6.

96 3 0
                                    

"che ci fa lui qui?" fissai mio padre con uno sguardo di fuoco e lui fece altrettanto.

"Charles è qui per te, voleva invitarti al Gran Premio di Miami" risi per l'assurdità che era appena uscita dalla bocca di mio padre
"cosa? a Miami? non ci penso proprio" mio padre mi incenerii con lo sguardo e io non ci pensai neanche un secondo a non ricambiarlo
"potete lasciarci soli? Grazie" i due uscirono dalla stanza lasciando soli noi due

"non ci vado a quel Gran Premio"
"invece tu ci andrai e ti stamperai un bel sorriso su quel visino che ti ritrovi" risi amaramente per le sue parole
"non posso ho un esame importante questo sabato" lui andò a sedersi dietro la scrivania, fece un piccolo sorrisino e calò poi il silenzio

"aspetta tu- tu vuoi che io salti quell'esame, sapevi che questo sabato avrei avuto un esame e che se l'avessi saltato avrei perso la borsa di studio" lui mi guardò sorridente
"vedo che sei sveglia" gli occhi iniziarono a pizzicarmi, le mani tremavano, avevo una sensazione di vomito

"sei un padre schifoso. Non perderò la borsa di studio per colpa tua, puoi minacciarmi, puoi obbligarmi a fare ciò che vuoi ma non mi farai perdere la borsa di studio capito?" gli urlai contro con tutte le forze che avevo
"modera i toni ragazzina" mi uscì una piccola risata nel sentire quella parola
"ragazzina? sono tua figlia dannazione Alexander!" misi le mani in faccia asciugandomi le lacrime

"ho deciso che tu andrai a quel Gran Premio e tu ci andrai con Charles Leclerc hai capito?" mi girai verso di lui con gli occhi pieni di lacrime
"QUANDO C'ERA LA MAMMA TU NON ERI COSÌ" si alzò dalla sedia sbattendo i pugni sulla scrivania
"STAI ZITTA" lanciò un porta penne di vetro contro la parete che si ruppe in mille pezzi
"fottiti alexander" uscii dal suo studio sbattendo la porta.

Corsi in camera e mi cambiai alla velocità della luce mettendo un top e dei pantaloni per andare a correre, presi le cuffiette e con ancora le lacrime agli occhi scesi giù di sotto. C'era ancora Charles che aspettava il suo manager e appena mi vide si alzò dal divano
"non provare a toccarmi" mi voleva fermare ma riuscii a schivarlo
"Sky aspetta" mi insegui ma io non lo ascoltai
"Charles vattene" mi prese per un braccio e mi girò verso di lui

"io non ne sapevo niente te lo giuro" risi nel sentire queste parole
"non dire niente Charles perché peggiori solo le cose e ora mollami" mi lasciò il braccio e si ritrovò la mano sporca di sangue
"che hai sul braccio?" mi guardai e lo coprii con la mano
"niente" uscii di casa e sentii ancora i suoi passi dietro di me

"Sky chi te l'ha fatto?" non lo ascoltai e continuai a camminare
"SKY dannazione" mi fermai nel sentirlo urlare
"ho sentito che ha lanciato qualcosa tuo padre nello studio" non lo guardai
"se ti fa del male dimmelo" risi e fissai i miei occhi nei suoi
"non ti immischiare in cose che non ti riguardano" mi girai per riprendere a camminare ma neanche il tempo di fare due passi che vomitai.

"stai bene?" Charles corse da me mettendo una mano sulla mia schiena
"sto bene" non lo degnai neanche di uno sguardo e cominciai a correre.
Odiavo mostrarmi debole davanti agli altri perché erano pronti a usare le tue emozioni contro di te e poi quello sguardo che ti riservano è veramente penoso.

Avevo corso per almeno 6 chilometri e si era fatto un po' buio, non mangiavo da stamattina e le uniche cose che avevo ingerito erano finite nel vialetto di casa.
Dovevo trovare una soluzione, dovevo essere più furba di lui e l'unico modo era assecondarlo.

Ero rientrata in casa tutta sudata
"dov'è mio padre?" Gio appena mi vide si allarmò ma lo fermai con uno sguardo e mi indicò subito il suo studio. Senza dire nulla mi avviai a passo svelto ed entrai senza chiedere il permesso

"vuoi che vada con Charles, va bene ti accontenterò" lui mi guardò sorpreso da questa mia affermazione
"cosa vuoi in cambio Sky" alzai le spalle
"niente dammi solo il suo numero per metterci d'accordo" lui annuì e mi passò un foglietto con su scritto il suo numero. Uscii senza dire niente ma sentivo lo sguardo vittorioso di mio padre.

Avevo l'asciugamano sul corpo ancora tutta bagnata che aspettavo di schiacciare il puntino verde del telefono
"e se non risponde?" guardai Purè che scodinzolava tutto felice ma qui di bello non c'era niente.
"d'accordo lo faccio" schiacciai e lo portai all'orecchio

"Pronto chi parla?" o merda
"Sono Sky" ci furono dei secondi di silenzio e pensai che avesse messo giù
"Sky..."
"domani sei libero?"
"si credo di sì"
"incontriamoci al Bar Olivier per le 14"
"d'accordo" attaccai senza neanche salutare, ma chi me l'aveva fatto fare.

—————

"perché sei così agitata?" mi girai verso Fra mentre torturavo le mie povere unghie
"niente sto aspettando una persona" mi guardò un po' insospettito
"okay" se ne andò a servire i tavoli mancanti.
"ma dove diavolo è finito?" stavo per perdere la pazienza e dovevo ammetterlo ma avevo paura che non venisse.

"tu lavori qui?" ritornai sul mondo reale e incontrai i suoi occhi
"eccoti finalmente" uscii da dietro il bancone e andai a sedermi in un tavolino abbastanza riparato così da non farci sentire
"perché mi hai chiamato, avevi detto che dovevo stare fuori dalla tua vita eppure dopo poco ore hai avuto il mio numero e mi hai supplicato di venire qui" lo guardai male

"non ti ho supplicato" mi guardò con uno sguardo quasi ovvio
"mi serve un favore..." abbassai lo sguardo imbarazzata
"e perché dovrei farti un favore?" lo guardai
"tu fai un favore a me e io ne faccio uno a te" lui sorrise alzando gli occhi al cielo
"il mondo non funziona così mia cara Sky" mi lasciai andare sulla sedia e lo guardai sorridendo
"oh ma ti prego sai anche tu che non è così. Tutti vogliono qualcosa e so per certo che anche tu lo vuoi. Quindi dimmi ciò che vuoi" lui mi guardò un po' insicuro

"che cosa vuoi che faccia per te Sky?" appoggiò i gomiti sul tavolino e mi guardò negli occhi
"devi coprirmi" lui sorrise
"coprirti? e come scusa" alzai gli occhi al cielo
"ho un esame sabato e non posso saltarlo, devi solo dire a mio padre che verrò con te quando invece sarò qui a Monaco" lui abbassò la testa ridendo

"perché stai ridendo?" lo guardai male
"sei mai andata a un GP? Ci sono mille fotografi e telecamere, tuo padre saprà se ci sei o meno" merda.
"partirò dopo e poi ti troverò"
"d'accordo"  sorrisi nel sentire questa parola
"tu che cosa vuoi in cambio?" lui fece un piccolo sorriso
"ci penserò più avanti" lo guardai stranita
"come faccio a sapere di potermi fidare di te?" lui si alzò dalla sedia e appoggiò i suoi palmi sul tavolino per sporgersi verso di me

"devi rischiare stellina" sussurrò queste parole nel mio orecchio mandandomi quasi in tilt. Non mi diede il tempo neanche di dirgli altro che uscì dal bar mettendosi i suoi occhiali da sole e il cappellino.
Rischiare, come se non stessi già rischiando la mia vita con questa decisione.

Un obbligo, Mille responsabilità /Charles Leclerc/Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora