04: Ombre del passato

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Mi diressi a passo lento; mia nonna Rose mi aspettava già lì, avvolta nel suo scialle di lana che le avevo regalato qualche Natale fa. Il suo viso era segnato dal tempo, ma i suoi occhi conservavano quella luce affettuosa che mi aveva sempre dato conforto. Ogni anno, in questo giorno, lei era lì per me, pronta a sostenermi, a tenermi insieme quando sentivo di andare in pezzi.

"Sei arrivata, piccola mia," disse dolcemente non appena mi vide, allargando le braccia per accogliermi in un abbraccio caldo e rassicurante.

Mi lasciai andare tra le sue braccia, chiudendo gli occhi mentre sentivo il suo profumo familiare di lavanda e sapone. "Ciao, nonna," mormorai, cercando di trattenere le lacrime che già minacciavano di cadere. "Grazie per essere qui."

"Non devi ringraziarmi, Iris. Siamo qui per loro, ma anche per noi stesse. Per ricordare l'amore che ci hanno dato e che vivrà sempre in noi."

Annuii, stringendola un po' di più. "Non so se ce la farei senza di te."

Lei mi accarezzò i capelli, un gesto che aveva sempre saputo calmarmi. "Io sono qui, e lo sarò sempre, finché avrai bisogno di me." Si staccò lentamente, prendendomi per mano e conducendomi verso le tombe dei miei genitori. Le lapidi erano semplici, con i loro nomi incisi in eleganti lettere dorate. Portai un mazzo di margherite, i fiori preferiti di mia madre, e lo posai ai piedi della lapide. Le mie mani tremavano leggermente mentre lo facevo.

"Nonna," sussurrai mentre fissavo le lapidi. "Da quando li ho persi, sento che qualcosa si è spezzato dentro di me. È come se il mio cuore fosse diventato... incapace di amare."

Lei non disse nulla per un momento, poi mi strinse la mano con più forza. "Iris, amore mio, la perdita di una persona cara è come una ferita che non guarisce mai completamente. Ma l'amore che hai dentro di te non è sparito, si è solo nascosto, in attesa di sentirsi di nuovo al sicuro."

Mi girai verso di lei, cercando il suo sguardo. "E se non succedesse mai? Se fossi condannata a non amare mai più?"

"Non dire così," mi rispose con dolce fermezza. "Il tuo cuore è giovane, Iris. Ha sofferto, sì, ma anche le ferite più profonde possono guarire con il tempo. E l'amore può rinascere dalle ceneri del dolore, ma solo se permetti a te stessa di sentire di nuovo."

Mi accarezzò il viso, asciugandomi una lacrima che era scivolata senza che me ne accorgessi. "Non ti chiederò di dimenticare il dolore, perché è impossibile. Ma ti chiederò di non chiudere il tuo cuore. Loro non vorrebbero questo per te. Vorrebbero vederti felice, viva."

Guardai le tombe, cercando di immaginare cosa avrebbero detto i miei genitori se fossero stati lì. Mia madre, con il suo sorriso caloroso e la sua risata contagiosa, e mio padre, con il suo modo di abbracciarmi che mi faceva sentire al sicuro. Ma tutto ciò che riuscivo a ricordare era quella notte. La notte in cui tutto era cambiato.

Avevo solo sette anni. Quella sera pioveva forte, e io ero rimasta a casa con la babysitter mentre i miei genitori erano usciti per una cena. Ricordo di essermi addormentata sul divano, cullata dal suono della pioggia che batteva contro i vetri. Ma poi c'era stato quel rumore, uno squillo improvviso, e la babysitter aveva risposto al telefono. Ricordo ancora il modo in cui il suo viso era diventato pallido, come se avesse visto un fantasma. E poi, quella terribile notizia. Un incidente. Un'automobile che aveva perso il controllo su una strada scivolosa. Un impatto violento, e... non erano sopravvissuti.

Quelle immagini, anche se non le avevo vissute in prima persona, si erano impresse nella mia mente, torcendosi e girando come un vortice senza fine. Il mondo era diventato freddo e vuoto in un istante. E quel vuoto non aveva mai smesso di farsi sentire.

Rimasi in silenzio davanti alle loro lapidi, lasciando che il dolore si agitasse dentro di me. Poi sentii la mano di mia nonna stringere la mia, tirandomi fuori da quel ricordo doloroso.

"Non devi portare questo peso da sola, Iris," mi disse con voce ferma. "Io sono qui per te. E quando arriverà il momento giusto, vedrai che il tuo cuore tornerà a battere forte, anche per qualcuno di nuovo."

La guardai negli occhi, cercando di trovare un po' di speranza nelle sue parole. Forse aveva ragione, forse un giorno sarebbe successo, ma in quel momento mi sembrava impossibile.

Abbassai lo sguardo, fissando le margherite che si trovavano ai piedi della lapide. "Spero tu abbia ragione, nonna," mormorai. "Ma non so se potrò mai amare qualcuno come ho amato loro."

Lei mi abbracciò ancora una volta, in silenzio. "L'amore non è una cosa che si misura, Iris. Può essere diverso, ma non meno intenso."

Alzai lo sguardo per cercare di distogliere la mente, e fu in quel momento che lo vidi.

Allen era lì, poco distante, in piedi, con le mani infilate nelle tasche del suo cappotto scuro. Non sapevo da quanto tempo fosse lì, ma i suoi occhi erano fissi su di me, e l'espressione sul suo volto era indecifrabile. Mi fermai, il cuore che riprese a battere in modo irregolare. Cosa ci faceva lì? Mi stava seguendo?

Per un attimo i nostri sguardi si incrociarono, e la tensione che avevo avvertito tra di noi in quel corridoio scolastico sembrò riaccendersi. Ma c'era qualcosa di diverso questa volta, un'intensità che non riuscivo a decifrare, un misto di curiosità, compassione, e forse qualcosa di più.

Non avevo parole, e nemmeno lui sembrava intenzionato a parlare. Ma quel silenzio carico di significato mi fece capire che, in qualche modo, le nostre vite erano destinate a intrecciarsi, anche se non sapevo ancora come o perché.

"Chi è quello?" chiese mia nonna, interrompendo il mio flusso di pensieri.

"Un ragazzo della mia scuola," risposi, senza distogliere lo sguardo da Allen.

"Mi sembra che abbia qualcosa di speciale," commentò mia nonna, con un leggero sorriso sulle labbra. "Forse qualcuno che potrebbe aiutarti a trovare ciò che pensi di aver perso."

Non risposi, ma non potevo negare che quelle parole mi avessero colpito. C'era davvero qualcosa in Allen, qualcosa che mi attirava, anche se non sapevo ancora se fosse un bene o un male.

Restai lì, a guardarlo, mentre una strana sensazione si diffondeva nel mio petto.

Ciao a tutti! Qui è Claire che vi parla!🌼💛 Dopo aver letto questo capitolo, sono curiosa di sapere le vostre impressioni. Il momento tra Iris e sua nonna è stato particolarmente toccante, mostrando il profondo legame tra di loro e il dolore che Iris continua a portare nel cuore per la perdita dei suoi genitori. Come vi ha fatto sentire questa scena? E cosa ne pensate dell'apparizione improvvisa di Allen al cimitero? Pensate che ci sia un significato più profondo dietro la sua presenza lì?
Mi piacerebbe sentire le vostre opinioni su come questa dinamica potrebbe evolversi e se pensate che Allen possa davvero aiutare Iris a ritrovare se stessa. Non vedo l'ora di leggere i vostri commenti e teorie su cosa potrebbe succedere nei prossimi capitoli!

xoxo💌

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