce di quanto dovrebbe.

E non è per la paura di cavalcare uno stallone indomito.

C’è qualcosa in Jon Snow, qualcosa che mi attrae come un magnete.

E più cerco di resistere, più mi sento trascinata verso di lui.

La notte è gelida, ma c’è una piccola scintilla di calore che mi accompagna fino alla mia stanza.

Mi infilo sotto le coperte pesanti, chiudendo gli occhi, ma la mia mente continua a tornare a quando è arrossito nelle stalle, a quel sorriso raro e a quegli occhi che sembrano nascondere un intero universo di segreti.

E mentre scivolo nel sonno, l’unica cosa a cui riesco a pensare è che forse, solo forse, sono in guai più grandi di quanto avessi previsto.

L'inverno sta arrivando - Jon Snow × Reader Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora