DIVENTO ANCORA PIÙ ASOCIALE DI PRIMA
Avanzo lentamente verso l'uscita con le lacrime e il cuore pesante. Non posso averla persa, la mia piccola Juliette. Senza di lei io non sono nulla. Ho capito troppo tardi quanto valeva e ora non c'è più, come se non fosse mai esistita.
La luce acceca i miei e delle braccia mi avvolgono.
"Shiii" mi dice una voce "Va tutto bene persefoni muo, sei viva"
Juliette.
Lei è Juliette.
"Biancaneve, che giorno è?" sussurro.
"Il sedici agosto"
"Ho perso il compleanno di Michael" dico prima di cadere in un lungo sonno.Charlotte è la prima persona che vedo quando riapro gli occhi.
"Sei sveglia?" chiede Charlotte cauta.
Annuisco e mi stiracchio.
"Ti ricordi qualcosa?"
Il mio ultimo ricordo è io tra le braccia di Juliette.
"Di essere uscita dal labirinto" dico.
"Sai per quanto tempo sei rimasta incosciente? Dieci giorni"
È il 26 agosto. Sono stata nel labirinto per cinque giorni ma sono sembrate poche ore mentre incosciente per altri dieci che mi sono sembrati minuti.
"Vado a chiamare Morfeus, è molto preoccupato per te" dice.
Ma non è morto? Prima Juliette poi Morfeus, cosa sta succedendo?
"Non farlo, non voglio vedere nessuno"
"Li avviso e basta, va bene? Cosa ti posso portare?"
"Il mio tablet, il mio telefono e dei libri"
Annuisce ed esce.
Rimango da sola a fissare il soffitto.Sento delle voci parlare da fuori alla porta.
"Perché cazzo non posso entrare in questa stanza?!" sbraita Morfeus.
"Non è una stanza, è un'infermeria" dice Charlotte.
Non sento più nulla perché hanno abbassato la voce.
Quando Charlotte entra mi raddrizzo facendo finta di nulla.
"Scusami, ho fatto il prima possibile" dice dandomi il tablet, il telefono e tre libri "Ho scelto dei libri che mi piacevano"
Li guardo e sono titoli a me sconosciuti.
"Grazie mille Charlotte"
"Torno dopo a controllarti"
"Chi è stato a portarmi qua?"
Sembra esitare e capisco chi è.
Mi bacia la fronte e va.
Guardo l'orario, le tre e mezza.
Passo tutto il pomeriggio in infermeria, non ci sono specchi eppure mi ricordavo che c'erano.
Non mi sento bene né fisicamente né mentalmente. Sono instabile.Charlotte mi porta la cena e mi dice i risultati delle analisi.
"Hai una caviglia distorta, la bruciatura al braccio è fasciata e in fase di guarigione e hai la polmonite. Per i capelli non sono riuscita a fare nulla" dice ma mi confonde.
Mi guardo i capelli e c'è una grande ciocca molto più corta. I miei amati capelli ora fanno schifo, come me d'altronde.
"Come hai fatto a fare le analisi?" chiedo.
"Tua madre e mio padre ci hanno procurato il materiale"
Atena e Apollo.
"Che fine ha fatto la mia armatura?" chiedo, lei non sembra stancarsi delle mie domande.
"Quale armatura?"
"Ne avevo una addosso, me l'ha data mia madre"
"Non so di cosa parli, mi dispiace" è davvero dispiaciuta.
Non può essere sparita nel nulla. E se me lo fossi immaginato?
L'unico ricordo che ho di mia madre è inventato e io sto male.
"Non piangere Evelyn. Andrà tutto bene, tu starai bene"
Non sento nulla, non provo nulla. Sono fatta di ghiaccio.
"Posso andare in camera mia?"
"Dovresti prima vedere se riesci a camminare"
Mi mette un braccio sulle spalle per sorreggermi e mi aiuta a rialzarmi.
Mi metto in piedi ma fa tanto male. Mi risiedo subito.
"Prova con queste" mi passa delle stampelle con cui sono imbranata.
Mi prende le mie cose e usciamo dall'infermeria. Spero solo di non incontrare nessuno.
Ovviamente la fortuna non è dalla mia parte. Incontriamo Lucian e Ethan.
Mi guardano attentamente ma non dicono nulla. Devo essere in condizioni tremende.
Ci passano e noi continuiamo a camminare dritte, ora ci ho preso la mano con le stampelle.
"Ricresceranno i miei capelli?" chiedo.
"Non lo so. Sono stati tagliati da qualcuno. Hai fatto dei duelli?"
"No"
Qualcuno ha tagliato i capelli e non me ne sono accorta.
Charlotte apre la porta di camera mia ed entriamo.
"Posso andare?" chiede Charlotte dolcemente.
"Vuoi rimanere?"
"In realtà si" dice sedendosi sul letto e mi metto accanto a lei.
"Di cosa vuoi parlare?"
"Di te e di me. Evelyn tu mi piaci tanto ma a te piace Morfeus. Voglio solo che tu sappia che io non ce l'ho con te ma non voglio che stai con Morfeus. Ti rovineresti la vita"
"In che senso mi rovinerei la vita?"
"Tu hai tredici anni e sei innocente mentre lui a gennaio ne compie venti"
"Comunque non mi piace"
"Eppure in piscina eravate sul punto di fare sesso" la guardo stranita "Come lo so? Lo sanno tutti"
Cazzo. Non è più la dolce Charlotte.
"Io faccio quello che mi pare e me lo merito dopo tutto quello che ho passato da quando ho sei anni" le urlo contro "ora vattene"
Esce dalla stanza senza dire nulla cosa che mi fa incazzare ancora di più.
Tiro diversi pugni al muro forti ma non abbastanza forti da rompermi le nocche, sono solo arrossate.Ed è così che ho passato gli ultimi tre giorni. Mangiando quello che trovavo in camera e leggendo.
Non ho visto nessuno ma mi sono scritta con Juliette su Tiktok.
È bello parlare in italiano e non in inglese.
"Posso venire in camera tua?" mi scrive.
Gli mando la emoji con il pollice alzato.
Dieci minuti dopo bussa alla mia porta. La apro e la faccio entrare.
È in pigiama ma è anche l'una di notte. È divina da struccata.
"Sembra che tu stia bene" dice abbracciandomi. Lei è viva, sento il suo respiro addosso mentre mi accarezza i capelli.
"Sei senza stampelle" nota.
"Non mi fa più male"
"Sono felice per te"
"Mi dispiace per come ti ho trattata"
"Evelyn, io tornerò in Italia" dice ma credo di aver capito male.
"Come scusa?"
"Io andrò in Italia per tutto l'anno scolastico" dice.
Mi vuole abbandonare come tutti. Ci sta d'altronde lei è troppo per me.
"Quanto manca all'arrivo?"
"Domani sera dovremmo arrivare" dice.
"Inizierò a impacchettare le mie cose"
"Sono tante" dice.
"Non le porterò tutte, solo quelle invernali e fondamentali per la mia esistenza"
"Ti aiuterò a scegliere ora visto che non so cosa fare"
"Ma è l'una di notte"
"E nessuna delle due ha sonno"
FINE PRIMA PARTE
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War and Water
FantasyEvelyn Miller è una ragazza di 13 anni che vive in un ospedale psichiatrico a New York fin da 6 anni. Il motivo? Dicevano che aveva dissanguato un suo compagno d'orfanotrofio e lei aveva dato la colpa a dei mostri. La sua vita non è tranquilla, è fi...