16. Il Tempo Se Ne Va

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« E intanto il tempo se ne va
E non ti senti più bambina
Si cresce in fretta alla tua età
Non me ne sono accorto prima »

Il Tempo Se Ne Va - Adriano Celentano

Il portone di casa dei miei nonni è diventato il mio rifugio, un santuario che accoglie il peso del mio dolore, come se le sue vecchie assi e le sue pietre consumate potessero assorbire la tristezza che porto dentro. Non è solo un ingresso: è la soglia che divide il presente dal passato, un portale invisibile che, ogni volta che lo oltrepasso, mi trasporta indietro nel tempo, in un mondo fatto di ricordi. Le pietre della soglia sono levigate dal passaggio di innumerevoli piedi, consumate dalla vita stessa che si è svolta lì. Ogni segno, ogni graffio, ogni fessura racconta una storia: di giorni di sole e giochi d'infanzia, di passi incerti nei giorni di pioggia, di ritorni attesi e abbracci caldi che mi avvolgevano come una coperta.

Il legno, ormai segnato dal tempo, sembra respirare le storie di chi, come me, ha trovato conforto nell'attraversare quella soglia. La vernice, scrostata in punti, lascia intravedere strati di passato, come se ogni strato fosse un ricordo: dietro la vernice verde c'è forse l'azzurro di quando mia madre era bambina, e sotto ancora un altro colore dimenticato che racconta di epoche ancor più remote. Anche l'odore che emana, un aroma di legno antico, ha qualcosa di magico, quasi rituale, come se contenesse l'essenza di chi ha vissuto e amato in quella casa.

Ma ora quei ricordi felici sembrano mescolarsi a un dolore opprimente, come se la casa stessa fosse permeata di una tensione sotterranea, di una paura sorda. Mio nonno è lì, dietro quella porta, ma ogni giorno che passa è come se fosse sempre più distante, come se stesse sfuggendo alla vita poco a poco. Entrare in quella casa significa affrontare il timore che questo momento possa essere l'ultimo, e l'idea mi gela il sangue nelle vene. È un pensiero innaturale, impensabile, quasi proibito. Lui è sempre stato una roccia, un pilastro, una presenza eterna e immutabile, e l'idea di perderlo è come l'ombra di un'assenza che non riesco a comprendere, una voragine che mi inghiotte. La sola idea di dire addio a lui mi lascia svuotata, come se una parte della mia anima fosse destinata a sgretolarsi con lui.

I miei genitori stanno combattendo contro l'inevitabile, facendo tutto ciò che è in loro potere per regalargli ancora un po' di tempo, di serenità. Ogni carezza, ogni parola è un tentativo disperato di trattenere quella luce che si affievolisce sempre di più. Ogni volta che lo vedo sdraiato su quel letto, pallido, assente, una fitta di dolore mi colpisce come un pugno nello stomaco. Vorrei che mi parlasse, che mi raccontasse ancora una volta una delle sue storie, che sorridesse con quella calma rassicurante, ma è come se ogni cosa stesse sfumando, dissolvendosi davanti ai miei occhi impotenti.

Così, nei momenti in cui sento di non farcela, quando il peso del dolore diventa troppo grande, mi rifugio sulle scale del portone. Lì, tra i gradini freddi, mi sembra di trovare un po' di sollievo. Mi siedo, sentendo la solidità delle pietre sotto di me, cercando di assorbire una briciola di quella forza che sembra essermi stata tolta. Quando chiudo gli occhi, mi sembra quasi di sentire il calore di mio nonno, come se quelle pietre conservassero un frammento della sua presenza. Eppure, allo stesso tempo, c'è una distanza che non riesco a colmare, una solitudine che mi avvolge come un velo.

Proprio mentre sono immersa in questi pensieri, vedo Carlos avvicinarsi. I suoi passi sono lenti, attenti, e porta in mano un mazzo di rose rosse, quelle che sa essere i miei fiori preferiti. Il suo volto è gentile, rassicurante, con un sorriso che sembra voler alleviare un po' del mio dolore. I suoi occhi incontrano i miei, e in quello sguardo trovo una dolcezza e una comprensione che mi commuovono.

– Carlos, cosa ci fai qui? – riesco a chiedere, anche se la mia voce trema, tradendo l'emozione.

Lui sorride, con quella sincerità che ho sempre amato in lui, e mi porge i fiori.

Next To You - Tobias Del Piero.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora