Capitolo 7.

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Capitolo 7: La Chiave del Mistero

La luce fioca dell’alba filtrava attraverso le tende della piccola camera di Lucy. Non aveva dormito nemmeno un minuto. Il quaderno di Thomas era appoggiato sul tavolo, la chiave accanto, come un muto promemoria di tutto ciò che era successo la notte precedente.

Loris entrò nella stanza, visibilmente stanco ma più calmo rispetto alla sera prima. Si sedette sul bordo del letto, guardando Lucy in silenzio per qualche istante.

“Allora?” chiese infine, la voce ancora roca per il poco sonno. “Hai trovato qualcosa in quel quaderno?”

Lucy scosse la testa, frustrata. “Niente di immediatamente utile. Ci sono annotazioni su persone che non conosciamo, riferimenti a incontri che Thomas ha avuto con… chiunque fosse quel ragazzo, ma niente che ci dia un vero vantaggio. C’è solo un nome che continua a tornare. ‘Leo’. Ma non so chi sia.”

Loris sospirò. “Potrebbe essere chiunque. Thomas aveva un sacco di contatti.”

Lucy lo guardò, pensierosa. “Già, ma questo Leo sembra particolarmente importante. Thomas lo menziona più volte, come se fosse qualcuno di cui si fidava, o con cui voleva parlare prima di fare qualche passo importante.”

Loris si alzò e iniziò a camminare avanti e indietro nella stanza. “E la chiave? Hai capito a cosa serve?”

Lucy prese la chiave in mano, osservandola da vicino. Era piccola, vecchia, e non c’era nessuna indicazione immediata del suo utilizzo. “No, ma deve aprire qualcosa di importante. Thomas non l’avrebbe tenuta nascosta altrimenti.”

In quel momento, Loris si fermò e si girò verso di lei, gli occhi improvvisamente illuminati da un’intuizione. “Aspetta. Se c’è una chiave, deve esserci una serratura da qualche parte. E se Thomas avesse nascosto qualcos’altro? Magari qui in città, un altro nascondiglio.”

Lucy annuì, considerando la possibilità. “È probabile. Ma dove potremmo iniziare a cercare? Non possiamo semplicemente girare tutta Amsterdam con una chiave in mano, sperando di trovare la serratura giusta.”

Loris si sedette di nuovo accanto a lei, il viso serio. “Dobbiamo essere più furbi. Potremmo iniziare con qualcosa di più concreto… che ne dici della sua stanza? Non abbiamo mai guardato davvero a fondo lì.”

Lucy ci pensò per un attimo. Era vero, dopo la morte di Thomas, nessuno aveva osato toccare le sue cose. La sua stanza era rimasta esattamente come l’aveva lasciata.

“D’accordo,” disse alla fine. “Andiamo a vedere.”

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Loris e Lucy camminarono in silenzio lungo le strade di Amsterdam, la luce del mattino che rendeva la città ancora più irreale, come se il mondo attorno a loro non avesse la minima idea del pericolo che stavano affrontando. Quando raggiunsero la casa di Thomas, il silenzio all'interno dell’edificio era quasi opprimente.

Aprirono la porta della sua stanza con un misto di ansia e tristezza. Era tutto come l'aveva lasciato: i vestiti ammucchiati su una sedia, il letto sfatto, libri sparsi su ogni superficie. Ma sapevano che dovevano guardare oltre l’apparenza disordinata e cercare indizi.

Cominciarono a rovistare con cautela tra le sue cose, cercando qualsiasi indizio che potesse spiegare l’origine di quella chiave. Loris esaminava le librerie e i cassetti, mentre Lucy controllava i cuscini e il materasso, cercando di ricordare ogni dettaglio che avesse potuto vedere nelle ultime settimane di vita di Thomas.

Dopo un’ora di ricerca, però, sembrava che non ci fosse nulla di rilevante. La frustrazione si stava accumulando, e Lucy si sedette sul letto, con la chiave ancora stretta in mano.

“Non c’è niente,” sussurrò, sconfortata. “Forse abbiamo sopravvalutato tutto questo. Magari questa chiave non significa nulla.”

Loris, però, non si arrendeva. Stava esaminando attentamente la scrivania di Thomas, tirando fuori vecchi fogli e documenti scolastici. Fu allora che vide qualcosa. Un piccolo taccuino nascosto sotto una pila di quaderni. Lo tirò fuori con attenzione e lo sfogliò rapidamente.

“Lucy, guarda qui!” esclamò, indicandole una pagina.

Lucy si avvicinò e si chinò sopra il taccuino. C’era un disegno rudimentale, una mappa o uno schema. Al centro, una X segnava un punto preciso, con l'indicazione "Scantinato".

“C’è uno scantinato in questa casa?” chiese Lucy, sorpresa.

Loris annuì, visibilmente eccitato. “Sì, ma è sempre stato chiuso a chiave. Nessuno ci va mai. Potrebbe essere lì che Thomas ha nascosto qualcosa!”

Senza perdere tempo, i due cugini corsero verso la porta dello scantinato. Era una vecchia porta di legno, con una serratura arrugginita. Lucy tirò fuori la chiave e, con mani tremanti, la inserì nella serratura.

Il clic della serratura che si apriva rimbombò nell’aria silenziosa.

Lucy scambiò uno sguardo carico di tensione con Loris. “Ci siamo.”

Aprirono la porta, rivelando una scala ripida e polverosa che conduceva nel buio. La luce delle torce illuminava a malapena i gradini mentre scendevano lentamente, i cuori che battevano all'unisono per l’ansia e l’adrenalina.

Lo scantinato era freddo e umido, con le pareti di pietra grezza che sembravano avvolgere ogni suono. Era chiaro che nessuno ci metteva piede da molto tempo. In un angolo c’era una vecchia cassapanca di legno, coperta di ragnatele.

Loris si avvicinò per primo, spazzando via le ragnatele con la mano e aprendo il coperchio con uno sforzo. All'interno c'erano vecchi giornali, scatole di metallo e… un’altra busta sigillata.

Lucy la prese con mani tremanti. Era indirizzata a “Leo”.

“Questa è per lui,” sussurrò Lucy. “Ma chi è davvero Leo?”

Prima di poter riflettere ulteriormente, sentì il suono di passi dietro di loro. Si voltarono di scatto, i fasci di luce delle torce che tremavano nel buio. Una figura scura si stava avvicinando dall’ingresso dello scantinato.

“Oh, finalmente vi ho trovati,” disse una voce calma e minacciosa. Era lo stesso ragazzo che avevano incontrato la notte prima.

“Pensavate davvero di poter sfuggire così facilmente?”

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