10: pelle diafana

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Mi trovavo da sola in classe, seduta al mio banco vicino alla finestra. L'aula era stranamente silenziosa, il tipo di silenzio che sembra amplificare i pensieri più di qualsiasi rumore. Fuori, il sole brillava in modo quasi offensivo, come se il mondo non si rendesse conto del caos che avevo dentro. Avevo chiesto di rimanere da sola per finire un compito, ma in realtà volevo solo un po' di pace per riflettere.

La mia mente non riusciva a smettere di tornare su ciò che era successo nelle ultime settimane. Allen era una presenza costante, una forza magnetica che mi attraeva e allo stesso tempo mi spaventava. E poi c'era Charlie, il mio porto sicuro, l'amico di sempre, che però sembrava vedermi in modo diverso ultimamente, e che io stessa non riuscivo più a vedere come prima. Ero confusa, intrappolata tra due mondi, tra due persone, senza sapere quale fosse la strada giusta da prendere.

Mentre osservavo i raggi di sole che filtravano attraverso la finestra, riflettendosi sul pavimento in chiazze dorate, sentii una sensazione di nostalgia e desiderio mescolata a un profondo senso di incertezza. Mi chiesi se fossi davvero in grado di capire cosa volessi, o se fossi solo spinta dalle emozioni del momento. Non potevo continuare a fuggire, né da Allen né da Charlie, ma allo stesso tempo non sapevo come affrontare tutto ciò che stava accadendo.

Con un sospiro, mi alzai dal banco. Non potevo continuare a nascondermi lì dentro. Decisi che un po' di aria fresca mi avrebbe aiutata a schiarirmi le idee. Fuori dall'aula, i corridoi erano vuoti, la scuola sembrava quasi sospesa in un momento di quiete prima del ritorno del caos. Dovevo trovare un modo per mettere ordine nei miei pensieri, e il lago nel parco mi sembrava il posto ideale per farlo.

Mi incamminai verso l'uscita, e mentre attraversavo la scuola, il suono dei miei passi riecheggiava nei corridoi, accompagnando il ritmo dei miei pensieri. Avrei incontrato Charlie come da accordi e avremmo passato un pomeriggio sereno insieme. Almeno questo era ciò che speravo.

Charlie e io decidemmo di trascorrere quel pomeriggio al lago, una piccola oasi nascosta nel parco della nostra cittadina. Era uno dei nostri luoghi preferiti da quando eravamo bambini, un posto dove il tempo sembrava rallentare, permettendoci di allontanarci dalle preoccupazioni quotidiane. Avevo bisogno di quel senso di tranquillità, di una pausa dai pensieri che mi tormentavano da giorni.

Mentre camminavamo lungo il sentiero, le foglie degli alberi frusciavano sotto i nostri passi. Il sole filtrava attraverso i rami, creando giochi di luce e ombre che danzavano davanti a noi. Charlie parlava di una cosa qualsiasi, forse della scuola o di un nuovo progetto a cui stava lavorando, ma io ero distratta, immersa nei miei pensieri. Non riuscivo a scacciare l'immagine di Allen dalla mia mente, il modo in cui mi guardava, il mistero che lo circondava. Nonostante avessi preso le distanze, sentivo ancora la sua presenza come un'ombra persistente.

"Ehi, ci sei?" La voce di Charlie mi riportò alla realtà.

"Sì, scusa. Ero solo persa nei miei pensieri," risposi, cercando di sorridere per nascondere il mio turbamento.

"Di che pensieri si tratta? Spero niente di troppo serio," disse, con quel suo solito tono scherzoso, anche se nei suoi occhi c'era una nota di preoccupazione.

"Nulla di importante," mentii, non volendo rovinare la nostra giornata con le mie complicazioni.

Arrivati al lago, ci sedemmo su una panchina in legno che dava sulla riva. L'acqua era calma, increspata solo da qualche brezza leggera. Era un posto perfetto per rilassarsi, per dimenticare per un momento tutto il resto. Charlie si chinò per raccogliere una pietra piatta e la lanciò nell'acqua, facendola rimbalzare sulla superficie più volte.

"Vedi? Non ho perso il tocco," disse, con un sorriso orgoglioso.

Risi, per la prima volta quella giornata sentendomi davvero serena. "Impressionante, Charlie. Ma vediamo se riesci a battere il mio record."

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