FACCIO AMICIZIA CON LA PERSONA CHE ODIO DI PIÙ AL MONDO
Mi sveglio e la prima cosa che vedo è Morfeus.
"Lo sai che non ti si riesce a svegliare neanche con un bombardamento in corso ragazzina?" dice in tono scocciato.
Come ha fatto ad entrare?
"Cosa ci fai qui?" domando sfregandomi gli occhi assonnati.
"Oggi c'è l'allenamento e ti consiglio di fare colazione visto che non ti ho ancora vista mangiare" fa una pausa "Vestiti comoda e con un paio di pantaloni"
"Solo perché me l'hai chiesto tu non lo farò" ribatto.
"Vestiti, esco e rientro tra trenta minuti precisi" senza dire una parola apre la porta alle sue spalle.
"Come faccio a prepararmi in soli trenta minuti?" gli urlo dietro ma ha già chiuso la porta.
Gli faccio il dito medio e prendo la medicina per il mattino.
Mentre aspetto dieci minuti per mangiare mi metto una tutina nera corta. Mi va un po' larga sulla vita e le spalle mentre stretta sui fianchi e la pancia.
Mi faccio una coda alta tirata lasciando fuori la frangetta. Faccio skincare usando il detergente, il tonico e la crema/siero. Metto la matita nera dentro l'occhio, del mascara, un po' di correttore e del burrocacao alla mora.
Mi guardo allo specchio, non mangio da più di un giorno ma sembro ancora grassa.
Prendo la mia scorta di cibo. Una bibita energetica e del cioccolato fondente.
Prendo la borsetta rosso scuro, il mio colore preferito, ci metto dentro il mio telefono, un redmi note 11, il burrocacao e la chiudo.
Il telefono l'ho trovato nella mia stanza il giorno del mio undicesimo compleanno. Apparso dal nulla con una firma: A-P.
Prendo il secondo libro di Percy Jackson visto che ieri ho finito di rileggere il primo.
Prendo due cubetti di cioccolato e quando inizio a mangiarli Morfeus entra nella stanza.
"Non sai bussare? Se fossi stata nuda?" gli domando arrabbiata.
"Finisci di mangiare e andiamo, siamo in ritardo sono quasi le dieci" dice scocciato.
"Davvero?" esclamo. Controllo l'orario sul telefono ed è vero. Sono le 9:48.
"Dove l'hai preso?" mi chiede indicando il telefono.
"È un regalo per il mio undicesimo compleanno" non gli mento perché è inutile.
"La tecnologia non è ammessa ma farò finta di nulla se lo metti via" dice dolcemente.
Lo ripongo nella borsa e gli sorrido. È strano non litigare ma mi piace.
Usciamo dalla stanza e mentre percorriamo il corridoio finisco di mangiare il cioccolato.
"Buono?" chiede.
Annuisco.
"Sei sporca sulle guance e sulla bocca" mi avvisa e mi pulisco.
"Sono pulita?"
"Ora si"
Mi rimetto il burrocacao e apro la lattina di bibita.
"Vuoi?" gliela porgo ma fa segno di no con la testa.
Bevo un sorso e inizio a leggere.
Usciamo dall'edificio e andiamo lontano dalle casette colorate.
"Riesci a leggere così velocemente?" chiede.
"No sto facendo finta" dico ironicamente.
Si ferma e io chiudo il libro.
Bevo un'altro sorso dalla lattina mentre guardo i dintorni.
C'è un gruppo che si allena con l'arco, un'altro con la spada e un'altro corpo a corpo.
Qualcuno mi abbraccia da dietro.
"Ciao J" saluto.
"Ciao Ivy"
"È strano avere dei soprannomi" dico e scoppiamo a ridere.
Morfeus tossisce.
"Scusami ma uno stronzo dice che mi devo allenare"
"Se agapò Persefòni mou" mi bacia sulla guancia e se ne va.
"Ti amo anch'io biancaneve"
"Potresti parlare in inglese?" Morfeus s'intromette.
"No"
"Questo l'ho capito"
"Peccato"
Ride e continuiamo a camminare.
Finisco la lattina e la metto nella borsa.
"Stiamo qua" indica un pezzo di prato vuoto.
"Cosa facciamo?"
"Combattiamo"
Scoppio a ridere "Stai scherzando?"
"Sono serissimo, iniziamo con il combattimento corporeo"
"Non ci penso neanche senza prima del caffè"
"Non c'è nulla che contenga caffeina qui al campo"
Un crimine lo definirei. Come posso vivere senza caffeina? Una bibita energetica non basta.
"Quanti campi ci sono?" domando curiosa.
"Ce ne sono tanti, questo a New York, a Las Vegas, a Creta, a Atene, a Roma, a Madrid, a Parigi e a Londra"
"Quindi ci sono un sacco di semidei in giro per il mondo" esclamo.
"Ognuno gestito da un dio o una dea"
"Perché non parliamo di questo invece che allenarci?"
"Perché ho delle istruzioni chiare che mi ha dato Poseidone"
"Io ho dei certificati medici per non fare attività fisica, siamo pari"
"E va bene ma dopo ci alleniamo almeno un pochino"
Ci sediamo su un telo.
Devo dire che è imbarazzante ma faccio finta di non notarlo.
"Puoi raccontarmi della tua vita?" chiedo curiosa sperando di non essere inopportuna.
"Va bene ma non è molto interessante. Mia madre fa la modella, non so se la conosci si chiama Elisabeth Avery"
"Tua madre è Elisabeth Avery?! Ovvio che la conosco" mi lancia un'occhiataccia "Scusami continua pure"
"Ho vissuto con lei fino all'età di cinque anni e vivo qui da allora, torno a casa per le feste"
"Ah mi dispiace" sussurro. Mi dispiace avergli ricordato questa storia.
"Ci alleniamo?"
Annuisco e ci alziamo.
"Ti prego non andarci forte, il mio corpo senza caffeina non vale nulla"
"La caffeina crea dipendenza" mi sgrida.
Provo a tirargli un pugno ma lo schiva.
Mi tira un calcio sulle gambe e cado a terra.
Gemo dal dolore.
Mi porge la mano e la prendo ma mi fa cadere.
"Aia"
"Mai fidarsi degli avversari" dice.
"Mai fidarsi di te" ribatto.
Mi alzo da terra e mi scrocchio la schiena.
"Come fai ad avere la schiena così bloccata?"
"Te l'ho detto motivi medici" spiego.
"Sicura di non essere figlia di Atena? Sei intelligente e insopportabile"
"Credi che io sia intelligente?" domando. Nessuno mi ha mai definita intelligente.
"Conosci bene la mitologia greca da capire di che dio è figlio un semidio e parli talmente tante lingue che non riesco a distinguerle"
Sorrido. Nessuno ha mai ammirato le mie abilità.
Gli tiro un calcio e lo faccio ribaltare.
"Ci sono riuscita kosós"
"Cosa significa?" chiede mentre si rialza.
"Stronzo. Ti sei fatto male?"
"No"
"Neanche un pochino?" domando facendo gli occhi dolci.
"Sei patetica ragazzina e non mi hai fatto male"
"Peccato ma solo il fatto di averti fatto cadere lo prendo come una vittoria"
Ride.
Sento un tamburo battere forte.
"Pausa pranzo ragazzina" dice e andiamo verso la sala pranzo.
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War and Water
FantasyEvelyn Miller è una ragazza di 13 anni che vive in un ospedale psichiatrico a New York fin da 6 anni. Il motivo? Dicevano che aveva dissanguato un suo compagno d'orfanotrofio e lei aveva dato la colpa a dei mostri. La sua vita non è tranquilla, è fi...