Il primo appuntamento:
Tornato a casa dopo l'incontro con Agnese, mi sentivo strano, come se stessi camminando su una linea sottile tra realtà e sogno.
La mia mente continuava a rivivere ogni dettaglio di quel pomeriggio, dall'incertezza del saluto fino a quel piccolo sorriso che ci eravamo scambiati.
Avevo bisogno di parlare con qualcuno, di mettere in ordine i miei pensieri.
E sapevo esattamente chi chiamare."Matteo," dissi appena rispose al telefono, la mia voce un po' più alta del solito.
"Ho bisogno di vederti. È successa una cosa..."
"Sì, sì, tranquillo!Sono già in zona, che ho finito robotica, passo da te in dieci minuti," rispose, tagliando corto come sempre faceva quando sentiva che c'era qualcosa di importante in ballo.
Quando Matteo arrivò, ci mettemmo subito a parlare nella mia stanza.
Gli raccontai tutto: l'incontro al parco, le parole di Agnese, il nostro saluto un po' goffo.
Lui mi ascoltava con attenzione, annuendo ogni tanto, come se stesse analizzando ogni dettaglio."Davvero è andata così?"
chiese alla fine, con un sorriso che sembrava quasi divertito.
"Sì, esattamente così," risposi, cercando di capire cosa stesse pensando.
"Beh, direi che è andata alla grande, amico mio," disse alla fine, dandomi una pacca sulla spalla.
"Agnese sembra essere sincera e tu... beh, tu stai facendo tutto quello che puoi, ed è già molto."Mi rilassai un po' di più a sentire le sue parole.
Matteo aveva un modo di vedere le cose che mi faceva sempre sentire meglio, come se tutto fosse sotto controllo."E ora cosa pensi di fare?"
chiese poi, con uno sguardo indagatore.
"Non lo so... ci vedremo a scuola tra qualche giorno, ma... non voglio sembrare troppo insistente.
Forse dovrei aspettare?""Ma no! Dovresti chiederglielo subito, tipo oggi, altrimenti chissà quanto dovrai aspettare ancora," disse con un tono deciso.
"In fondo, cosa può succedere?
Al massimo ti dice di no, ma se non provi non lo saprai mai."Le sue parole erano sensate, ma mi lasciavano comunque con una strana sensazione di ansia.
Non ero mai stato bravo in queste cose, e l'idea di chiedere a una ragazza di uscire mi faceva sentire vulnerabile.
Ma Matteo aveva ragione: non potevo continuare a rimuginare.
Dopo un lungo sospiro, dissi: "Ok, ci proverò.
Ma prima, devo capire come farlo senza sembrare un completo idiota."
"Vedrai che andrà tutto bene," rispose Matteo con un sorriso incoraggiante.
"E comunque, qualsiasi cosa accada, io ci sarò per sfotterti dopo.
" Rise, cercando di alleggerire l'atmosfera, e ci riuscì.Nei giorni successivi, il liceo sembrava voler soffocare qualsiasi pensiero che non riguardasse lo studio.
Era l'ultimo anno, e gli esami di maturità si avvicinavano minacciosi, come un temporale all'orizzonte.
Ogni ora era dedicata ai libri, alle ripetizioni, ai compiti in classe che sembravano non finire mai.
Ma, nonostante tutto, il pensiero di Agnese non mi lasciava mai del tutto.Finalmente, qualche giorno dopo, la rividi a scuola.
Il mio cuore iniziò a battere più forte non appena la intravidi nel corridoio.
C'era qualcosa di diverso in lei, o forse ero io che la vedevo con occhi nuovi.
Era circondata da alcune compagne, ma i nostri sguardi si incrociarono, e sentii immediatamente quel misto di ansia ed eccitazione che avevo provato al parco.
Dovevo parlarle, ma come avvicinarmi senza sembrare troppo impacciato?
Il mio cervello lavorava a mille, ma ogni piano sembrava fallire miseramente.
Alla fine, decisi di agire senza pensarci troppo."Hey, Agnese!" chiamai, con un tono che cercava di essere naturale, ma che mi sembrava strano e fuori luogo.
Lei si voltò, il suo viso si illuminò in un sorriso che mi fece perdere il filo per un attimo.
"Ciao," rispose, avvicinandosi a me mentre le sue amiche si allontanavano discretamente.Ci fu un attimo di silenzio imbarazzato, durante il quale cercavo disperatamente di ricordare quello che avrei dovuto dire.
"Ti andrebbe di... ehm... uscire questo fine settimana?"
Le parole uscirono più in fretta di quanto avessi pianificato, e mi ritrovai a fissarla con un misto di ansia e speranza.Agnese sembrò sorpresa per un attimo, poi il suo sorriso si allargò.
"Mi piacerebbe molto," rispose con quella dolcezza che avevo imparato ad apprezzare.Il mio cuore fece una capriola.
Non riuscivo a credere che avesse detto di sì.
"Perfetto," risposi, cercando di mantenere la calma.
"Allora... ci sentiamo per i dettagli?"
Lei annuì, e mentre ci allontanavamo per tornare alle nostre classi, sentii il sollievo e la gioia mescolarsi in un vortice di emozioni.
Non era stato perfetto, certo, ma era un inizio.
E questo, per ora, era abbastanza.
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La Dura Legge di Lei
RomancePer Simone Satta, l'amore è sempre stato un territorio inesplorato, un mix travolgente di emozioni confuse e desideri inconfessabili. Crescendo in un piccolo paese, il suo mondo ruota attorno a una sola persona: una ragazza che sembra incarnare tutt...