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Cap.16
'Ho bisogno di parlare'
Con la speranza di aver indovinato la misura, avevo comprato a Virginia un paio di All Stars come le mie. Saremmo stati belli con le stesse scarpe: le mie grandi e sbiadite vicine alle sue piccole e bianche. E poi.. sì, mi vergognavo ad ammetterlo anche a me stesso, ma era pure una piccola scusa per avvicinarmi... cercare di parlare civilmente con Maddy e chiarire la nostra relazione; se relazione si poteva definire.
Non aveva risposto alle mie chiamate e le possibilità erano due: o non aveva voglia di sentirmi, cosa quasi certa, oppure stava ancora dormendo sepolta dal suo piumone e niente, nemmeno io, l'avrebbe spostata da lì.
Adesso che avevo leggermente sbollito la rabbia, e mi sentivo sufficientemente pronto ad affrontare Maddy, volevo chiedere motivazioni valide per la sua scelta di finirla con me; mi meritavo una risposta concreta e non la stronzata del "non sento niente"; magari mi avrebbe ribadito le stesse cattiverie dell'altra volta.. o magari ci saremmo baciati, baciati, e baciati ancora.
Parcheggiai davanti al cancello, e andai a citofonare. 'Smith' diceva la targhetta.
Suonai. Nulla. Lasciai il dito sul campanello più a lungo. Nulla.
«Harry?» chiamò una voce maschile alle mie spalle.
Mi voltai ed un ragazzo sorridente sembrava parecchio felice di vedermi. Scesi gli scalini fino a trovarmelo davanti.«Ciao!» sorrisi stringendogli la mano.
«Sei cresciuto dall'ultima volta ma.. la tua faccia è sempre la stessa!»
«Oh.. ci conosciamo?»
«Sono invecchiato tanto da essere irriconoscibile?! Brutta cosa.. - rise - Sono Kevin!»
Spostò un po' più in alto il cappellino da baseball ed effettivamente la sua espressione socievole e sfacciata non mi era del tutto sconosciuta.
«Kevin.. amico scusa, mi prendi alla sprovvista! Dammi qualche indizio!» chiesi ora seriamente incuriosito.
Rise «Mmm.. vediamo.. Isole Vergini, circa quattro anni fa.. ti dice qualcosa?»
«Isole Vergini..» riflettei a voce alta. Mi diceva molto quel posto.
Non di un omone alto e biondo, ma di una ragazzina dolce ed esile.
Poi un lampo nella mia mente. «Dio, Kevin Evans! Mia sorella ha pianto un autunno intero per colpa tua lo sai?!» gli diedi una forte pacca sulla spalla seguita da una risata generale.
«Scusati con Gemma da parte mia! Anzi, se posso lo farò personalmente con piacere! Ero solo un coglione con gli ormoni a palla!»
Chi poteva capirlo meglio di me?
Parlammo un po' del più e del meno, mi disse di essere un PR nei locali londinesi dopo essersi trasferito da Cambridge.
«Harry ti ho fatto perdere un casino di tempo chiacchierando, scusami!»
«Ma no mi ha fatto piacere! Ero venuto per.. un'amica... ma evidentemente dorme!» dissi dando ancora un'occhiata al palazzo davanti a me.
«Sei qui per la signora Smith? - rise seguendo il mio sguardo - 50 anni ma li porta malissimo!»
Signora di cinquant'anni? Ma chi Maddy?
«Io abito qui accanto.. sali così ti offro un caffè? Mia sorella sarà felice di vederti!»
MADISON.
«M.M.Madison? Lei.. lei è qui?» balbettai.
«Ah ma te la ricordi ancora! Sì, abitiamo insieme! Dai vieni!»
Cazzo era nella mia stessa città. Finalmente.
Il cuore iniziava a stringersi; era passato così tanto tempo. Madison era stata la mia prima volta con una base di.. emozioni vere.
#Madison
Avevo sentito il cellulare vibrare sul comodino, ma m'imposi di rimanere sotto il piumone, anche sapendo fosse Harry. Lo stesso nelle prime ore del giorno.. tre brevi vibrazioni, segnalavano l'arrivo di un messaggio - Non puoi decidere di finirla così. Ho bisogno di parlare. H. - ..niente più baci alla fine del messaggio, non c'era niente ormai. Giusto.
Fumai la mia sigaretta mattutina. Ero nervosa, da quando avevo messo fine a quella storia, quest'ansia non mi aveva mollato un attimo.
Ma era meglio così.. Harry se ne sarebbe fatto una ragione in fretta, alla prossima serata in un nuovo locale avrebbe rimorchiato qualcuna; ma soprattutto era meglio per Virginia.. l'avrebbe dimenticato in qualche mese, bastava distrarla e non nominarlo.
L'obiettivo era stato raggiunto. Questo era l'importante.
Io e la piccola facemmo colazione sole solette, poi con forza infilai quella pigrona riccioluta sotto il getto dell'acqua.
«Mi bruciano gli occhi! Mamma! Mi bruciano gli occhi!» si lamentava di una schiuma che ancora era solo tra le mie mani. Furba lei.
«Non fare la bambina capricciosa!»
«Harry non mi fa mai piangere» sottolineò.
«Harry ti vizia!»
Anni di indipendenza gettati al vento, tutto grazie alla capacità del riccio di sciogliersi davanti a due occhioni tanto simili ai suoi.
Era lui il pezzo mancante. Ma avremmo trovato il modo di sostituire quel pezzo.
Finalmente il getto d'acqua colpì anche il mio corpo, tentando di sciogliere i muscoli tesi. Virginia stava mischiando i mille bagnoschiuma in giro per la stanza, e non potendo farla stare da sola per casa fui costretta a non avere privacy nemmeno in quei minuti.. rilassante fare una doccia con gli occhi aperti fissi su di lei.
Sentii la porta principale chiudersi con poca delicatezza: mio fratello e i suoi segni distintivi.
Abbassai di poco il volume della radio accesa a tenerci compagnia.
«Kevin!» urlai.
«Madison renditi presentabile e passa in cucina!» urlò di rimando lui.
L'esperienza mi diceva che aveva sicuramente portato a casa qualche suo amico, secondo lui perfetto per me. Da anni mi proponeva egocentrici PR che pretendevano di trovare in me una delle loro ragazze immagine.
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Tu non sai di noi
FanfictionHarry aveva avuto qualcosa di più importante da fare che telefonarle... evidentemente quello stupido provino. Forse anche lei avrebbe potuto dimenticarlo, forse... se non avesse dovuto guardare ogni giorno quei piccoli occhi verdi. Ma la popstar non...