Ho vissuto con mia nonna fin da quando avevo sette anni. La nostra casa era un vecchio edificio in una zona tranquilla della città, lontano dal caos del centro. Le pareti erano tappezzate di ricordi, fotografie ingiallite e quadri di paesaggi ormai sbiaditi, ma per me quel luogo era una culla di conforto. Ogni angolo della casa raccontava una storia, ogni oggetto era intriso di una dolce malinconia. La nonna era sempre stata il mio rifugio, una presenza costante e rassicurante che mi circondava di comprensione, soprattutto nei momenti più bui.
Eppure, nonostante l'affetto e il calore di quella casa, sentivo un vuoto dentro di me, un abisso che non riuscivo a colmare. L'amore mi era diventato estraneo, come un'ombra che si era allontanata da me dieci anni prima, lasciandomi sospesa in un limbo di emozioni irrisolte. Era stata una perdita improvvisa, crudele, che mi aveva spinto a chiudermi in me stessa, incapace di lasciarmi andare di nuovo. Ogni volta che sentivo avvicinarsi un'emozione, un sentimento che avrebbe potuto farmi rivivere quel dolore, mi ritraevo, come un animale ferito che temeva di essere colpito di nuovo.
Il dolore era diventato parte di me, un'ombra costante che mi seguiva ovunque, anche nei momenti di apparente serenità. Per questo, quando la nonna mi chiedeva se stessi bene, se fossi pronta ad affrontare la giornata, mentivo, nascondendo il mio tormento dietro un sorriso forzato. Non volevo preoccuparla, non volevo che vedesse quanto fossi fragile e spezzata dentro. Ma ogni mattina, scendendo quelle scale, il peso di quel dolore sembrava crescere, come se il passato mi trascinasse giù, rendendo ogni passo più difficile del precedente.
Quando raggiunsi l'ultima scalinata, la nonna era lì ad aspettarmi con il suo solito sorriso caldo.
"Buongiorno, tesoro," mi salutò con dolcezza, "Ce la fai oggi? Sei sicura di voler andare a scuola?"
Annuii, cercando di nascondere con un sorriso le lacrime che premevano per uscire. "Sì, nonnina," risposi con una voce più bassa del solito, sperando che non notasse il tremito.
Mi guardò per un istante, poi mi posò una mano sul viso, accarezzandomi la guancia con affetto. "Ricordati che io e te non possiamo fare tardi," disse con una voce affettuosa ma ferma, "quindi dopo scuola prendi subito l'autobus e raggiungimi."Sospirai leggermente, stringendo la sua mano come se quel gesto potesse darmi la forza di affrontare la giornata. "Lo farò, promesso," dissi, cercando di sembrare più forte di quanto mi sentissi davvero.
"Sai, a volte non devi essere forte da sola," aggiunse, stringendomi in un abbraccio. "Ricorda che puoi sempre contare su di me."
Chiusi gli occhi, lasciandomi avvolgere da quel calore. "Grazie, nonna," mormorai.Quando l'autobus si fermò davanti a casa, salii come tutte le mattine, ma quel giorno non era una delle solite. Mi lasciai cadere sul sedile, con lo sguardo perso fuori dal finestrino, mentre il paesaggio sfrecciava veloce. La mente era ancora intrappolata in ricordi lontani, in quei momenti che sembravano non volermi lasciare mai.
Poi, ad una fermata prima dell'arrivo a scuola, le porte dell'autobus stavano per chiudersi, quando all'improvviso lui apparve. Con una stretta poderosa delle sue mani grandi, bloccò le porte con una sicurezza che fece sembrare tutto il resto immobile. Era come se il tempo si fosse fermato solo per lui. Ogni movimento era misurato, ogni gesto emanava un carisma irresistibile.
Lo notai subito, nonostante il mio tentativo di rimanere concentrata sui miei pensieri. Era alto, con i capelli scompigliati e quegli occhi color hazel che sembravano poter scrutare ogni cosa. Indossava una giacca di pelle nera, logora ai bordi, che lo rendeva ancora più intrigante, come se avesse vissuto chissà quali avventure.
Ma invece di sentirmi attratta, provai una strana irritazione. C'era qualcosa in lui che mi infastidiva, forse quella sicurezza ostentata, o quel modo di muoversi come se il mondo attorno non esistesse. La sua indifferenza verso tutto e tutti mi faceva sentire insignificante, come se la mia presenza non avesse alcun valore."Chi si crede di essere?" pensai, seguendolo con lo sguardo mentre si dirigeva verso il fondo dell'autobus, ignorando i posti vuoti più avanti. Si sedette isolato, lontano da tutti.
Provai a ignorarlo, ma la mia mente continuava a ritornare a quel ragazzo, a quella sua aria distante e inafferrabile. "Chi è quello?" chiesi sottovoce al mio migliore amico Charlie, cercando di sembrare disinteressata.
Charlie mi guardò con un'espressione preoccupata. "Iris, ma come non lo conosci? È il ragazzo nuovo, quello dagli occhi maledetti del terzo anno: Allen Bennett."Tremai leggermente, sorpresa dalla risposta. Nonostante il fastidio che provavo, c'era qualcosa in lui che mi intrigava, che mi spingeva a voler sapere di più. Ma non volevo dargli soddisfazione, non volevo ammettere che mi avesse colpita in qualche modo.
"Occhi maledetti?" ripetei, alzando un sopracciglio con scetticismo. "Non sono superstiziosa, Charlie."
"Non è questione di superstizione," replicò Charlie, abbassando la voce come se temesse che Allen potesse sentirci. "Dicono che chiunque li guardi troppo a lungo... beh, non sia più lo stesso."Sbuffai leggermente, cercando di mascherare il brivido che quelle parole mi avevano provocato. "Sciocchezze," dissi, ma non potei fare a meno di lanciare un'ultima occhiata verso Allen, domandandomi cosa ci fosse di vero in quelle dicerie.
Quando i nostri occhi si incrociarono, sentii il cuore accelerare, ma mi costrinsi a mantenere uno sguardo neutro, quasi sfidante. Non mi sarei lasciata intimidire, né tanto meno attrarre da un ragazzo così distante e, a suo modo, irritante.L'autobus ripartì, e mi sforzai di ignorare la sua presenza, ma inconsciamente già sapevo che quel primo incontro aveva piantato un seme dentro di me, una piccola curiosità che non sarebbe stata facile da estirpare.
Ciao a tutti! Qui è Claire che vi parla!🌼💛 Sono davvero curiosa di sapere cosa ne pensate di questo capitolo. Quali personaggi vi hanno colpito di più? E cosa vi piacerebbe vedere nei prossimi sviluppi della storia? Mi farebbe tanto piacere leggere i vostri pareri e suggerimenti nei commenti, così potrò capire al meglio cosa vi entusiasma e cosa vi aspettate dai prossimi capitoli. Grazie mille per il vostro supporto!
xoxo💌
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Il Dedalo di Iris
Teen Fiction"Ti prego Iris non costringermi a farlo" "guardami Allen, guardami per l'ultima volta" "Ma così maledirò anche te" "Non importa, anche se il tuo sguardo mi spoglierà da tutto, tu mi hai ridato una ragione per vivere, mi hai dato una ragione per ama...