Cap. 11- Dafne

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Est-ce que tu m'aimes?, GIMS

Il familiare ticchettio delle posate che sfregavano sui piatti di ceramica mi riportò alla realtà, e mi riconcentrai sulla voce di Spitfire:" Sai, si chiama Eraclon ed è super gentile! Mi ha insegnato a combattere meglio e...".

Ma mi distrassi di nuovo. Dopo essere stata lasciata da sola nella palestra, non avevo più rivisto Antares. Avevo pianto per un altro pò, poi mi ero rialzata e mi ero sfogata lanciando frecce. Il tiro con l'arco era un'altra delle mie passioni, ma il lancio con i coltelli lo batteva di gran lunga. Non mi ero avvicinata ad essi perchè mi ricordavano troppo lui, quindi mi ero limitata a distruggere il bersaglio rosso e bianco con delle frecce perfettamente allineate al centro. Mi ero lavata, trovando una doccia nascosta in un angolo, poi una guardia era venuta a prendermi e mi aveva portata nella mensa comune, dove ora sedevo con tutte le altre ragazze su un lungo tavolone. Non si vedevano traccia dei ragazzi, ma il tavolo dietro di noi faceva presagire che ben presto si sarebbero uniti a noi. La mensa era esattamente come me l'aspettavo: una sala enorme e lunga, soffitto di pietra con arcate di pietra a sostenerlo, pareti affrescate con scene di guerra e di vittoria, statue di Re e grifoni appollaiate un pò ovunque e striscioni con l'emblema di Tainol che completavano il quadro. In fondo alla sala, su una postazione rialzata stava il tavolo della famiglia reale, con 5 sedie. Non avevo mai visto i principi di Tainol, ma ero proprio curiosa di vedere chi erano e cosa ne pensavano di questi Giochi crudeli. Infine, la sala era completata dalle nostre tavolate da 20 persone, di cui, per ora, solo la nostra era piena. Il mio sguardo scivolò sulla statua di fronte a noi. Rappresentava un grifone enorme, la testa d'acquila e il corpo di un leone possente. Il becco era spalancato minacciosamente e le ali riempivano lo spazio tra una colonna e l'altra, facendolo sembrare ancora più imponenete. I dettagli erano così curati che si riusciva a vedere ogni filo di pelo della pelliccia, e i suoi occhi erano dilatati. 

Non mi ricordavo che Tainol avesse i grifoni come destrieri, ma a quanto pare era così. Probabilmente a scuola si insegnava ai bimbi come prendersi cura del proprio grifone, che a quanto mi pareva gli veniva presentato a 16 anni. Era una procedura particolare, perchè ogni grifone, quando nasceva, sapeva già quale umano avrebbe scelto. Poi lo aspettava, per anni o addirittura per secoli, e quando lo trovava il loro legame era indistruttibile. Forse avevo avuto anch'io un grifone, ma non me lo ricordavo. Non sapevo nemmeno se ero nata a Tainol o al di là del mare, nell'antico regno di Aretria. Aretria, la nazione più potente di tutta Ilesyr. Aretria, il regno della pace. Aretria, il regno più ricco. Aretria, il nemico di Tainol da sempre.

Venni distratta da questi pensieri da Eira, che mi strinse la mano e sussurrò:" Tutto ok? Ti vedo persa" 

"Si si, va tutto bene. Stavo solo pensando" dissi, ancora rigida per la discussione che avevamo avuto la sera prima.

Eira se ne accorse e, con gli occhi pieni di rammarico, mi disse:" Dafne, mi dispiace per ieri. Mi sono comportata male con te. Ti va di perdonarmi e di raccontarmi cos'è successo?"

"Ti perdono, Eira. Stiamo passando tutte un momento difficile" dissi, ignorando la seconda richiesta. Lei lo capì, e lasciò cadere il discorso. Ci riconcentrammo entrambe sul discorso di Spitfire, che stava ancora adulando il suo partner Eraclon.

"Mi sembra fantastico" commentai, e lei mi rivolse un gran sorriso. Non avevo mai visto questo lato del suo carattere, solare ed emozionato. Mi piaceva la sua energia.

Prima che potesse ripartire con il suo elogio, venne interrotta dal portone in fondo alla sala che si apriva. Ci girammo tutte in contemporanea per vedere l'entrata della famiglia reale. In prima fila c'erano il Re e la Regina. Il Re indossava uno smoking nero a righe bianche e sorrideva allegro, mentre a braccetto con lui la Regina era impassibile. Fredda e rigida, indossava un abito verde smeraldo che la cingeva nei punti giusti, dandole un'aria di superiorità che noi non avremmo mai potuto raggiungere con le nostre tute da allenamento. Il collo era adornato da una collana piena di smeraldi che faceva pandan con gli orecchini che portava ai lobi. Le scarpe erano dei tacchi alti argento, che la facevano sembrare altissima. Il viso era di una bellezza pungente, i lineamenti leggermente asiatici e gli occhi grandi, marroni. I capelli, neri come la pece, le cadevano in morbide onde sulla schiena diafana, dandole l'aria di un diavolo. 

The last piece of youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora