02: Il quaderno dei fiori

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Ero a scuola, con la mente ancora annebbiata dai pensieri su Allen, quando Charlie mi afferrò per un braccio. "Iris, datti una svegliata!" esclamò con un tono quasi esasperato. Sapevo che aveva ragione, dovevo smettere di fantasticare e concentrarmi. Cercai di scuotermi di dosso quel torpore e lo seguii lungo il corridoio fino alla classe. Appena entrati, il professore d'arte iniziò a parlare: "Oggi vi dividerete in coppie per un progetto. Dovrete creare un disegno che racconti al meglio voi stessi." Sentii un nodo formarsi allo stomaco mentre aspettavo con ansia di sapere con chi sarei stata abbinata. Poi il professore proseguì: "Iris, tu lavorerai con Allen."

In quel momento, il sangue mi salì al viso, il cuore iniziò a battere all'impazzata. Alzai lo sguardo verso Allen, cercando di nascondere l'imbarazzo che mi stava travolgendo, ma era inutile. Le mani mi tremavano leggermente mentre cercavo di respirare a fondo, sapendo che avrei dovuto passare il resto dell'ora accanto a lui, condividendo idee e sguardi. Mi sentivo completamente scoperta, incapace di sfuggire alla situazione che si stava creando.

Iniziammo il progetto e mi sedetti accanto ad Allen, cercando di controllare i miei nervi. C'era qualcosa di elettrico nell'aria, un misto di tensione e attrazione che mi rendeva difficile concentrarmi. Cercai di rompere il ghiaccio, anche se sapevo che sarebbe stato complicato. "Hai già qualche idea su cosa disegnare?" domandai, la mia voce leggermente tremante, non solo per l'ansia, ma anche per la consapevolezza di quanto fosse vicino.
Allen alzò appena lo sguardo, i suoi occhi penetranti incrociarono i miei per un attimo che sembrò durare un'eternità. "Non mi serve il tuo aiuto," disse, la sua voce bassa e tagliente. "So cosa voglio fare."

La sua risposta mi ferì, ma c'era qualcosa nel suo modo di guardarmi che mi faceva battere il cuore più forte. Non volevo arrendermi così facilmente. "Ma è un progetto di coppia," replicai, cercando di mantenere il controllo. "Potremmo almeno provare a lavorare insieme."
Allen si girò completamente verso di me, avvicinandosi leggermente. "Iris, ascoltami bene," disse, il suo tono era ancora freddo, ma c'era un'ombra di qualcosa di più profondo nei suoi occhi. "Io non ho bisogno di nessuno. E non mi faccio aiutare da nessuno." Il suo sguardo mi fece trattenere il respiro per un istante.

Cercai di ignorare il calore che mi saliva alle guance e guardai il disegno che stava cominciando a prendere forma sul foglio. Era un fiore, e ogni linea era tracciata con una tale precisione e delicatezza che non potevo fare a meno di rimanerne affascinata. "È davvero bello," dissi in un sussurro, senza riuscire a staccare gli occhi dal suo lavoro. "Forse potremmo fare qualcosa insieme, aggiungere qualche dettaglio," suggerii, la mia voce tradiva un misto di speranza e insicurezza.

Allen si spostò appena più vicino, il suo respiro caldo sfiorò il mio orecchio mentre sussurrava: "Ti ho detto che non ho bisogno di te, Iris." Il suo tono era velato da una strana dolcezza, quasi come se volesse tenermi a distanza ma allo stesso tempo mi stesse attirando verso di lui.
Il mio cuore batteva all'impazzata, ero divisa tra il desiderio di allontanarmi da quella situazione e la curiosità di scoprire di più su di lui. Non dissi altro mentre lo osservavo finire il disegno, ogni tratto sembrava raccontare qualcosa di nascosto, qualcosa che lui non voleva rivelare.

Finì velocemente il lavoro, senza che io potessi contribuire in qualche modo, e lo consegnò al professore. Nella fretta lasciò il suo quaderno da disegno sul banco, non riuscii a trattenermi e lo aprii. Dentro, trovai pagine e pagine di fiori disegnati con la stessa maestria. Mi resi conto che dietro quella facciata di arroganza c'era un'anima profondamente sensibile.
Quando Allen si girò verso di me, notò il quaderno nelle mie mani e i suoi occhi si fecero scuri. "Non dovevi guardare," disse, avvicinandosi tanto che sentii il suo profumo. Il suo tono era una mistura di rabbia e qualcos'altro che non riuscivo a definire.

Lo guardai negli occhi, cercando di decifrare quel mix di emozioni. "Un'anima che sa disegnare così non può essere malvagia," dissi, senza nemmeno rendermi conto di aver pensato ad alta voce.
Allen rimase immobile per un istante, poi mi strappò il quaderno dalle mani, il suo sguardo confuso e quasi vulnerabile. "Non sai niente di me," sibilò, ma la sua voce non era più così sicura come prima. Si allontanò, lasciandomi con una strana sensazione di vuoto e un desiderio inspiegabile di conoscerlo davvero.

Mentre Allen si allontanava, il suo sguardo ancora torvo e il quaderno stretto tra le mani, Charlie notò la situazione tesa ed intervenne. Si avvicinò a passo deciso, il volto scuro. "Allen, cosa credi di fare?" chiese con tono autoritario, posizionandosi tra me e lui. "Non hai il diritto di trattare Iris in questo modo."
Allen si fermò, sorpreso. "E tu chi saresti per darmi ordini?" rispose con disprezzo, i suoi occhi fiammeggianti. "Ti credi in grado di insegnarmi qualcosa?"
Charlie si fece avanti, la tensione tra i due era palpabile. "Non sto cercando di insegnarti niente," disse con voce ferma, ma con un accento di preoccupazione velata. "Solo di far capire che hai oltrepassato il limite."
Allen scosse la testa, lo sguardo scuro. "E tu pensi di farmi la morale, Charlie? Non credo che tu abbia il diritto di intrometterti."

Charlie, nonostante il suo tentativo di mantenere la calma, aveva il volto rosso di rabbia. "Non ti permetto di trattare così Iris, e nemmeno me."
Le parole di Charlie sembravano infiammare ancora di più la situazione. Allen, prima che ce ne potessimo rendere conto, scagliò un pugno al viso di Charlie facendolo cadere a terra. Mi lanciai nel mezzo, cercando di fermarli. "Fermatevi!" urlai, afferrando Allen per le spalle e cercando di tirarlo via da Charlie.

Allen si liberò con forza, girandosi verso di me con lo sguardo furibondo. "Cosa credi di fare, Iris? Non ti basta essere fastidiosa con me?"
Non mi tirai indietro. "Hai bisogno di una lezione di umanità, Allen," risposi con voce decisa. "Non è solo che ti comporti da idiota, è che non sai nemmeno riconoscere chi ti sta cercando di aiutare."
La rabbia nei suoi occhi si mescolava con una scintilla di sorpresa. Mentre Charlie si rimetteva in piedi, il suo volto gonfio e tumefatto, Allen sembrava vacillare per un momento. La nostra determinazione sembrava averlo colpito più di quanto avessi immaginato.
Il prof intervenne e spedì Allen dal preside per scontare la sua punizione.

Quando se ne andò, lasciandoci in una scena di caos e confusione, mi accovacciai accanto a Charlie, preoccupata. "Stai bene?" chiesi.
Charlie mi lanciò un sorriso debole, ma le sue labbra tremavano per il dolore. "Sì, grazie a te," disse, mentre si massaggiava il volto. "Ma non posso credere che sia andata così." Io lo guardai, con una punta di amarezza.
Notai che il quaderno dei fiori di Allen giaceva sul pavimento, abbandonato. Decisi di raccoglierlo. "Che fai?!" tuonò Charlie, "lo riporterò ad Allen" dissi con decisione, "ma sei pazza??" rispose Charlie.
Forse Charlie aveva ragione, forse ero davvero pazza, ma sentivo che quella era la cosa più giusta da fare.

Ciao a tutti! Qui è Claire che vi parla!🌼💛 Dopo aver letto questo capitolo, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate. La tensione tra Iris, Allen e Charlie ha sicuramente creato un momento intenso. C'è stato qualche passaggio che vi ha emozionato di più? Come vi siete sentiti di fronte al comportamento di Allen o alla determinazione di Iris? E cosa vi aspettate che accada tra questi personaggi? Sono curiosa di leggere i vostri pensieri e suggerimenti nei commenti. Il vostro feedback è prezioso per me!

xoxo💌

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