Può sembrare difficile capire se le persone che ci troviamo di fronte siano davvero felici o se invece dentro hanno solo oscurità, ma in realtà è molto facile.
Si dice che gli occhi siano lo specchio dell'anima e, anche se molte persone non credono a ciò, in realtà l'unico modo per capire a fondo come stanno le persone che ci troviamo davanti, è proprio guardandole negli occhi. E in quel momento anche un bambino guardando negli occhi i due ragazzi seduti sulla panchina poteva capire che quei due erano come morti.
Gli occhi di Michael erano di un verde così glaciale da far paura.
Rispecchiavano la sua anima che si stava lentamente congelando e, anche se lui non lo sapeva, in quel momento era fredda quasi quanto il corpo del moro steso su un lettino di ospedale con dei medici intorno che provavano di tutto pur di riuscire a salvarlo.
Gli occhi marroni scuro di Jennifer in quel momento erano neri come la pece.
Da quando il diavolo l'aveva trovata e l'aveva presa di mira, la sua anima era diventata nera e, adesso che si era spenta quella piccola luce che le rimaneva, dentro aveva solo oscurità.
I loro occhi gridavano aiuto, ma a quanto pare tutti erano troppo stupidi per capirlo.
I due ragazzi erano fisicamente là, su quella panchina fuori dall'ospedale, ma le loro anime erano da tutt'altra parte.
Michael era ritornato indietro di un bel po' di anni.
Si trovava in un parco giochi e lui era seduto da solo sul prato, circondato dalle urla e dalle risate dei bambini che giocavano. Era nuovo in città e nessuno voleva stare con lui. I bambini della sua scuola lo ignoravano e lo prendevano in giro perchè, secondo loro, era strano. Stava giocando con dei fili d'erba mentre sua madre lo guardava tristemente da lontano. Lei sapeva che suo figlio era speciale, ma gli altri bambini erano ancora troppo piccoli per capirlo.
Ad un tratto un bambino con un pallone sotto il braccio si avvicinò a Michael e si sedette di fronte a lui iniziando a fissarlo con aria pensierosa. Michael lo osservava imbarazzato. Era il primo bambino che si avvicinava a lui senza ridere.
-Non li ascoltare- gli disse ad un tratto il bambino -Sono fatti così. Vedono qualcuno diverso da loro e iniziano a considerarlo strano. L'hanno fatto pure con me-
Il piccolo bambino moro sorrise e Michael non potè fare altro che ricambiare.
-Io sono Calum- gli disse il bambino porgendogli la mano.
Michael gliela strinse e poi sussurrò -Io Michael-
I due restarono un po' in silenzio a guardarsi ed entrambi pensavano la stessa cosa: finalmente ho trovato un amico.
Calum si alzò e si girò verso Michael per poi chiedergli: -Vuoi giocare a palla?-
Il bambino accettò e una volta in piedi, fece al moro la domanda che lo stava facendo morire di curiosità. -Gli altri ti credono diverso perchè sei cinese?- gli chiese guardando i suoi tratti orientali.
Calum sbuffò e gli rispose con voce stufata -Non sono cinese, uffa-
I due bambini si allontanarono insieme e la mamma di Michael sorrise portandosi una mano al cuore.
Finalmente qualcuno aveva capito che il suo bambino era speciale.
L'anima di Jennifer invece era da tutt'altra parte.
La campanella era suonata da un pezzo e lei era riuscita ad arrivare in ritardo anche il primo giorno di scuola superiore. Stava salendo di corsa i tre piani di scale quando, arrivata negli ultimi scalini, inciampa e cade a terra sbattendo il naso in uno scalino. Dietro di lei risuonarono delle forti risate e si alzò imbarazzata tenendo una mano sul naso che le si stava già gonfiando. Provò a salire velocemente gli ultimi scalini, ma inciampò di nuovo sbattendo il ginocchio e le risate dietro di lei aumentarono.
In quel momento voleva soltanto avere il mantello dell'invisibilità di quel dannato mago di Hogwarts o di quel brutto Hobbit.
Un ragazzo le si avvicinò e l'aiutò ad alzarsi mentre un altro le si mise davanti continuando a ridere.
-Basta Calum, si sarà fatta male poverina-disse il tizio che la stava alzando trattenendo le risate.
-Ma Michael, l'hai vista anche tu- disse il ragazzo davanti a lei tra le risate -è impossibile non ridere-
Michael ricominciò a ridere e Jennifer si allontanò dai due zoppicante, ma loro la seguirono ridendo.
Riuscì a salire gli ultimi scalini senza cadere e poi uno dei due ragazzi la fermò tirandole il braccio.
-Almeno dicci il tuo nome- le disse tra le risate.
Jennifer voleva ignorarlo, ma dopotutto doveva farsi degli amici in quella nuova scuola anche se in un modo del tutto imbarazzante.
-Jennifer- disse la ragazza -Adesso lasciatemi andare-
A quei ricordi gli occhi dei ragazzi si riempirono di lacrime, le loro bocche si curvarono in un sorriso malinconico e le loro mani si cercarono e si strinsero.
Potevano superare tutto solo rimanendo insieme.
Jennifer stava per iniziare a parlare, ma una voce che la fece rabbrividire la precedette.
-Jennifer, ti sono mancato?-
||SALVEEE||
Come al solito vi ho fatti aspettare un po' prima di pubblicare, ma non ho molto tempo libero ultimamente, perciò scusate. Scusatemi anche per eventuali errori, ma non ho tempo adesso di rileggere il capitolo. Già è tanto che l'ho potuto scrivere.
Questo capitolo non è il massimo ed è pure corto, ma volevo approfondire di più lo stato d'animo dei ragazzi perciò invece di andare avanti con la storia diciamo che ho deciso di fermare un attimo la narrazione. Ma vi prometto che nel prossimo capitolo succederanno TAAANTE cose.
Come sempre ringrazio tutti voi che leggete, votate, commentate e anche quelli che mi scrivono su Twitter. Mi rendete felice.
Ok, sono di corsa quindi devo proprio salutarvi anche se avrei delle cose da dirvi. Se vi piace il capitolo votate e commentate e niente, ciao :)
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Maybe it was love||Luke Hemmings||
Fanfiction-Cazzo Jen, non ce la faccio più. Devi fare qualcosa, dobbiamo fare qualcosa!- disse urlando. Gli occhi della ragazza si riempirono di lacrime. -Calum basta!- le urlò lei in risposta -Basta cazzo! Lo sai anche tu che non posso fare niente. Lo sai ch...