1 Giugno 2024.
POV JIMIN:
"Anossiemia: Capogiri, aumento della frequenza del respiro e della pressione, tachicardia, cianosi e perdita della coordinazione."
Per distrarmi e non cadere preda di un attacco di panico, chiudo gli occhi e ripeto ad alta voce la lezione di medicina, tenutasi la settimana scorsa, dal famoso professor Kim. Cerco di rammentare ogni singola inflessione della sua voce e dei suoi insegnamenti per poter trarne il lato positivo, sempre. Tuttavia, il mio pensiero si volge immediatamente alla Dea Luna e sospiro: "Oh mia Dea, so di non essere degno del tuo riguardo ma ti prego, dammi la possibilità di rivedere un'ultima volta la tua luce, quella splendente e luminosa che solo la luna sa far risplendere". Ho male ai polsi, so di averli ormai completamente segnati ma se anche volessi, non potrei far nulla. Quegli occhi profondi e scuri come la notte buia, senza la Luna ad illuminarla; mi perseguitano e mi pietrificano al contempo. Ho un terrore quasi paralizzante e per fuggire da esso, cerco di sostituire questi occhi che, muovono in me tempeste sconosciute, a quelli dolci e familiari del mio hyung, Yoongi. Chissà come sta adesso e se mi stia cercando, vorrei tanto abbracciarlo e tranquillizzarlo ma soprattutto, vorrei bearmi della tranquillità della mia routine e delle mie abitudini. Sospiro e vedo le mie gambe tremare dal freddo e dalla debolezza; non ho mai rimpianto un semplice piatto di ramen come in questo momento e per sentirmi meglio, mi basterebbe anche un semplice bicchiere d'acqua ma non so da quanto tempo io sia rinchiuso qua dentro: se ore, giorni o mesi. So solo che ho freddo, paura, fame, sete e mi sento totalmente debilitato. È una sensazione strana, non saprei spiegarla né a parole, né a gesti, ma so di non avere veramente paura del mio carnefice, non ne ho mai avuta; nemmeno quando ha tentato di aggredire gravemente mio fratello, quella sera al party. Istintivamente mi sono frapposto tra loro, perché dentro me, in un posto remoto del mio animo, ero certo che non mi avrebbe mai fatto del male, almeno non intenzionalmente. Provo sensazioni del tutto contrastanti che mi procurano una frustrazione mai vissuta fino ad ora; io sono abituato alla linearità e chiarezza di ogni mio gesto, sentimento, azione. Adesso, invece, mi ritrovo ad affrontare esperienze mai nemmeno immaginate ma soprattutto, mi ritrovo costretto a far fronte a sentimenti ambigui e destabilizzanti. Odio dal profondo quell'alpha così saccente e dispotico, odio quel suo tono di voce talmente profondo e fermo, da rendermi vulnerabile, debole ed accondiscendente. Il petto mi duole e vorrei tanto stringere un pugno contro il cuore ma la corda mi impossibilita qualsiasi azione o libertà di movimento. Chiudo gli occhi e cerco di prendere profondi respiri per smettere di pensarci, per smettere di pensare a lui. Per quale motivazione ha deciso di rapirmi e tenermi segregato in queste celle? Potrei anche risultare, per lui, un ostacolo verso la coronazione del suo amore con Soyeon, ma, qualcosa mi suggerisce che c'è qualcosa di più profondo. Ogni cosa mi dice che questo percorso mi cambierà e non credo di esserne felice perché io sto bene così come sono: mi accetto, mi voglio bene e soprattutto apprezzo gli sforzi che mio fratello ha dovuto fare per crescermi, senza mai farmi sentire la reale mancanza di quelli che erano i nostri genitori e che avrebbero dovuto comportarsi come tali. Mi rannicchio su me stesso e percepisco il freddo entrarmi dritto nelle ossa, cerco di guardarmi intorno e posso confermare, con rammarico, che questo posto è lugubre e a tratti sinistro. Sospiro e poggio la testa contro l'umida parete, fissando inerme il soffitto e penso a quanto mi manchi sentire il calore delle braccia di mio fratello, strette intorno alla vita ed il suo fiato caldo sul mio collo mentre mi sussurra che andrà tutto bene e che lui mi proteggerà dal resto del mondo. Mi mordo il labbro per impormi di non scoppiare in un ulteriore pianto e se fossi un ragazzo diverso, maledirei chiunque abbia scelto per me questo destino ma io sono Jimin e come tale manterrò la promessa fatta alla Dea Luna, di non cadere mai nel peccato e di esserle grato per ogni sfida, successo o insuccesso. Ho lei che mi guida e sono certo che anche adesso si trovi al mio fianco ad accarezzarmi dolcemente i capelli, come solo una madre saprebbe fare. Lei mi sorregge anche se non la vedo ma la percepisco, la sento nelle piccole cose. Alcuni dei miei coetanei mi guardano con scetticismo ed evidente disapprovazione ma non me ne sono mai curato per davvero; non ho mai dato peso a dicerie volte unicamente a denigrare una persona solo perché la pensa in maniera del tutto differente dalla massa: mi piace leggere, adoro fare attività fisica, mi diverto stando con mio fratello ed il mio migliore amico Hobi, preferisco trascorrere una serata affacciato alla finestra, per venerare e confessarmi alla Luna, piuttosto che uscire per strada o locali a far baldoria. Sono strano lo ammetto ma ancora sono qui a chiedermi chi definisce i criteri che rientrano nei limiti della normalità. Chi sei tu, per definirmi strano? Cosa è per te, essere normali? Nessuno dovrebbe avere il diritto di giudicare le abitudini degli altri ed il mondo sarebbe un posto migliore se ognuno facesse ciò che vuole, senza la paura di essere additato come strano o giudicato diverso. Sto divagando, lo ammetto ma cerco di pensare a tutto pur di non ricadere vittima di quegli occhi neri come la pece che sono in grado di mettere sottosopra ogni mia convinzione e certezza.
Improvvisamente, un rumore mi desta dal mio stato di intorpidimento e per un attimo temo di ritrovarmi faccia a faccia con il mio stesso aguzzino ma dalla luce che entra nel piccolo abitacolo, riesco a scorgere una diversa figura da quella attesa. Alto, spalle larghe, labbra gonfie e dal sorriso quasi rassicurante. Si avvicina lentamente e sussurra: "Jimin?" Io mi tiro maggiormente le gambe al petto come ad illudermi di potermi proteggere ma lui scuote la testa e sorride: "Stai tranquillo, non sono qui per farti del male e sicuramente nemmeno quello zuccone di Jungkook, nonostante abbia potuto darti diverse impressioni". Rilasso i muscoli del corpo ma resto comunque in allerta e chiedo incerto: "E allora perché mi avete rapito?" Il ragazzo sconosciuto sospira: "Ti ha rapito, Jimin. Ti ha rapito. È stata una sua decisione ma adesso, non sono qui per parlare di questo". Solo adesso mi accorgo che stringe tra le mani un piccolo vassoio ed una borraccia colma d'acqua. Deglutisco e guardo con desiderio le prelibatezze sorrette dalle sue mani e lui scoppia a ridere: "Si esatto sono qui per darti da mangiare e bere. Sei già abbastanza debole e nonostante Jungkook mi abbia obbligato a non portarti nulla, ha preparato questo e l'ha lasciato sulla penisola in cucina. Sono sicuro che abbia pensato che io te l'avrei portato prima o poi". Scettico, rimango in silenzio ma poi vedo il ragazzo aprire la cella con una chiave per entrare con discrezione ed inginocchiarsi di fronte a me. Continua a rimanere in silenzio e mi porge prima la borraccia con l'acqua e poi dispone, con ordine, la scodella sulle mie gambe, insieme ad un cucchiaio. Non gli do nemmeno il tempo necessario per porgermi tra le mani la borraccia che, immediatamente, provo a bere ma i gesti sono limitati a causa dei miei polsi ancora legati. Lui sgrana gli occhi, sospira e finalmente mi libera, facendomi tirare un lungo respiro di sollievo. Recupero velocemente la borraccia d'acqua e la porto alla bocca, cominciando a prendere sorsi ingenti d'acqua; il ragazzo sospira: "Jimin ti prego bevi piano, potresti sentirti male". Rallento i miei gesti, annuisco e abbasso la testa: "Scusami". Lui spalanca gli occhi e alza la mano in mia direzione, io chiudo subito gli occhi, certo che mi avrebbe colpito ma poi sento una carezza sulla mia testa ed i miei occhi diventano immediatamente lucidi. Il ragazzo asserisce: "Mi dispiace per tutto ciò che stai vivendo Jimin. So quanto tuo fratello ti voglia bene e so anche il modo in cui tu sei cresciuto". Al sentire nominare mio fratello, i miei occhi si illuminano e rialzo lo sguardo: "Conosci mio fratello?". Il ragazzo sorride e annuisce: "Si, un tempo eravamo molto amici. In realtà io non ho nulla contro di lui ma sono Jungkook e Yoongi a-", lo interrompo: "Mio fratello e Jungkook si conoscevano?". Davvero mio fratello conosceva Jungkook? Perchè non mi ha mai parlato di lui e di quest'altro ragazzo? Il ragazzo a me sconosciuto sembra sorpreso dalla mia domanda ma risponde tranquillamente: "È un discorso abbastanza complesso per il momento per le circostanze in cui ci troviamo, quindi, per adesso, ti basti sapere che io non sono un tuo nemico e puoi fare affidamento su di me, va bene? E non temere, sono certo che Jungkook non ti terrà segregato qua dentro per molto tempo". Annuisco e tremante, cerco di portarmi il cucchiaio con del brodo caldo in bocca ma mi cade rovinosamente a terra, balbetto: Ss-scusami n-non-" ma ogni mia parola viene interrotta da una cucchiaiata improvvisa. Alzo lo sguardo sorpreso e noto che il ragazzo mi sta aiutando a mangiare, senza smettere di sorridere un attimo: "Sei debole e debilitato, hai bisogno di forze e hai anche molto freddo. Dopo ti recupero una coperta". Immediatamente i miei occhi si inumidiscono e lui urla quasi preoccupato: "Ho detto qualcosa che non dovevo? Scusami Jimin io-" ma io scuoto la testa, tiro su con il naso e chiedo timidamente: "Come ti chiami?". Lui si dà un leggero schiaffo in fronte e sorride: "Perdonami, sono uno smemorato. Il mio nome è Jin ma puoi tranquillamente chiamarmi hyung". Sorrido riconoscente: "Grazie di tutto, hyung ma sei sicuro che non ti metto nei guai?" Lui scuote la testa: "Tranquillo, quel pazzo di un alpha fa del male solo a chi se lo merita davvero". Sospiro e apro la bocca per ingerire il liquido ormai divenuto tiepido, ingoio e sussurro: "Lui crede c-che io abbia architettato tutto per mettergli i bastoni tra le ruota m-ma hyung, io non c'entro nulla; non l'avevo mai nemmeno vista questa Soyeon". Jin annuisce e sorride, apre la bocca per pronunciare nuove parole di conforto ma con uno scatto secco e violento, la porta viene spalancata, rivelando la figura da me, tanto temuta, fissarci inorridito. Urla, facendomi quasi piangere: "Jin, cosa cazzo stai facendo qui con il ragazzino?" Sposta il suo sguardo verso il piatto vuoto ed i suoi occhi diventano rosso cremisi. Scende velocemente e Jin si alza, frapponendosi tra me e lui, urlando: "Non ti permetterò di fargli del male e se solo proverai a fargliene, potrai dimenticarti del mio nome". Lui sussulta e lo fissa sconcertato: "Ci tieni così tanto a lui?", il ragazzo che adesso mi dà le spalle, annuisce: "Io l'ho visto nascere Jungkook e lui non c'entra assolutamente niente in questa storia. Non sa nemmeno cosa fa realmente il frate-" ma Jungkook lo interrompe, utilizzando un tono talmente autoritario e dominante, da far accapponare la pelle ad entrambi: "A me non importa un cazzo delle tue ragioni Hyung e adesso levati dai piedi o mi vedrai costretto a fare cose di cui potrei pentirmene un giorno". Jin sospira e abbassa la testa: "C-cosa vuoi fare?", un sorriso ironico, adorna le sue labbra a cuore e risponde: "Fargli vedere com'è veramente il mondo, hyung e fargli capire che non c'è nulla di genuino, qui. Ognuno fa qualcosa per un proprio tornaconto, anche suo fratello. Ed è ora che lui conosca il vero mondo di Min Yoongi!" Io, che fino ad ora ho assistito alla scena come se fossi una comparsa e non il protagonista, balbetto: "T-ti prego, fammi uscire da questo posto. Ho così tanto freddo e così tanta paura". Lui inarca un sopracciglio, spinge via dolcemente Jin e mi si para di fronte, fissandomi così profondamente da intimorirmi: "Fai così tanto il santarellino e credimi, fatico davvero a credere che tu sia così. Nessuno al mondo è puro, nessuno al mondo non ha mai peccato e adesso mi darai la dimostrazione di quanto depravato ed egoista sia l'essere umano". Tremo visibilmente e mi stringe tra le sue mani grandi e venose i miei polsi già doloranti: mi irrigidisco immediatamente e mi trascina via da quella prigione fredda ed isolata. Cerco di opporre resistenza ma lui sbuffa e mi carica in spalla come se pesassi poco più di una piuma ed io continuo a muovermi come un ossesso, sperando di posare velocemente i piedi sul pavimento, quindi tento di urlare: "Mettimi giù!" Lui sbuffa e asserisce: "Qui, a comandare sono solo ed unicamente io". Continuo ad urlare ma mi arriva uno schiaffo sulla natica destra, facendomi irrigidire e poi urlare di nuovo: "Oh mia Dea, ma come ti permetti di mettermi le mani addosso?!" Lui ringhia: "Se solo la smettessi di opporti così, non ti avrei toccato nemmeno col pensiero. Mi fai ribrezzo". Borbotto e gli faccio la linguaccia, lui sospira: "Posso immaginarti prendermi in giro Jimin, ma ricorda una cosa: ride bene, chi ride ultimo". Stringo la sua maglia tra le mie mani, nella vana speranza di reggermi in equilibrio ma non faccio in tempo a formulare alcun pensiero logico, che vengo poggiato, con molto poco garbo, con i piedi a terra. Cerco di guardarmi intorno e mi sale la bile in gola nel momento in cui, abbasso lo sguardo e vedo un uomo riverso per terra, sporco di sangue e quasi privo di sensi, se non fosse per il suo sguardo vigile e fermo sulla mia figura. Deglutisco e vedo Jungkook girare intorno a me, come se stesse soppesando la mia reazione ed io istintivamente propongo: "P-posso curarlo, ce la faccio. Sono solo al primo anno ma conosco le basi della medicina e mi sono portato avanti con le lez-" tuttavia scoppia a ridere e scuote la testa, facendo scoccare la lingua contro il palato: "Quanto sei ingenuo, piccolo Jimin".. Tremo impercettibilmente ma veniamo interrotti da Jin che si getta a capofitto in camera, rimanendo scioccato dinanzi la scena che gli si presenta. Porta una mano sulla bocca e sussurra: "J-jungkook n-non vorrai mica..." Jungkook sorride e si mette a giocare con quel piercing odioso che gli adorna le labbra: "Oh hyung, di cosa ti meravigli?" Jin scuote la testa e urla: "Non puoi! Lo traumatizzerai a vita!" Cerca di accorrere in mio soccorso ed io tendo la mano per raggiungerlo ma un braccio muscoloso mi stringe il fianco e mi fa sbattere violentemente contro il suo petto ampio. Mi stringe a sé e sento i suoi muscoli tesi, rafforzare la presa intorno alla mia vita stretta, poi ringhia: "Mingi, porta Jin fuori di qui e tu hyung, non costringermi ad utilizzare il mio status di alpha su di te, non farmi fare questo, non a te". Io, come sempre, rimango spettatore di una vita che non sembra appartenermi e osservo, in maniera totalmente apatica, la resistenza e opposizione di Jin nel non voler sottostare ai comandi di un alpha e non un alpha qualunque. Prima di essere allontanato definitivamente da me, gli rivolgo uno sguardo lucido ma rassicurante, lui cerca di urlare qualcosa ma io non lo sento più, non quando Jungkook posiziona due dita sotto al mio mento, costringendomi ad alzare lo sguardo nel suo. Non capisco perché la mia pelle, a contatto con la sua, diventa fuoco: forse per paura? Riesco a sentire il suo fiato caldo infrangersi contro le mie labbra ed il calore del suo corpo, riscaldarmi come un caminetto acceso e scoppiettante in pieno inverno. Lui sorride e mi schernisce: "Adesso sei totalmente solo, non hai nessuno che possa difenderti, non contro di me". Mi schiarisco la voce e cerco di mantenere il controllo di questo turbinio delle mie emozioni: "Puoi fare e dire ciò che vuoi ma io non ho paura di te". Inarca un sopracciglio e si allontana per cominciare a ridere di gusto, facendomi quasi dimenticare della situazione gravosa in cui mi trovo invischiato.. Ma poco dopo ritorna serio e ringhia: "Davvero Jimin? Io ti ho rapito, ti ho tenuto segregato per un giorno ed una notte in una cella fredda, buia; senza né cibo né acqua e ancora ti illudi di essere al sicuro?". Annuisco testardamente: "Perché ti sembra strano? Se ti dico di non aver paura è perché la penso così. Anche se mi disegnate come uno strambo, io le persone le capisco e caro Jungkook, notizia del giorno: a te, soprattutto, posso leggerti con un solo sguardo". L'alpha mi fissa incredulo e posso giurare di leggere nel suo sguardo sorpresa e timore, che subito vengono sostituite da rabbia e furia. Si avvicina a passi felpati verso di me, io cerco di arretrare ma lui posa entrambe le sue mani sulle mie spalle e mi costringe a voltarmi nella direzione dell'uomo riverso in condizioni pietose a terra, ricordandomi della sua presenza. Si avvicina al mio orecchio e sussurra: "lo vedi quell'uomo lì?" Io deglutisco e annuisco incerto. Le sue mani scorrono dalle mie spalle, alle mie braccia per poi arrivare sulla mia vita e stringersi attorno ad essa. Mi irrigidisco e cerco di allontanarmi da lui ma al contrario, Jungkook, si avvicina ancor di più al mio corpo, facendo collidere la mia schiena al suo petto. Mi manca il respiro e sento le gambe diventare gelatina. Non so cosa mi sta succedendo e l'unico sentimento che posso riconoscere è la paura?
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Serendipity {Omegaverse}
FanfictionAnno 2024. Corea del Sud. Park Jimin, 17 anni. Studente modello universitario laureando in Medicina e fratello del Capo Clan di Daegu: Min Yoongi. Jeon Jungkook, 25 anni. Capo Clan di Busan, Alpha Purosangue e fidanzato clandestinamente con la figli...